Brexit: Google sposta i dati negli USA
La privacy è a rischio?
In seguito alla Brexit, Google starebbe pensando di spostare tutti i dati degli account dei suoi utenti britannici fuori dall’Unione europea e li metterà sotto la giurisdizione americana, per non incappare in beghe legali dopo la brexit. La mossa, riportata in esclusiva da Reuters sul suo sito, è stata confermata dalla compagnia californiana, che ha però smentito la possibilità di minori tutele per gli utenti britannici. "Come molte altre aziende, dobbiamo prepararci alla Brexit" ha affermato Google in una nota "Non cambierà nulla nei nostri servizi o nel modo in cui trattiamo la privacy, compreso il modo in cui raccogliamo o trattiamo i dati, e il modo in cui rispondiamo alle richieste delle forze dell’ordine sulle informazioni degli utenti. Le protezioni del Gdpr (il regolamento generale sulla protezione dei dati personali Ue in vigore dal maggio 2018) nel Regno Unito continueranno a valere per questi utenti."
Però questo vuol dire che così facendo i dati ricadrebbero nel "Cloud act" degli Stati Uniti, una regolamentazione sui dati ben più blanda del Gdpr. Infatti, sotto il "Cloud act", sarebbe molto più semplice per le forze dell’ordine britanniche recuperare dati nell’ambito di indagini penali. Il discorso è sempre quello, da una parte si avrebbe una "magior sicurezza" a livello globale, ma dall’altra si perderebbe il diritto alla privacy e si avrebbe una "minor sicurezza" a livello personale. Lea Kissner, ex capo della global privacy technology di Google, ha dichiarato che sarebbe rimasta sorpresa se, con la Brexit, gli account britannici fossero rimasti in un paese Ue mentre il Regno Unito non è più nell’Unione, affermando che nessuna tech company si vorrebbe trovare in mezzo a due giurisdizioni diverse; sarebbero troppe le complicazioni regolatorie.
Resta il fatto però che al momento la normativa europea è tra quelle con le regole più ferree riguardo al trattamento dei dati personali, e permette anche alle autorità di comminare multe piuttosto onerose nel caso di violazioni. Dal 2016 ad oggi, infatti i paesi dell’Unione Europea hanno inflitto sanzioni per un totale di 410 milioni di euro, di cui 310 milioni di euro di sanzioni sono stati comminati proprio dalle autorità del Regno Unito. Ovviamente questo non è un problema solo di Google, dato che molto probabilmente altre aziende tecnologiche, nei prossimi mesi, si ritroveranno nelle condizioni di prendere delle decisioni analoghe. Facebook, ad esempio, non ha ancora rilasciato alcun commento in proposito.
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