CARLOS GIORDANO: DALLA FORMA ALL’ESSENZA

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Il suo accento tradisce le origini argentine: parlo di Carlos Giordano, nato a Buenos Aires ma residente a Milano. L’artista ha fatto un bel giro prima di fermarsi nella città meneghina, spartiacque tra un “prima” e un “dopo” nella sua vita. Ma andiamo con ordine.

Nonostante la grande passione per il disegno e l’arte, Carlos viene indirizzato dalla famiglia agli studi scientifici. Si laurea in chimica biologica e il suo lavoro di scienziato lo porta in giro per il mondo: Stati Uniti, Giappone, Olanda e, infine, Italia.

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Carlos Giordano

“Ho condotto due vite parallele - confessa: lavoravo in un’azienda di prodotti chimici e, allo stesso tempo, disegnavo. A New York, dove ho vissuto sette anni, lavoravo e, contemporaneamente, studiavo disegno in una scuola d’arte. Dopo gli Stati Uniti mi sono trasferito in Giappone e poi in Olanda, sempre per lavoro: da ciascuno di questi Paesi ho cercato di cogliere l’aspetto culturale e artistico, cosa che mi ha arricchito molto”.

Nel 1994 riceve una nuova offerta di lavoro che lo porta, questa volta, in Italia, a Roma per la precisione. Nel 2011 Carlos apre il suo primo studio d’arte e inizia ad esporre le proprie opere nelle gallerie di Perugia e Roma.

Dopo diversi anni si sposta a Parigi per poi rientrare definitivamente in Italia. A Milano, questa volta.

Il 2016 è l’anno “spartiacque”: l’arrivo a Milano segna un prima e un dopo della sua vita, spingendolo sempre più verso quella dimensione trascendente che prende forma nell’arte. Qualcosa sta cambiando: cambia la tecnica, cambiano i soggetti. Ma, in realtà, è Carlos che sta cambiando e, con lui, la sua arte.

Cosa succede quando arriva a Milano?

“La mia formazione scientifica mi portava a studiare ogni soggetto in maniera molto dettagliata, realizzando opere al limite dell’iperrealismo - racconta. Ero in qualche modo condizionato da una “forma mentis” che mi spingeva ad avere il controllo sulle cose, sulle situazioni. Ma questo atteggiamento cominciava a starmi stretto, avevo bisogno di lasciarmi andare, così mi sono immerso nel mondo dell’acquerello.”

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“Magnolie”, acquerello su carta by Carlos Giordano

Chi conosce un po’ le tecniche artistiche, sa che l’acquerello non lo si può controllare completamente: dopo aver mescolato l’acqua e il colore, non possiamo prevedere il corso che questo prenderà, né tantomeno possiamo controllare il risultato finale. La tecnica ad acquerello è pura terapia del non-controllo, una “botta di libertà” che ci si concede quando i panni del supereroe si stanno troppo stretti. Perché, spesso, ci vuole più coraggio ad essere se stessi che a sembrare qualcun altro.

Così Carlos Giordano ha iniziato a realizzare soggetti più vicini all’arte astratta e contemporanea, allontanandosi sempre più, ma gradualmente, da quella figurativa.

È un processo, questo, che vedo in molti artisti. Ma non solo, anche in tutte le persone che vivono un momento di profonda trasformazione interiore. Quando lo spirito si semplifica e inizia a tirare le somme della sua esistenza, tutto si trasforma. Anche il grande Michelangelo Buonarroti passò dalle forme leziose a quelle più rudi, negli ultimi anni della sua vita. Quando la persona si semplifica, le forme cominciano ad essere meno precise, comincia ad esserci più l’idea della forma. È il passaggio dalla forma all’essenza.

“Non rinnego il mio passato figurativo o iperrealista - precisa l’artista. Quando riproducevo la frutta e la verdura, andavo nei supermercati a scegliere i miei “modelli”; come Andy Warhol, la mia fonte di ispirazione era molto Pop!”

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“Autunno”, inchiostri acrilici su yupo by Carlos Giordano

Le nuove opere, dunque, raccontano il nuovo Carlos, un Carlos più interiore che di certo non ha smesso di “studiare” la materia ma che, adesso, la sviscera fino all’atomo. Sempre più in profondità. E l’acquerello è lo strumento che gli permette, graficamente, di andare di pari passo con la sua ricerca interiore. Una sorta di terapia dell’anima. Carlos aveva bisogno di sciogliersi, di lasciarsi andare, di distaccarsi da questo bisogno di controllo; ci è riuscito attraverso un’arte “senza briglie”.

