CARLOS SOLÌTO, IL NARRATORE

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Artista poliedrico, virtuoso della parola, Carlos Solìto si definisce “narratore”, non scrittore.

Ci tiene a precisarlo.

Un narratore che declina la propria arguzia visiva in molteplici arti: fotografia, cinematografia, scrittura.

Compone il suo primo romanzo all’età di 16 anni, poi passa dalle parole ai “fatti”, diventando fotoreporter. La cosa comica è che la sua carriera fotografica è stata stroncata sul nascere, nessuno lo voleva. Fu la sua caparbia pazienza - condita di esperienza - ad aprirgli le porte delle riviste più prestigiose: National Geographic, Airone, Touring Club, per citarne alcune.

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Carlos Solìto - il Narratore

Ma partiamo proprio dalla definizione che Carlos Solìto fa di se stesso: non tanto fotografo, non tanto regista, non tanto scrittore ma narratore.

“Il termine NARRATORE racchiude quella che è la mia più grande passione, ovvero il viaggio - spiega. Per trasferire le emozioni vissute all’interno del viaggio, bisogna raccontarle e per fare ciò ho traslato la narrazione in una miscellanea di espressioni quali, appunto, la regia, la fotografia e la scrittura.”

Tutte queste arti sono al servizio di quello che Carlos considera il suo “habitus”, il vestito che l’esistenza gli ha confezionato e cucito addosso: quello di NARRATORE.

Un termine dal sapore antico, che ha un che di cantastorie medievale.

“Vengo da un posto dell’entroterra Tarantino - Grottaglie per la precisione - dove, quando ero ragazzino c’era la cultura di andare a bottega. I nonni, con i quali sono cresciuto, mi mandarono a bottega dal falegname: lì, oltre oltre ad aver imparato il mestiere, mi sono impregnato di questo sapore pieno di silente ombra, di lentezza, dove ho iniziato a cucinare la mia propensione alla parola. Quindi si può dire che io sia andato a bottega di parole - ricorda.

Lentezza e silenzio: ecco due termini di cui si è quasi perso il significato e che si palesano - sorprendendoci - come un lampo improvviso nella notte.

Due parole “antiche” tanto da essere cadute in disuso, talmente la nostra società le snobba e le disconosce.

In un mondo frenetico, che corre e scalpita rumorosamente, ecco che Solìto parla di silenzio e di lentezza!

“Lentezza e silenzio sono, a parer mio, due ingredienti fondamentali - spiega. Mai come in questo periodo potremmo definire questi due ingredienti come “minerali umani” assolutamente fondamentali. Lentezza e silenzio fanno necessariamente il paio con un’andatura che ci appartiene, quella da camminatore. Sono come due caverne dentro le quali accendere un fuoco e stare lì, a scaldarsi, cullati dal lento ritmo del silenzio.”

Grottaglie, nome che deriva latino Kriptalys e che sottolinea, per l’appunto, la presenza di grotte in gran parte del suo territorio, è il luogo dove Carlos è cresciuto ed ha incontrato il suo mondo interiore. “Ficcando il naso sotto terra”, come dice scherzosamente, ha fatto proprie le metafore forti attraverso le quali la natura ci educa alla vita.

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Le gravine di Grottaglie

Una speleologia che nasce naturalmente in un figlio di quella terra ma che diventa ben presto lo specchio di una inconsapevole - almeno all’inizio - ricerca interiore.

Calarsi nelle grotte, apre all’atteggiamento introspettivo, all’andare in fondo alle cose, a perseguire e vincere le sfide più ostiche della vita.

Speleologia che diventa atteggiamento esteriore e attitudine interiore.

Fondamentale, in questo percorso, è stata la nonna. È grazie a lei che Carlos ha imparato a conoscere e ad amare i ritmi calmi della terra, i suoi tempi, i sui profumi. Lei, ancora, che le ha insegnato a leggere il suolo, la terra, il moto del cielo e dei suoi astri. Il tutto nell’ascolto reverenziale del silenzio che pervade l’Universo.

Questa formazione campestre, se così vogliamo definirla, ha certamente influito nel determinare la personalità e la professione di Solìto, oltre che ad accentuare la sua propensione a “scavare”, ad andare in fondo alle cose e alle persone.

“Riconosco alla mia infanzia paesana queste due dimensioni straordinarie della lentezza e del silenzio, valori che stiamo riscoprendo grazie allo STOP forzato di questi anni - racconta. Fin da bambino mia nonna mi hai educato all’andare, al camminare: facevamo lunghissime passeggiate per raccogliere verdure campestri e piante officinali. Conosceva ogni filo d’erba, sapeva quando e dove cresceva e a cosa serviva. Grazie a queste escursioni ho iniziato a capire il valore del camminare, dell’andare lentamente, dello scoprire le gravine e le grotte. È stata una straordinaria iniziazione”.

