CINA ED EUROPA: UN ALLEATO INSOSPETTABILE

Xi Jinping conta sull’Italia per avvicinare il Dragone al Vecchio Continente

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Nella situazione attuale è di grande importanza promuovere la stabilità e lo sviluppo a lungo termine delle relazioni tra Cina ed Unione Europea”. Eppure, ad analizzare il suo pensiero alla luce delle manovre portate a termine sin dal lontano 2013, non si direbbero parole di Xi Jinping. Il leader del Partito Comunista Cinese era conosciuto per il cosiddetto “sogno cinese”, ovvero quell’ideologia nazionalista volta al miglioramento del colosso asiatico attraverso una costante riaffermazione di confini e territori. Ma, soprattutto, era volto ad una sorta di isolazionismo da cui derivava una forte volontà di non contare eccessivamente su altre superpotenze mondiali – per il tacito timore di veder minacciata la propria sovranità internazionale. Il G20 di quest’anno, tuttavia, ha sconvolto pesantemente le carte in tavola, mettendo a nudo la necessità di riallacciare rapporti che sembravano incrinati.

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Insospettabilmente, un ruolo cruciare nel far sotterrare l’ascia di guerra a Cina ed Europa lo giocherà niente di meno che l’Italia: il presidente cinese sostiene l’esistenza di una “solida base” per la cooperazione, chiedendo appunto a Roma di collaborare per poter far fronte alle “grandi sfide” che il presente porterà sul piatto. Nella cornice di Bali il primo incontro con il neopremier Giorgia Meloni inizia già a dare i suoi frutti. Il leitmotiv di tutti gli incontri internazionali dell’ultimo periodo è uno e uno solo, anche se non viene esplicitato: la crisi russo-ucraina, o la guerra in Ucraina, come la si preferisce chiamare. La Cina non ha ammesso il riferimento, l’Italia sì: l’obbiettivo è evitare ulteriori e più gravi escalation, anzi, è proprio porre fine al conflitto. La dicotomia tra Dragone e Bel Paese si è espressa anche nel riferimento al rovente tema dei diritti umani: Xi ha glissato, la Meloni invece no.

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Ed è curioso, in quanto entrambi i capipartito vengono quasi costantemente messi sulla graticola riguardo questo argomento: il presidente cinese è ancora sotto attacco per l’affaire Taiwan, la seconda massima carica tricolore ha espresso posizioni scottanti – per le quali alcuni dei centristi e di altri partiti ancora sparano con la contraerea. Voltando la bistecca sulla griglia, come si è accennato, è toccato a Pechino parlare senza mezzi termini dell’UE: “auspichiamo un ruolo importante dell’Italia per incentivare una politica di Bruxelles verso una Cina indipendente e positiva”. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, dunque: il capo di stato asiatico mette ancora tra i primi posti l’ideologia in cui crede fermamente, questa volta evolvendola e adattandola alla situazione mondiale attuale.

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Il primo passo, a questo punto, è rinunciare a quell’isolazionismo e rifiuto alle mani tese: Beijing vuole comunque mantenere la propria identità di stato sovrano, e l’ha dimostrato a più riprese, ma si è decisa ad abbattere i muri e a costruirci dei ponti: “Italia e Cina devono trovare un terreno comune pur riservando le divergenze, il successo delle iniziative dell’anno della Cultura e del Turismo italo-cinese ne sono un esempio”. La stretta di mano non sarà solo ideologica ma anche, ovviamente, economico-commerciale: “Pechino e Roma devono sfruttare i punti di crescita della cooperazione per la produzione di energia pulita, aerospaziale e per l’accrescimento dei mercati terzi – asserisce Xi – siamo disposti a importare più prodotti italiani di alta qualità”. L’ultimo punto toccato è stato quello relativo le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026, che si svolgeranno – ironia della sorte – dopo quelle di Pechino 2022: “dobbiamo rafforzare gli sport su ghiaccio e neve, e la cooperazione industriale”. Una collaborazione a tutto tondo, insomma, di cui il 2023 sarà giudice impietoso dei risultati.

Francesco Bulzis

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