CASO CANTONE, EMESSA SENTENZA DAL TRIBUNALE DI NAPOLI
Facebook avrebbe dovuto rimuovere i video di Tiziana
Nella giornata di ieri, il Tribunale civile di Napoli Nord ha rigettato il reclamo di Facebook Ireland, accogliendo parzialmente il ricorso di Teresa Giglio, madre della giovane suicidatasi il 13 settembre scorso. Stando alla sentenza, il social network avrebbe dovuto rimuovere i video hard subito dopo aver appurato l’illiceità dei contenuti, pubblicati senza il consenso di Tiziana. Il collegio, presieduto da Marcello Sinisi, ha tuttavia smentito l’obbligo dell’hosting provider di monitorare preventivamente i contenuti caricati sulle pagine.
Queste le dichiarazioni del civilista di Teresa Giglio, Andrea Orefice: “E’ una pronuncia molto equilibrata perché introduce il principio, rigettando quanto asseriva Facebook, secondo cui un hosting provider, pur non avendo un generale obbligo di sorveglianza su tutto quanto viene pubblicato sui propri spazi, deve però rimuovere le informazioni illecite, quando arriva la segnalazione di un utente. E’ quello che è avvenuto nel caso di Tiziana. E non deve attendere che sia il Garante della Privacy oppure il giudice ad ordinargliene la rimozione. Dopo la pronuncia del giudice civile di Napoli Nord a favore della madre di Tiziana, Facebook ha ora l’obbligo morale di fornire tutti gli elementi utili a individuare le generalità di quelle persone che, nascoste dietro falsi profili, hanno aperto le pagine su cui sono stati caricati quei contenuti diffamatori, tra link, video e commenti offensivi, che hanno contribuito a creare quella gogna mediatica che ha determinato in Tiziana uno stato di prostrazione che l’ha portata alla morte”. Il legale ha poi aggiunto: “La madre di Tiziana auspica che Facebook ora collabori concretamente con le due Procure impegnate nelle indagini penali”.
Andrea Imperato, penalista della Giglio, ha commentato anche la recente richiesta di archiviazione del caso Cantone, avanzata dal pm Alessandro Milita: “Non ho niente da dire sulla richiesta del pm, ma spero che l’ufficio inquirente abbia verificato nella sua completezza la denuncia presentata a suo tempo da Tiziana, che alla Procura aveva chiesto anche di indagare anche su quelle persone, al momento ancora ignote, che avevano aperto le pagine Facebook dove sono finiti i commenti offensivi su di lei”.Se il gip accoglierà la richiesta di archiviazione, cadrà definitivamente l’accusa di diffamazione nei confronti dei quattro uomini che pubblicarono i video di Tiziana. La stessa li aveva denunciati, modificando la sua versione dei fatti in un successivo interrogatorio. Intanto, va avanti l’inchiesta aperta dalla Procura di Napoli Nord per l’ipotesi di istigazione al suicidio: gli inquirenti stanno pensando a una rogatoria internazionale per richiedere alla Apple il codice dell’Iphone di Tiziana. Il telefono della giovane darebbe accesso a messaggi e altri contenuti utili per chiarire la vicenda, ma pare che ottenere lo sblocco del dispositivo da parte della multinazionale sia quasi impossibile: la Apple non ha ceduto neppure dinanzi ad alcune importanti indagini antiterrorismo.
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