COVID, SUMMIT OPORTO: L’EUROPA TIRA LE SOMME

In discussione la centralità del sociale nell’ambito Recovery

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Riuniti in occasione del Social Summit di Porto, lo scorso 7 maggio, i vertici europei hanno avuto la possibilità di confrontarsi sui temi cruciali del periodo di transizione post-pandemia, che ci si aspetta conduca ad un nuovo modello di Europa in cui nessuno venga lasciato indietro. Parlare ancora oggi di Europa a più velocità infatti, è un controsenso rispetto ai valori fondanti del progetto europeo, inclusivo e universalista, basato su un processo di integrazione che dovrebbe ispirarsi alla convergenza verso standard occupazionali, di benessere economico e sociale, su scala comunitaria, ma che purtroppo ancora oggi, nonostante il sostegno fornito dai Fondi di coesione e per lo sviluppo regionale, registra profonde disuguaglianze tra le varie aree geografiche interne agli stati membri e tra stati. Significativo l’intervento di Draghi, che afferma: “Da tempo l’Ue ha fatto del suo modello sociale un punto di orgoglio. Il sogno europeo è di garantire che nessuno venga lasciato indietro. Ma già prima della pandemia, le nostre società ei nostri mercati del lavoro erano frammentati. Disuguaglianze generazionali, disuguaglianze di genere e disuguaglianze regionali. Questa non è l’Italia come dovrebbe essere, né l’Europa come dovrebbe essere.” Il Premier Draghi ha tenuto a ricalcare il problema dei mercati del lavoro a due binari, che tendono a ritagliare uno spazio sempre più risicato alle categorie delle donne e dei giovani; categorie confinate a condizioni di precarietà e meno tutelate rispetto alla categoria normotipo dei “garantiti”, costituita da individui di sesso maschile, di età più matura.

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I dati sull’occupazione registrati durante la pandemia e raccolti nel Rapporto integrato Istat sul mercato del lavoro 2020, non fanno altro che confermare in modo preoccupante sia il carattere straordinario dei contraccolpi incassati dal mercato del lavoro, sia il maggiore impatto che l’emergenza sanitaria ha avuto su quelle categorie già penalizzate in partenza in epoca pre-pandemica, ovvero quelle di: donne, giovani tra i 15 e i 24 anni e stranieri. “In Europa 1 giovane su 7 non è sotto istruzione, occupazione o addestramento, in Italia siamo vicini all’1 su 4; il divario nel tasso di occupazione maschile e femminile in Europa è l’11,3%, in Italia è quasi il doppio” - riporta Draghi - “un terzo della popolazione italiana vive al Sud, ma il tasso di occupazione a Sud si aggira attorno ad un quarto”. Ancora una volta, come alla stregua della grande recessione del 2008 e della crisi dell’Euro del 2011, a pagare il prezzo maggiore sono le categorie più svantaggiate. Tra il dicembre 2019 e il dicembre 2020, il tasso di occupazione femminile ha sperimentato un crollo di quasi due punti percentuali, dal 50% al 48,6%, una retrocessione importante se inserita nel quadro europeo, che riporta un dato medio per l’UE27 pari al 63%, e che fissava come obiettivo da conseguire entro il 2010, nell’ambito della Strategia di Lisbona, un tasso minimo del 60%.

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Con il Piano Ripresa e Resilienza, l’Italia stanzia 6 miliardi per la riforma delle politiche attive del mercato del lavoro, in modo da incrementare l’occupabilità e le competenze, attraverso un programma di formazione ispirato al modello europeo di Garanzia Giovani, sia per la riqualificazione di coloro che si trovano nella situazione di dover cambiare impiego, sia per l’iniziazione dei più giovani al mondo del lavoro. A coadiuvare i cambiamenti necessari nel mercato del lavoro, è una necessaria riforma dei servizi di welfare, in particolare l’intensificazione dei servizi all’infanzia che promuova l’occupazione femminile, alleggerendo il carico delle madri lavoratrici, e permettendo loro di coniugare carriera e famiglia, anche in prospettiva di una necessaria ripresa in termini demografici di natalità, la cui tendenza negativa al momento è attutita solo parzialmente dall’immigrazione. Con una citazione molto efficace del Gattopardo, la Von der Leyen appoggia la posizione di Draghi, affermando: “Il mondo sta cambiando e anche noi dobbiamo cambiare. Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima.” Aggiunge la presidentessa della Commissione che il sociale dovrà essere un aspetto prioritario del piano di Recovery, affinché l’Europa fornisca una risposta adeguata alla pandemia. In discussione anche il tema brevetti, con un certo tono critico nei confronti di coloro i quali hanno fatto pressione per la deroga della proprietà intellettuale, ma non si impegna abbastanza sul piano dell’export, contrariamente alla prassi seguita dall’Unione, che ad oggi ha esportato verso 90 paesi extracomunitari, il 50% delle dosi prodotte in Europa.

Federica Scippa

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