Un velo di nostalgia gli illumina gli occhi, ma come dargli torto?

Dovremmo tutti riscoprire la bellezza di ascoltare i nostri anziani, che tanto hanno da offrire e da trasmettere. Sono i “saggi del villaggio”, che hanno inciso sulla loro pelle ciascuna delle sfide affrontate, patrimonio - e lo sottolineo - dell’umanità. Tanto quanto le grotte.

“Immaginate la scena di mamma orsa che si muove per i boschi seguita dai suoi cuccioli - continua: ecco, per me è stato così. Tant’è che, oggi ancora, non amo gli spazi chiusi: mi è restata quell’irrefrenabile voglia di natura che è diventata la mia professione.

Esplorare, andare in giro, viaggiare e poi raccontare i suoi viaggi narrandoli nelle dimensioni fotografiche, video o scritte: ecco chi è Carlos Solìto.

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“Sogno a Sud”, il primo libro di Carlos Solìto

Alla luce dei suoi attuali successi, è divertente raccontare che il primo reportage fotografico fu, in realtà, impietosamente bocciato.

“E grazie a Dio - esclama! perché i sogni devono necessariamente essere regolati e passati al vaglio. Dal mio punto di vista, il modo più sano e diretto è proprio quello della critica. Così quando mi recai per la prima volta nella redazione di un magazine milanese, portando il mio portfolio (avevo circa vent’anni) fui bocciato immediatamente. Mi dissero: «Guarda, non ci siamo assolutamente». Ma quel rifiuto fu condito da una serie di consigli utili che mi hanno poi portato ad approfondire le mie passioni e ad approdare ad importanti collaborazioni.”

Parliamo di Pantagruel, rivista di letteratura, edita da La nave di Teseo e curata da Elisabetta Sgarbi. Nel primo numero, uscito a novembre 2020, Carlos ha raccontato i pastori della transumanza che ha seguito, partendo dall’altipiano del Laceno, fino al Tavoliere delle Puglie. Ne è nato un reportage di testi e foto che si chiama “Fiato e campanacci”.

Parliamo anche di National Geographic, che ha pubblicato un suo pezzo sul tema del cielo. E ancora di Style del Corriere della Sera, di Sport week, settimanale della gazzetta dello sport e del Touring club Italiano, con le varie guide verdi. E poi Villa e Casali, Bell’Italia, In Viaggio, Il Messaggero, Vanity Fair: in quest’ultimo aveva un seguitissimo blog, “tachicardia”.

Dulcis in fundo, i suoi libri: “Sogni a Sud”, un libro fotografico nato in seguito all’incontro tra Salvador Dalì e Matera. In realtà il grande pittore non si è mai recato nella città dei sassi ma il testo racconta l’incontro epocale tra la visione onirica dell’artista e la ruvidezza del mondo rupestre.

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“La ballata dei sassi” e “Troppa di Carlos Solìto

E poi “La ballata dei sassi” e “Troppa notte intorno a me”, i sui romanzi.

Carlos Solìto, narratore d’altri tempi, come scrive?

Ce lo immaginiamo sommerso dai libri e con una vecchia macchina da scrivere, un po’ alla Jessica Fletcher. È così?

“Ho un’Olivetti regalatami dai miei nonni, che ho messo a frutto finché ho potuto: la portavo con me persino in treno, durante i miei spostamenti. Poi ho dovuto cedere alla tecnologia, più pratica e maneggevole” - racconta mostrando con orgoglio gli innumerevoli quaderni di appunti, redatti rigorosamente a mano.

Ma quella vecchia macchina da scrivere non giace nella polvere: “Ogni tanto la tiro fuori, non foss’altro che per ascoltarne il ticchettio”, quasi fosse un metronomo che scandisce il tempo, riportandoci in un passato felice.

Carlos Solìto, narratore d’altri tempi e anello di congiunzione tra tradizione e nuove tecnologie.

Una sintesi forse un po’ stringata ma che apre le porte a successive esplorazioni. Proprio come fa lui.

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L’intervista che segue è stata realizzata da “Tavoli HeArt” per la Social TV della storica Libreria Bocca di Milano, all’interno della splendida cornice di Galleria Vittorio Emanuele II.

La Libreria Bocca dal 1775 è locale Storico d’Italia con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

L’articolo è pubblicato su “International Web Post” che, nella persona del suo fondatore e direttore Attilio Miani, si fa portavoce della partnership tra un magazine di informazione internazionale e una libreria storica unica nel suo genere.

#socialtvlbocca

Dove trovare Carlos Solìto:

https://www.facebook.com/carlos.solito.cs

https://www.instagram.com/carlossolito/

Simona HeArt

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