CRISI DI GOVERNO

Conte, Di Maio, Zingaretti

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Conte: "Stagione politica con Lega per me è chiusa"

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(Maria Grazia Napolitano) - "Per me la stagione politica con la Lega è chiusa e non si può riaprire più per nessuna ragione". E’ quanto ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, parlando a Biarritz sull’ipotesi di un nuovo accordo con Matteo Salvini. "Per quanto mi riguarda - sottolinea - sono stato molto chiaro. Quella è un’esperienza politica che non rinnego, mi sono impegnato intensamente perché quell’esperienza politica potesse dare, avere e offrire soluzioni positive per il Paese, si è arrivati poi a un punto, e ho anche spiegato con dovizia di particolari, come e perché si è arrivati a quel punto, quella è una stagione politica per me chiusa".

"Uomini e persone sono secondari, qui si parla di temi e di programmi" ha detto, rispondendo a una domanda sull’ipotesi di un Conte bis. "Posso solo augurarmi che i leader delle forze politiche che stanno lavorando per dare una prospettiva al Paese stiano lavorando bene e intensamente". "Abbiamo detto che dobbiamo lavorare per riformare veramente il Paese e disegnarlo oggi come lo vogliamo tra qualche lustro, qualche decennio. Lo costruiamo oggi" conclude.

Di Maio tiene il punto sul premier

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(Antonio Atte) - Ultimatum del Movimento 5 Stelle al Partito democratico. Nelle prossime ore, al massimo entro domattina, il segretario dem Nicola Zingaretti deve dare una risposta definitiva sull’ipotesi di un ritorno a Palazzo Chigi di Giuseppe Conte. Questo il ragionamento fatto dal vicepremier e capo politico pentastellato Luigi Di Maio nel corso dell’incontro di ieri sera con il leader del Pd. La questione Conte bis è prioritaria per i grillini, che sul tavolo della trattativa hanno imposto anche il tema dell’immediata calendarizzazione del taglio dei parlamentari, primo dei dieci punti elencati dal vicepremier al Quirinale dopo il primo giro di consultazioni.

Ma sullo sfondo, ricordano fonti M5S, resta tutt’altro che spento il forno leghista. In una parte del gruppo parlamentare stellato si fa il seguente ragionamento: "Zingaretti vuole usarci per andare al voto, ma deve ricordare che c’è sempre la Lega, la quale ci cerca disperatamente, al punto da offrire Chigi al Movimento...". Di riaprire la parentesi Carroccio, però, gli eletti più vicini al presidente della Camera Roberto Fico non hanno alcuna voglia. Anche per questo le uscite anti-dem di alcuni big stellati (vedi Gianluigi Paragone e Max Bugani) vengono immediatamente ’zittite’ dagli ortodossi: "I vari Bugani, Paragone potrebbero fare silenzio e rispettare il lavoro che sta facendo Di Maio in questa fase così delicata. Il mandato dell’assemblea è chiaro, rassegnatevi", twitta Giuseppe Brescia, incassando il placet, tra gli altri, di Luigi Gallo, Roberta Lombardi e Paolo Lattanzio.

E nel corpaccione parlamentare più di ’sinistra’ non si escludono possibili addii nel caso in cui il M5S dovesse optare per un ritorno tra le braccia di Matteo Salvini chiudendo definitivamente ai dem. "E’ prematuro dirlo ma probabile", ammette off the records una deputata. Nel frammentato mosaico pentastellato non manca nemmeno chi guarda alle urne come epilogo più plausibile: "Se il Pd rifiuta davvero Conte per noi è finita e si vota", la posizione di Stefano Buffagni.

Intanto, a quanto apprende l’Adnkronos da fonti vicine al mondo Rousseau, negli ultimi giorni sarebbe montato il pressing nei confronti di Davide Casaleggio, al quale alcuni degli eletti più favorevoli all’accordo col Pd avrebbero chiesto di ’scendere in campo’ per interloquire direttamente con Zingaretti e ragionare su nomi ’di livello’. Alla richiesta, raccontano, non ci sarebbe stato seguito, perché superata dagli eventi (ovvero l’incontro tra i capigruppo M5S-Pd e quello tra Di Maio e Zingaretti).

E sull’ipotesi - caldeggiata da Paragone - di mettere ai voti sulla piattaforma Rousseau l’intesa col Partito democratico come accaduto l’anno scorso con la Lega, le stesse fonti spiegano che Casaleggio non si metterebbe certo di traverso: ma a indire la votazione, è il ragionamento, "deve essere il capo politico".