Ma oltre a ciò, c’è anche la voglia di lasciar andare, tipico di coloro che cominciano a gustare l’immanenza della vita. “Quando dipingo ho l’atteggiamento dello scienziato che vuole scoprire la vera natura delle cose - spiega - e quando questo avviene, non ci torno più sopra, mi rivolgo ad altro.”

Questo “altro”, in realtà, significa scendere più in profondità: il cammino non è lineare ma concentrico, muovendosi verso quell’”unum” da cui tutto ha origine. L’arte è sicuramente uno dei modi migliori per andare a scavare poiché è una forma di canalizzazione dove tutto viene fuori. E infatti, se andiamo a ritroso nel tempo, ancor prima di iniziare a parlare e a scrivere, l’uomo disegna. Disegnare è una necessità. L’uomo ha davvero bisogno di manifestare ciò che vede, ciò che sente, ciò che prova, ciò che gli fa male. Ed anche, in qualche modo, di esorcizzare i suoi demoni. In alcuni testi evangelici vediamo lo stesso Gesù disegnare e tracciare segni sulla sabbia. Un po’ come i mandala, che sono realizzati con delle sabbie colorate che verranno, poi, disperse dal primo soffio di vento. Rappresentano la caducità dell’esistenza: tutto ciò che viene scritto dall’uomo è come una sabbia che può essere portata via in qualunque momento dal vento. Ma resta il percorso che egli ha compiuto per costruirlo. Ed è questo ciò che conta.

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“Angry planet”, inchiostri acrilici su yupo by Carlos Giordano

Comunque l’indole dello scienziato è rimasta viva e vegeta e ce la racconta nel suo libro intitolato “Misteri irrisolti e non”. Lì Carlos Giordano racconta la scoperta delle sue “due anime”, una investigativa e l’altra anarchica che, malgrado siano tanto diverse, in realtà si completano a meraviglia. Oggi ha imparato a farle dialogare tra di loro e la sua arte, analitica e libera, ne è il risultato.

La bellezza dell’arte di Carlos Giordano viene proprio dalla sua onestà nel mettersi a nudo, riconoscendo la dicotomia che lo squarcia dentro ma che sa di poter risolvere.

Non c’è vera arte senza tormento perché l’uomo non evolve se si siede sugli allori, ha bisogni di essere continuamente pungolato. Pensiamo a van Gogh, a Edvard Munch, a Ernst Ludwig Kirchner, a Jackson Pollock e tanti altri che hanno saputo dominare i propri demoni per scalare l’Olimpo della genialità.

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“Acrobata”, acquerello su carta by Carlos Giordano

Anche nelle opere figurative come “l’Acrobata”, si evince il tentativo di fondere i due estremi del controllo della forma e della libertà di espressione. Controllo e non controllo.

Che si tratti di un figurativo o di un astratto, è una tematica che ricorre. “Il mio insegnante di acquarello mi ha sempre detto come queste due anime lottino dentro di me - racconta. Per questo ho creato una serie dal titolo “Caos contenuto” dove, all’interno di una figura geometrica ben delimitata, c’era tutto il caos, tutti i colori. Tutta la libertà di espressione ma dentro uno spazio ben delimitato, a significare l’unione dei due mondi che si muovono dentro di me."

Carlos ha utilizzato la parola giusta: CONTENUTO e non CHIUSO. A livello psicologico c’è un’enorme differenza, che è quella di sentirsi al sicuro. Un po’ come un bambino che si trova tra le braccia di sua madre: è contenuto, in qualche maniera, rispetto allo spazio circostante, ma è al sicuro.

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“Radici #3”, acquerello su carta by Carlos Giordano

Naturalmente non troviamo “fisicamente” il suo volto in queste opere bensì la sua anima, quella parte di lui più nobile ed eterea. Lo si evince anche dalla scelta dei colori che indicano, alternativamente, il radicamento alla terra e alla materia (come nell’opera qui sopra) e l’aspirazione alle sfere “celesti” dove regnano pace, amore ed equilibrio, manifestate dalle tonalità chiare e dalla verticalità ascendente del tratto.

Queste opere sono una rivelazione per lo stesso artista, che cede tutto lo spazio all’intuizione e all’emozione, ricevendo, lui per primo, il risultato inaspettato su carta.

Oggi Carlos Giordano ha deciso di andare ancora oltre e di sperimentare una libertà ancora più radicale. Per questo motivo è passato dall’acquerello agli inchiostri perché, come dice lui stesso, “corrono più velocemente e, dunque, ho ancora meno controllo”.

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L’intervista che segue è stata realizzata da Simona HeArt per la rubrica “Sguardi sull’arte contemporanea con Simona HeArt”. L’articolo è pubblicato su “International Web Post”.

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Contatti di Carlos Giordano:

www.carlosgiordano.it

FB: Carlos Giordano

IG: carlos_giordano_art

Simona HeArt

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