COVID ULTIMA SETTIMA IN ITALIA, 14.619 CONTAGI E 150 MORTI
"guariti protetti fino a 2 anni": studio italiano su memoria immunitaria

Lieve rialzo dei contagi Covid in Italia, mentre le morti restano in calo. Nella settimana dal 19 al 25 maggio si sono registrati 14.619 nuovi casi, in aumento dell’1,9% rispetto alla settimana precedente (quando erano 14.346). Sono stati 150 i decessi in 7 giorni, in flessione del 7,4% rispetto alla settimana precedente (quando erano 162). Sono i dati del bollettino settimanale del ministero della Salute, che fotografano l’andamento della situazione epidemiologica da Covid-19.
E’ stabile al 5,6% il tasso di positività per Covid-19 in Italia nell’ultima settimana. Più o meno stabili i test eseguiti in 7 giorni: il bollettino riporta un totale di 259.227 tamponi, pari allo 0,6% in più rispetto alla settimana precedente (257.577).
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"Guariti protetti fino a 2 anni": studio italiano su memoria immunitaria
Le difese naturali dei guariti da Covid restano attrezzate a rifronteggiare il virus "fino a 2 anni dopo l’infezione precedente". Una protezione fatta di anticorpi, ma soprattutto di cellule T della memoria: soldati del sistema immunitario che anche a lungo termine riescono a riconoscere Sars-CoV-2, guidando e mantenendo una risposta antivirale "senza differenze significative" rispetto ai vaccinati.
Lo spiega l’internista Antonino Mazzone, a capo del Dipartimento di Area medica dell’Asst Ovest Milanese, che invita a "riflettere sugli errori fatti per migliorare la scienza e mirare meglio le vaccinazioni". Lo specialista, che nel novembre 2020 si ritrovò ricoverato per Covid-19 nel reparto che dirige all’ospedale di Legnano, rilancia il suo appello forte di nuovi dati scientifici, pubblicati su ’Plos One’. "I risultati - afferma - confermano ciò che abbiamo sostenuto più volte: bisognava aspettare a vaccinare chi aveva già avuto l’infezione".
Scrivono gli autori: "Questo studio evidenzia che i soggetti immunocompetenti con pregressa infezione da Sars-CoV-2 sviluppano e mantengono nel medio-lungo termine risposte di memoria immunitaria cellulare e umorale. I tassi di reattività delle cellule T e di positività anticorpale non differiscono significativamente da quelli osservati nei vaccinati, confermando e ampliando evidenze recenti" secondo cui le "risposte delle cellule T" sono "altrettanto elevate a seguito di infezione o vaccinazione". I ricercatori suggeriscono che "la combinazione dei test Qfn e Aim può migliorare la valutazione della memoria immunitaria acquisita naturalmente", per effetto della sola infezione, "e permettere la stratificazione" dei guariti "in base a diversi gradi di protezione contro la reinfezione o la ricaduta, che possono richiedere differenti strategie di monitoraggio e vaccinazione".
Già 2 anni fa, nel maggio 2021, insieme al suo team Mazzone aveva firmato una Research Letter su ’Jama Internal Medicine’, indicando che a distanza di un anno i tassi di reinfezione nei guariti da Covid erano inferiori all’1%. Dati successivamente confermati da altri gruppi anche su ’The Lancet’, ricorda lo specialista. E convalidati adesso dal nuovo lavoro in cui si legge che "questo studio estende ulteriormente, fino a 2 anni, l’evidenza da noi prodotta in precedenza sulla protezione offerta dall’immunità acquisita naturalmente".
Mazzone rammenta inoltre quanto detto da Robert Redfield, ex capo dei Cdc americani, nel dicembre 2021 in un’intervista a ’la Repubblica’: per capire chi vaccinare il test degli anticorpi andava fatto ogni 3 o 6 mesi, sosteneva l’esperto fissando delle soglie di sicurezza. "Calcolo il livello minimo di resistenza fra i 300 e i 500 anticorpi senza altre patologie", precisava Redfield, mentre "a quota 1.000 anticorpi si è molto più sicuri" anche in caso di altre malattie concomitanti. Se si va sotto, serve "subito un booster che può riportare" gli anticorpi "fino a circa 2.500 e oltre". Ma se si resta sopra no. "Avremmo evitato gli overtreatment - ragiona Mazzone - avremmo fatto il vaccino a chi doveva farlo e poteva trarne sicuro giovamento".
"Abbiamo sempre sostenuto che i pazienti guariti sviluppano un’immunità solida", tanto che "ad oggi di gente reinfettata e finita in rianimazione non c’è traccia", e "che non andavano vaccinati all’inizio della campagna vaccinale. Bisognava aspettare", non si stanca di ripetere il medico, da guarito e da vaccinato regolarmente contro Covid-19, così come richiesto dalle disposizioni sugli operatori sanitari. "Non c’era nessun lavoro di medicina basata sull’evidenza - incalza l’internista, specializzato anche in Immunologia - a dimostrare che vaccinare i guariti dall’infezione avrebbe prodotto loro dei benefici. Nonostante questo, andando persino contro i principi di Galileo, la politica adottò contro la scienza la vaccinazione di tutti". Ora, "a distanza ormai di 3 anni, è arrivato il momento di chiarire alcuni aspetti dell’immunità indotta dal vaccino e dall’infezione. Il nostro studio vuole contribuire a questo", conclude Mazzone. "La lezione per il futuro è che la vaccinazione va mirata. Primum non nocere".
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