CHE NOIA QUESTI DISCORSI SULLO SHOPPING NATALIZIO
Non stiamo imparando la lezione. Già di per sé e da tempo l’identificazione tra Natale e il consumo è la sublimazione della stupidità mercantile a cui ci siamo supinamente accodati. Ma adesso, in un passaggio temporale che non è solo una crisi sanitaria ma ben oltre, vedere persone scatenarsi perché si sentono tagliate fuori dall‘agognato appuntamento con lo shopping natalizio, e ascoltare le lamentele di un sistema socio-economico che ha strutturato tutto il suo senso d’esistere sul consumo, davvero scoraggia e ci si chiede fin dove arriva la nostra cecità.
E’ come osservare la continua pubblicità di automobili in televisione. Ma non abbiamo imparato nulla dai cambiamenti ambientali, dall’aumento della povertà, dall’inevitabilità della globalizzazione?
Il sistema produttivo dell’informazione, del commercio, della politica, delle forze sociali e sindacali, sclerotizzati per la loro parte, e l’opinione pubblica euforizzata nel dadaismo social, noi tutti. fatichiamo a fermare la mente e a misurarsi con il fatto che siamo entrati nel collo di bottiglia della resa dei conti che la società del consumismo e della solitudine reale non potrà più sopravvivere così com’è.
E’ tempo di riflettere e di cambiare.
E il punto di partenza è questo: il consumo non è più un motore di civiltà ma di autodistruzione di essa.
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