CROLLANO LE MURA NELLA SCUOLA DEL FUTURO

I NATIVI DIGITALI ENTRANO NELLA RETE

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L’era dei nativi digitali attualmente dispone di due possibili soluzioni volte al cambiamento del sistema di studio. La scuola moderna può scegliere di portarsi ai limiti estremi della socializzazione, per fondersi in un sistema globale, oppure decidere di rimanere relegata agli argini di quel che è diventata, con il rischio di sgretolarsi. Le soluzioni a volte sono a portata di mano o, semplicemente, basta capovolgere quel che esiste già, come nel caso della flipped classroom.

Introdotta pochi anni addietro, la classe capovolta è un’opportunità didattica proveniente dagli Stati Uniti, nata per mano di due docenti del Colorado. I due, non avendo avuto modo di essere presenti in classe, hanno realizzato un video con le lezioni che non potevano garantire personalmente ai propri studenti, quindi in loro sostituzione. Il metodo, applicato in via sperimentale anche nelle scuole italiane, consta in un compromesso che pone delle soluzioni alternative, scomponendo la lezione in momenti diversi. Gli studenti possono recuperare informazioni tratte dalla rete, anche acquisite a casa, per ottenere un approccio consapevole verso la lezione da studiare in un momento successivo, in classe. Così, anche i ragazzi meno sicuri possono argomentare durante la lezione, liberando lo studio dalla sua caratteristica “verticale”.

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La scuola diventa un seminario interattivo, l’insegnante assume anche la veste di tutor e invita ad aprire dei gruppi di discussione, rispondendo a domande e dubbi; inoltre, anima la discussione e favorisce lo scambio di informazioni. Il flipped classroom capovolge il metodo tradizionale scolastico, invertendo gli obiettivi: quel che si faceva a casa si fa in classe, e viceversa. Il ricordo e la comprensione scaturiscono dalla rete, mentre l’applicazione e l’analisi si realizzano in classe, rendendo così meno oneroso lo studio, a cui si aggiungono la valutazione e la creazione condivise con l’apprendimento. E’ una modalità che sfrutta tutte le opportunità e le competenze dei nativi digitali, i quali ne risultano più soddisfatti e gratificati.

Questo metodo risolve in parte i problemi legati a un modo di studiare che va svecchiato rapidamente, perché inadeguato ai tempi che pretendono una generazione creativa e preparata rispetto ad un mondo del lavoro in piena crisi. Una società, per essere competitiva, deve creare lavoro, e spetta alla scuola il compito di generare innovatori.

Ma cosa chiede il mondo ad un giovane che ha terminato il percorso scolastico? Chiede cosa sa fare, le competenze acquisite: non il voto o che cosa ha studiato. C’è bisogno di sviluppare le abilità degli studenti e le competenze tecnico-professionali con più laboratori, tirocini e applicazione sul campo. Perdere il lavoro oggi, per un ragioniere preparato dalla scuola attuale, significa avere un ragioniere disoccupato che, salvo il caso in cui si inventi qualcosa, rimarrà privo di nuove opportunità lavorative per troppo tempo, perché la scuola non gli ha insegnato altro che la contabilità.

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Se guardiamo alla scuola di cinquant’anni addietro, ci rendiamo conto che, in effetti, oggi non è cambiata molto. Ci sono gli stessi istituti con aule, banchi e cattedre.

Ma come immaginiamo la scuola del futuro? Studenti non più seduti nei banchi, per i quali il mondo reale sarà il campus e il cui apprendimento avverrà in una biblioteca o per le strade della città. E, se ci saranno ancora le aule, la scuola dovrà essere inclusiva – comprendendo anche aule multidisciplinari - e più creativa, perché questo richiedono le professioni oggi. La scuola deve istruire condividendo quanto si è imparato, e capire come spendere saperi e abilità.

Nella scuola ideale crollano le mura, lo studio è nel mondo reale e ogni studente possiede un pensiero critico; non più studi mnemonici sui testi di letteratura, ma creazione di storie in cui ogni studente sarà il protagonista di una nuova letteratura. E la matematica? La matematica non è, come ben sappiamo, un’opinione, ma sarà ben spesa per il calcolo di percentuali, principalmente finalizzata a risolvere problemi legati al vivere quotidiano.

Susy Tolomeo

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