BUON COMPLEANNO HASHTAG

Da 14 anni indicizzi le nostre vite

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cms_22979/1.jpgHa rappresentato una rivoluzione, un cambiamento nel modo di esprimersi e nel modo di raccontare una storia e raccoglierne tutte le idee come fosse un calderone con mille ingredienti. L’hashtag ha compiuto, il 23 agosto, 14 anni, una ricorrenza certamente non da rosso sul calendario, né da notizia di apertura dei principali tg nazionali, ma certamente una data importante nel variegato e pervasivo mondo della comunicazione digitale. Era il (lontano!) 23 agosto del 2007 quando per la prima volta il volgarizzato “cancelletto” venne destinato per contrassegnare tute le nostre conversazioni su uno specifico argomento. Come spesso accade nel mondo delle invenzioni degli ultimi cento anni, abbiamo anche il nome del suo scopritore, o meglio, di colui che per primo lanciò al mondo dei navigatori del web, l’idea del contrassegno noto come cancelletto: Chris Messina durante una conversazione di gruppo su Twitter. Da allora si può dire che nulla è stato come prima, nel senso che attraverso un gesto semplice il poco noto Chris ha racchiuso una piccola grande rivoluzione; l’hashtag infatti indicizza e valorizza tutte le nostre conversazioni digitali che avvengono in particolar modo sui social. L’utente di Twitter conosce bene il funzionamento degli hashtag, in particolar modo ciò che poi verrò marcato con il canvelletto iniziale per diventare di diritto l’argomento più dibattuto all’interno dei trend topic di Twitter.

cms_22979/2_1630194197.jpgPersonaggi dello spettacolo, politici e giornalisti sanno bene come districarsi all’interno di un social, Twitter, sempre più considerato come un vero e proprio aggregatore di notizie più che una semplice piattaforma dove scrollare il wall alla ricerca del post dell’amico. L’agenda degli argomenti di discussione di Twitter cambia repentinamente passando dalla musica allo sport, dai programmi televisivi ai reality e ai talent. Non c’è fatto di cronaca (bianca, rosa o nera) che possa sfuggire all’attenzione dell’algoritmo di Twitter, pronto a rilanciarne la discussione aggregandola sotto il marchio di fabbrica dell’hashtag. Non mancano poi affermazioni di politici o vip su temi controversi, prime visioni di serie tv, commenti a programmi tv in diretta, tutti immediatamente segnalati agli utenti attraverso un cancelletto, pronto a segnalarne l’esistenza nella piattaforma, pronto anche a raccogliere il vomitorio nazionale e ad azionare la macchina del fango. E poi ci sono loro, gli influencer, i volti noti del web che incrociano magari star della musica e dello spettacolo e nasce così la crasi perfetta di un marchio poi divenuto tendenza, moda, successo. Basta anche che l’influencer di turno o la donna/uomo di copertina villeggi sulle coste di una nota località turistica affinché quest’ultima diventi immediatamente di tendenza e assuma su di sé il marchio effimero ma proficuo della notorietà digitale attraverso un semplice hashtag.

cms_22979/3.jpgPenso però che la vera rivoluzione lanciata dall’hashtag non sia tanto l’aggregare contenuti ai fini poi di una discussione all’interno di una macro bolla creata ad hoc per gli utenti interessati a quel dato argomento, quanto nell’aver ancor più delineato nella nostra epoca la nascita e la conseguente affermazione di una cultura sempre più partecipativa. Via via che le nuove tecnologie si sono affermate, nativi digitali e immigranti digitali hanno avuto a disposizione un ventaglio di possibilità di azione all’interno del web come archiviare e appropriarsi delle informazioni, ma anche di commentare e poi rimettere in circolo i contenuti digitali appresi in modo inedito e soprattutto veloce e potente. Le pratiche sempre più pervasive di social networking hanno permesso a molti di abitare la rete in maniera ancor più coinvolgente attraverso un protagonismo che Jenkins identificò nel desiderio di “essere presenti e visibili” online. Creare, commentare, condividere contenuti in una community è allora una caratteristica dei comportamenti oltre che ormai una vera e propria appropriazione dei nuovi media, gestiti e fruiti dagli utenti grazie a un’esperienza sempre più diretta a contenuti non solo eterodiretti ma spesso autodiretti.

Andrea Alessandrino

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