CILE: IMPEACHMENT IN ARRIVO PER PIÑERA?

Il punto della situazione

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L’impeachment per Sebastián Piñera, Presidente del Cile, sta prendendo sempre più forma. Dopo una sessione senza interruzioni durata 22 ore, la Camera dei deputati del Cile ha approvato una messa in stato di accusa (impeachment).

La procedura è iniziata dopo la presunta partecipazione di Piñera, nella vendita di una miniera, rivelata dai ’Pandora Papers’. Il procedimento era stato presentato da una coalizione di partiti oppositori, con l’accusa per il Presidente di “aver infranto apertamente la Costituzione e le leggi” e “aver macchiato l’onore della nazione”.

Nel 2010, la famiglia del presidente Piñera-Morel, ovvero una delle più ricche del paese, ha venduto la miniera Dominga con annesso porto ad un gruppo di investimento internazionale attraverso un’azienda offshore radicata nelle isole Vergini Britanniche, un paradiso fiscale. L’accusa prende vita sull’ultima rata del pagamento, subordinata al fatto che la zona, situata a pochi chilometri dalla riserva di pinguini Humboldt (la più grande al mondo nel suo genere), non era dichiarata come area protetta.

Tutta l’operazione si svolse nei primi mesi della presidenza Piñera, al primo mandato, quando il presidente aveva la possibilità di delimitare le zone di protezione ambientale.

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Nella giornata di mercoledì 10 novembre, il procedimento è approdato alla Camera dei deputati dove è successo di tutto. Ovviamente, per dare seguito all’impeachment, l’opposizione necessitava della maggioranza in aula. Per raggiungerla, e non far naufragare il procedimento, il deputato socialista Jaime Naranjo ha tenuto un intervento fiume di 14 ore in cui ha letto una serie di documenti. Il motivo sta nel fatto che, così facendo, ha dato il tempo al deputato Giorgio Jackson di arrivare in aula e votare a seguito del periodo di quarantena per lui obbligatorio dopo essere risultato positivo al coronavirus.

Un altro deputato avrebbe votato nonostante dovesse aspettare l’esito del test per il Covid-19. Per farlo, sarebbe entrato nell’edificio attraverso una porta laterale per evitare i controlli sanitari.

L’esito della Camera, dopo una sessione senza interruzioni durata 22 ore, infine è stato di 78 voti a favore e 67 contrari (tre astenuti), con la mozione che quindi prosegue e passa al Senato.

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Ora, secondo Radio Cooperativa, le Commissioni senatoriali coinvolte hanno deciso che il 16 novembre prossimo si terranno due sessioni straordinarie. Al termine delle stesse, o il giorno seguente, si andrà alla votazione finale per approvare o respingere l’impeachment.

Per passare l’accusa, l’opposizione dovrà raggiungere 2/3 dei voti al Senato, ossia 29. Al momento, il gruppo ne ha 24; ciò significa che, da qui al 16 novembre, cinque senatori filo-governativi dovrebbero accettare di unirsi alla proposta.

Riccardo Seghizzi

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