CENTRODESTRA:PROGRAMMA CHIUSO.16 SEGGI AI CENTRISTI
Conte e Calenda, botta e risposta - M5S,Di Battista: "Grillo padre padrone" - Ancora in stand by intesa Renzi-Calenda

Centrodestra: programma chiuso, ora bozza ai leader.16 seggi ai centristi
Si è tenuto al Senato, presso gli uffici della Lega, il tavolo sul programma del centrodestra. "Non sono previsti altri incontri. Adesso, prima della presentazione ufficiale, la bozza sarà consegnata ai leader dei partiti della coalizione per l’approvazione definitiva" si legge in una nota.
A quanto apprende da fonti del tavolo del centrodestra sui collegi - riunito ieri alla Camera - l’alleanza avrebbe pattuito un accordo per riservare alle forze centriste (Udc, Coraggio Italia, Noi con l’Italia e Italia al Centro) 16 seggi. L’accordo inoltre prevederebbe un simbolo unitario per le 4 componenti, su cui si sta già lavorando sulla grafica, superando così l’accordo tra Cesa e Brugnaro da una parte, e Lupi e Toti dall’altra, che dovrebbero quindi correre con un simbolo unico a rappresentare le quattro formazioni.
I 4 posti dell’uninominale che verrebbero assegnati all’Udc, secondo quanto si sta discutendo al tavolo, non sarebbero più messi a disposizione da Forza Italia. Sarebbe il partito di Giorgia Meloni a farsi carico dei posti per lo scudo crociato. Quindi dovrebbero essere tolti dallo schema che prevedeva 98 seggi a Fratelli D’Italia, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia. Per Fdi a questo punto si arriverebbe a quota 93, se anche il seggio per i totiani verrà scorporato da quelli riservati ai meloniani. Resta ora da capire quali saranno i collegi appannaggio dei centristi, collegi che sono stati ’classificati’ dall’alleanza secondo uno schema di contendibilità.
Conte e Calenda, botta e risposta
Botta e risposta a distanza tra Giuseppe Conte e Carlo Calenda. Commentando lo strappo tra il Pd e il leader di Azione, il presidente del Movimento 5 Stelle al Tg2 ha affermato: "Letta ha commesso un grande errore politico a fidarsi di costruire un rapporto con Calenda, che è una personalità notoriamente umorale, che basa la sua iniziativa politica sul suo estro momentaneo. Cosa che non corrisponde affatto ai nostri canoni. Noi siamo per lo spirito di comunità, non per alimentare personalismi divisivi".
A stretto giro è arrivata la replica di Calenda via Twitter: "No Giuseppe Conte si chiama coerenza. Non faccio alleanze con chi la pensa come te. Non faccio il portaborse di Matteo Salvini e poi mi fingo progressista. Non faccio cadere Draghi per ripicche e invidie personali. Semplice".
M5S, il ’non ci sto’ di Di Battista: "Grillo padre padrone"
Nodo liste sul tavolo di Giuseppe Conte, mentre entra nel vivo la campagna elettorale per le elezioni politiche del 25 settembre. I vertici 5 Stelle sono alle prese con la scrematura delle auto-candidature pervenute online entro il termine dell’8 agosto. Dopodiché si metterà in moto la macchina delle parlamentarie per la scelta dei candidati pentastellati, che probabilmente saranno celebrate il 16 agosto. A Conte toccherà poi risolvere il rebus della composizione delle liste, a partire dalla scelta dei capilista: fonti di vertice assicurano all’Adnkronos che in questo caso il leader M5S potrebbe tenere conto delle preferenze ottenute dai candidati alle parlamentarie. L’ex premier, ritornato al lavoro nella sede del Movimento dopo alcuni giorni trascorsi a San Felice Circeo, per ora non si sbilancia e preferisce mantenere il massimo riserbo.
Quel che è certo è che non sarà della partita Alessandro Di Battista, che oggi in un duro video-messaggio postato sui suoi canali social ha spiegato le ragioni della sua mancata candidatura alle parlamentarie: "Non c’erano le condizioni", si sfoga l’ex deputato del M5S, raccontando di aver parlato con lo stesso Conte. "Ho compreso che ci sono molte componenti nell’attuale M5S che non mi vogliono. Da Beppe Grillo passando per Roberto Fico... Forse temono che io sia poco imbrigliabile, perché forse temono giustamente che io possa ricordare degli errori politici che sono stati commessi negli ultimi due anni da vari esponenti: Grillo, Di Maio che poi se n’è andato, Fico. Coloro che in un certo senso sono stati i principali promotori dell’entrata del Movimento nel governo Draghi", attacca Di Battista.
L’ex esponente grillino punta il dito contro quasi tutti i dirigenti M5S (escluso Conte), da parte dei quali non avrebbe avvertito la necessaria fiducia per fare un passo avanti: "Ho letto interviste di vari esponenti del Movimento 5 Stelle che mi tiravano in ballo, non proprio carine... Nessuno mi ha detto ’abbiamo bisogno di te’. Le più gentili erano ’se torna si deve allineare’. Le meno gentili erano ’non abbiamo bisogno di lui perché è un distruttore’, tipo Attila il re degli Unni. Forse i disboscatori di consenso sono stati altri: alcuni sono ancora all’interno del M5S, altri se ne sono andati".
