CINEMA & ECONOMIA: LA GRANDE SCOMMESSA
Il momento appena antecedente la “bolla immobiliare americana”, genesi della grande crisi mondiale del 2008. Una catastrofe devastante di cui ancora oggi calpestiamo le macerie

“La Grande Scommessa”, film della scorsa stagione cinematografica, diretto da Adam McKay, è un’opera, ancora oggi, meritevole di menzione.Possiamodefinirla una sofisticata "black comedy" che si avvale di uno stampo documentaristico e cronachistico, col quale si cerca di illustrare i motivi alla base dell’immane crisi finanziaria del 2008, da cui è scaturito il collasso dell’economia capitalistica moderna. Una disamina impietosa sulle cause dell’implosione del sistema finanziario occidentale, i cui devastanti effetti hanno ridotto in povertà milioni di persone, negli Stati Uniti prima e nel Vecchio Continente poi. Un film “didattico”, per così dire, trattante una materia ostica per definizione, farcito di tecnicismi linguistici che, se non spiegati, risulterebbero indecodificabili per i non addetti ai lavori. Ciò che potrebbe essere di estrema difficoltà – far capire concetti di alta finanza in poco tempo – il girato lo rende possibile, sciorinando un’inaspettata conoscenza dei recenti accadimenti. Un prodotto intelligente, astuto e sagace che sfrutta, con scene al limite del grottesco, una sottile e pungente ironia. Risultato: coinvolge e convince.
L’ispirazione è tratta dal libro di Michael Lewis del 2010 “The Big Short: Inside the Doomsday Machine”, su cui si fonda uno script potente dal quale fuoriesce un ritratto dei personaggi stratificato e introspettivo. Ciò è reso possibile anche dalla bravura di un cast stellare, con grandi prove attoriali. Determinanti su tutte quelle di Christian Bale e Steve Carrell (finalmente libero da castranti stereotipi di genere). La forza del film sta nella genialità delle “trovate narrative”, che lasciano ad attrici come Margot Robbie o Selena Gomez, il compito di spiegare, in modo esilarante e assai elementare all’ignaro spettatore, il significato dei mutui “Subprime” e di altri fumosi arcani, il cui senso finisce con l’essere recepito e metabolizzato, senza difficoltà. Un modo originale, che grazie a questi brevi siparietti didattici, rompe gli schemi convenzionali, sconfinando in efficaci artifici e riuscendo nell’intento di mantenere alto l’interesse. Il crollo del sistema è così raccontato attraverso gli occhi di eccentrici personaggi dell’universo finanziario, capaci di anticiparne gli irreversibili punti di caduta e di scommettere contro un mercato allora considerato fra i più solidi - quello immobiliare - realizzando la loro fortuna.
Opera dal contenuto straordinario, in uno scrigno estetico non da meno. Innovativa negli accostamenti scenici, frenetici e nel contempo dettagliati, con un’eccellente caratterizzazione psicologica dei protagonisti di cui mette in luce particolarità, insicurezze e dubbi. Un film da vedere e rivedere per cercare di cogliere quante più sfumature possibili. Certo, sembrava proprio la fine del capitalismo così come era stato concepito fino ad allora, ma…
Emblematico come “La grande scommessa” proprio nei fotogrammi conclusivi ci indichi impietosamente come nel corso del 2015 siano stati promossi strumenti finanziari pressoché identici, seppur con denominazione cambiata, a quelli che sette anni prima avevano affossato l’economia mondiale.
Con buona pace di chi ha perso tutto, anche la vita.
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