CRESCE IL CAOS IN MYANMAR
L’esercito golpista spara addirittura sulla folla a un funerale. Quasi 500 i civili uccisi da inizio proteste

Non c’è proprio alcun limite all’indecenza! Continua la repressione dell’esercito birmano sui civili, anche quando bisognerebbe avere rispetto per i morti. Il Guardian, citando testimoni, riferisce che le forze armate hanno aperto il fuoco sulla folla durante il funerale di uno degli uccisi nella manifestazione (la più sanguinosa da inizio proteste) di ieri. Non abbiamo ulteriori informazioni riguardo a eventuali persone coinvolte mortalmente o se ci sono feriti. “Mentre cantavamo la canzone della rivoluzione, le forze di sicurezza sono arrivate e hanno sparato, noi siamo scappati”, ha raccontato una delle presenti al funerale che si svolgeva a Bago, vicino la capitale economica Yangon. Questo ennesimo episodio di violenza, fa capire quanto la situazione in Myanmar si aggrava di giorno in giorno; infatti, il quotidiano di informazione inglese, riprendendo Myanmar Now, fa sapere di altri due morti registrati durante le proteste in diverse città del Paese.
E intanto il bilancio sale, portando a 423 il numero dei civili uccisi, compresi minori tra i 10 e 16 anni. La situazione, comunque, non sta passando inosservata agli occhi del mondo. Ad alzare la voce sono, addirittura, i capi delle forze armate di 12 nazioni tra cui l’Italia. “Come capi della Difesa, condanniamo l’uso di forza letale contro persone disarmate da parte delle forze armate birmane e dei servizi di sicurezza associati”, si legge nel comunicato congiunto, firmato dai capi di stato maggiore di Usa, Canada, Regno Unito, Germania, Italia, Grecia, Danimarca, Paesi Bassi, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda.
“Un esercito professionale segue le regole di condotta internazionale e la sua responsabilità è proteggere - non colpire - il popolo che serve", prosegue la nota, "esortiamo le forze armate del Myanmar di lavorare per ripristinare il rispetto e la credibilità persa con le loro azioni di fronte al popolo birmano", conclude. La lotta impari tra manifestanti ed esercito golpista, si protrae da circa due mesi. Risale al 1° febbraio il rovescio del governo democratico di Aung San Suun Kyi da parte delle truppe comandate dal Generale (e politico) Min Aung Hlaing. Al momento non si vede alcuna apertura da parte dei militari birmani che hanno avuto come pretesto, per sovvertire lo status quo politico e arrestare le figure politiche di spicco, il riconteggio dei voti del ballottaggio delle elezioni legislative del novembre 2020.
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