E se per l’ex premier spende parole al miele ("un galantuomo, con me è sempre stato leale"), Dibba non le manda a dire invece a Grillo: "Politicamente oggi non mi fido di Beppe Grillo, che ancora in parte fa da padre padrone. E io sotto Grillo non ci sto". L’ex parlamentare romano poi annuncia nuovi progetti per il futuro: "Nei prossimi mesi insieme ad altre persone creerò un’associazione culturale per fare politica insieme da fuori, per darci una struttura e un’organizzazione civica per fare cittadinanza attiva... Poi si vedrà".
A tenere banco in queste ore sono soprattutto i timori degli eletti uscenti che sgomitano per un ’posto al sole’ nelle liste. "Ma alla fine Conte ha avanzato la sua candidatura per le parlamentarie?", si chiede un pentastellato, "è da questo che si capirà se sarà Giuseppe a scegliere i capilista oppure no".
Nel frattempo si susseguono i rumors sui possibili nomi della ’società civile’ che Conte starebbe sondando per una eventuale candidatura: dal sindacalista Aboubakar Soumahoro al magistrato ed ex Procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, passando per il giornalista e storico volto tv Michele Santoro.
Ancora in stand by intesa Renzi-Calenda
"Nulla". A chi gli chiedeva lumi, Matteo Renzi rispondeva che ancora non era aria per una intesa con Carlo Calenda in vista delle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Il ’lavorio’ tra Azione e Iv in realtà è partito, ma ancora mancano alcuni pezzi per definire il puzzle. Il leader di Italia viva ha messo sul tavolo la sua disponibilità, anche di fronte a chi nel suo partito non ha nascosto dubbi e rischi: "Se Calenda ci sta, noi ci siamo. Il terzo polo richiede generosità e impegno", ha spiegato Renzi.
Una apertura rispetto alla quale, però, "da Azione" sono arrivate "reazioni molto fredde", è stata la valutazione fatta in serata da fonti di Iv. Da parte sua, Calenda non ha chiuso all’intesa: "Stiamo lavorando a un accordo per il terzo polo con Renzi. Parliamo soprattutto di cosa vogliamo fare, stiamo definendo, stiamo definendo tutto, e definiremo anche i collegi", ha spiegato al sito de ’la Stampa’.
I nodi da sciogliere, però, non mancherebbero. C’è la questione firme. Il leader di Azione continua ad assicurare: "Siamo esentati". Ma su questo non ci sono certezze, perché l’ultima parola spetta alle commissioni competenti e a liste depositate. Su questo tema, è anche il Pd ad alimentare la polemica: "Calenda è nelle mani di Renzi: deve raccogliere in due giorni le firme, una cosa impossibile", ha detto il governatore toscano Eugenio Giani. Ma sarebbe soprattutto la questione dei posti in lista a tenere banco, come sempre in caso di ’matrimoni’ elettorali.
Azione ha pronti ai nastri diversi aspiranti parlamentari (anche dai territori), mentre sono molti i Big che puntano al rientro in Parlamento: Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini, Matteo Richetti, Andrea Mazziotti, Enrico Costa, Andrea Cangini tra questi. Ma lo stessa tema agita anche la numerosa pattuglia di uscenti Iv. "Con il 5%, a portata di mano, siamo sicuri di portare in Parlamento il nostro gruppo storico. Ma se dobbiamo dividere tutto con Calenda...", confessava in Transatlantico un deputato di Italia viva.
Dentro Iv si fa l’esempio della Toscana, roccaforte renziana. Molti Big erano già pronti per la corsa in solitaria negli uninominali: Stefania Saccardi a Firenze, Maria Elena Boschi ad Arezzo, Gabriele Toccafondi nella Piana. Per non parlare di Francesco Bonifazi, Stefano Scaramelli (vicepresidente del Consiglio regionale e coordinatore toscano), Nicola Danti (eurodeputato). Tutte caselle da rivedere, in caso di intesa con Azione. "Tra i dirigenti di Iv c’è scetticismo sulla possibilità che Calenda raggiunga un accordo", hanno fatto sapere fonti di Italia viva.
Oggi, intanto, Renzi convocherà gli organismi di Iv per una decisione sul simbolo mentre la campagna tra i volontari ha già avuto 10mila adesioni ed è stata fissata la presentazione delle liste nei luoghi del Tap, in Salento. "Le strade aperte per il partito di Renzi sono ancora due. La prima e quella di una corsa in solitaria con il nome Renzi sulla scheda e l’accordo con alcuni simboli tra cui la Lista civica nazionale di Federico Pizzarotti e la lista Moderati di Mimmo Portas. La seconda è quella di un accordo con Azione per una lista unitaria", hanno spiegato in serata sempre le fonti di Iv. Per sapere se ci sarà una intesa soddisfacente con Calenda bisognerà ancora aspettare qualche giorno. "Entro il week end", secondo gli ottimisti.
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