Zingaretti non tratta su Conte

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(Mara Montanari) - A stretto giro non arriva alcun commento dal Nazareno alle parole di Giuseppe Conte a Biarritz. "Noi stiamo parlando con Di Maio". E al leader politico M5S, il segretario Pd ha ripetuto anche oggi che sul nome del premier uscente non c’è una questione personale, ma non risponde alla discontinuità necessaria per un governo di svolta. Ed anzi, tra i dem (in modo trasversale) c’è la convinzione Di Maio, ieri sera nel colloquio a casa Spadafora, abbia volutamente ’bruciato’ il nome di Conte.

"Del resto -osserva una fonte dem- la concorrenza di Conte a Di Maio c’è tutta anche nelle dichiarazioni di stasera. Si prepara a fare il candidato premier M5S se tutto andasse a rotoli". Già. Se tutto dovesse andare a rotoli. Ma oggi, nonostante lo stallo tra Pd e M5S sul Conte bis, dal fronte dem non arrivano segnali pessimistici. La trattativa con i 5 Stelle, per quanto difficile e complicata, va avanti. E Matteo Renzi, subito dopo le dichiarazioni di Conte dalla Francia, via twitter interviene per spingere sull’accordo.

"Salvini ha chiesto pieni poteri, ma rispetto a 15 giorni fa adesso è anche in un angolo, quasi ko. Mi auguro che adesso prevalga la responsabilità. E che si pensi all’Italia, non all’interesse dei singoli". Un appello a Zingaretti perché accetti il Conte bis? Gli uomini vicini al segretario stoppano questa lettura. "E’ un invito a tutti. Anche ai 5 Stelle. Una spinta all’accordo e a favore di un governo con i 5 Stelle". Nel caso avessero bisogno di rassicurazioni sulla ’tenuta’ dell’ex-segretario nell’eventuale accordo.

"Far saltare tutto mi sembrerebbe irresponsabile e difficilmente spiegabile", dice un big dell’ala ’trattativista’. E per uscire dallo stallo la via maestra sarebbe quella di individuare un nome terzo. Perché l’ipotesi che Di Maio abbia ’bruciato’ Conte per avanzare il suo nome per palazzo Chigi non viene considerata "percorribile".

Oggi intanto, lo stato maggiore dem, a partire dal segretario, ha ribadito la linea: discontinuità su Conte e piena disponibilità al confronto sul programma. E aggiunge Zingaretti: "Mi auguro che dopo tutto quello che è successo non esista l’ipotesi di un ’doppio forno’. Ho fiducia che non sia cosi’, altrimenti sarebbe molto grave proprio dal punto di vista della trasparenza della politica".

Scrive Zingaretti su Fb. "Noi crediamo che sia importante aprire con tutte le nostre forze una nuova fase politica, è necessario dar vita a un governo di svolta, per il lavoro, per la crescita, che affronti la situazione politica con un nuovo modello per aprire una nuova stagione. Per questo abbiamo chiesto un governo in discontinuità con quello che ci ha visto tra gli oppositori. Per quanto riguarda i punti programmatici presentati, siamo disponibili e aperti ad ogni tipo di confronto. La sede nazionale del Pd è aperta e continueremo a lavorare per cercare di aprire una nuova stagione politica".

E il vicesegretario Andrea Orlando che ieri ha partecipato all’incontro con i capigruppi pentastellati, richiama i 5 Stelle alla serietà: "L’altro ieri c’erano i 10 punti tassativi. Ieri alle 14 il taglio dei parlamentari. Alle 21 Conte o morte (questione non posta alle 14). Così è molto complicato..... Un confronto serio, ordinato e senza furbizie è l’unica via per dare un governo al Paese".

E poi rispondendo ai follower via Twitter aggiunge: "Io penso che la nostra sia una posizione seria. Verificare le condizioni e se non ci sono, voto. Molto laicamente". Mentre su Conte osserva: "Ci sono cose percorribili e altre no. L’unica cosa che non si può fare è cambiare ogni 6 ore le carte in tavola". E poi c’è il renzianissimo capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, che chiede di mettere da parte "veti e ultimatum": "Ieri con la delegazione del M5S abbiamo stabilito un percorso per arrivare ad un accordo di governo serio e responsabile. Il confronto va avanti esattamente nelle modalità stabilite. Siamo convinti che, senza ultimatum e senza veti, riusciremo a dare un governo al Paese”.

Intanto il Pd continua a muoversi nelle ’modalità stabilite’ di cui si è discusso ieri con i capigruppo M5S. Ovvero rivedersi lunedì per stringere un accordo di programma. Quindi, come annunciato, domani i dem si riuniranno, ci saranno 6 tavoli tematici per definire, limare e concordare le proposte da portare al tavolo con i 5 Stelle lunedì. Sempre che ci si arrivi.

Redazione

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