Cassa integrazione, Catalfo: "Pagato 97,1%" (Altre News)

Aspi diventa public company con controllo a Cdp - Osservatorio SumUp, turismo riparte da cashless e italiani - Partnership Multicedi e gruppo Arena, nasce Decò Italia

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Cassa integrazione, Catalfo: "Pagato 97,1%"

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“Con riferimento ai pagamenti effettuati risulta che, alla data del 7 luglio: sono 3.120.499 i lavoratori per i quali è stato chiesto il pagamento di almeno un’integrazione salariale mensile: di essi, 3.031.495 sono stati già pagati e ammontano a 89.004 quelli che devono ancora essere pagati. Risulta quindi pagato il 97,1% dei lavoratori aventi diritto. Rispetto al totale dei 3,1 milioni per i quali è stata presentata domanda di pagamento delle prestazioni al 7 luglio scorso, l’Istituto deve ancora erogare 370.976 integrazioni salariali mensili”. Lo dice il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo nel corso di un question time a Montecitorio sui sul tema della cassa integrazione.

Aspi diventa public company con controllo a Cdp, a Benetton quota minoranza

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Aspi cambia pelle e dopo 21 anni le autostrade tornano nell’orbita pubblica. Nel futuro della società controllata da Atlantia c’è ora scritto public company: una società che avrà come azionista di maggioranza Cassa Depositi e Prestiti mentre la famiglia Benetton farà un passo indietro per una progressiva uscita fino a scendere a una quota che non dovrebbe andare oltre l’11%. Un percorso che il Governo, nel corso di una riunione fiume del consiglio dei ministri notturno, ha messo nero su bianco, sia per quel che riguarda il futuro assetto societario sia per quel che riguarda gli aspetti dell’accordo transattivo, dagli esborsi compensativi al nuovo quadro tariffario, che, una volta accettato dalla società, allontana lo spettro di una revoca della concessione.

Tappa dopo tappa è pronta la road map per il ritorno di Autostrade sotto l’ala pubblica. Atlantia e Aspi si sono impegnate a garantire l’immediato passaggio del controllo di Aspi a un soggetto a partecipazione statale, appunto Cdp. Questo avverrà attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale riservato da parte di Cdp; l’acquisto di quote partecipative da parte di investitori istituzionali; la cessione diretta di azioni Aspi a investitori istituzionali di gradimento di Cdp, con l’impegno da parte di Atlantia a non destinare in alcun modo tali risorse alla distribuzione di dividendi.

Altro passaggio è la scissione proporzionale di Atlantia, con l’uscita di Aspi dal perimetro della holding e la contestuale quotazione di Aspi in Borsa. Gli azionisti di Atlantia valuteranno la smobilizzazione delle quote di Aspi, con conseguente aumento del flottante. In alternativa, Atlantia ha offerto la disponibilità a cedere direttamente l’intera partecipazione in Aspi, pari all’88%, a Cdp e a investitori istituzionali di suo gradimento.

Se questi sono i passaggi, la partita cruciale si giocherà sui numeri, quelli del valore di Aspi: è questo il vero nodo che dovrà ora essere sciolto e che darà il peso di tutta l’operazione. Una possibile cifra è quella di 11 miliardi, ma, appunto, è tutta da verificare.

Quello che è certo è che, a valle dell’operazione, viene rivoluzionata la catena societaria con Edizione che diventerà azionista di minoranza. La holding della famiglia di Ponzano Veneto detiene ora direttamente il 30% di Atlantia, la holding infrastrutturale che, a sua volta, controlla l’88% di Aspi. Nel capitale di Aspi anche Allianz, e Silk road per una quota complessiva del 12%.

E mentre si cominciano a fare i conti, l’interesse si punta sui possibili nuovi investitori che potrebbero scendere in campo. Cdp, in primis, il cui intervento avverrà nel pieno rispetto dei termini previsti dallo Statuto. Fondamentale sarà il partner industriale. Già circolano i nomi di soggetti di peso. Il fondo australiano Macquarie conferma il proprio interesse all’operazione dove fondamentale, spiegano fonti finanziarie, è proprio la presenza di Cassa Depositi e Prestiti, considerato un presidio di tutela dell’interesse pubblico e, per questo, deve avere ampi poteri di vigilanza, controllo e indirizzo mentre Macquarie metterebbe in campo il suo know how in materia di gestione di infrastrutture autostradali. Australiani ma anche americani. Anche un fondo del calibro dello statunitense Blackstone sarebbe interessato al dossier.

Ma oltre al valore, fondamentali sono gli aspetti contemplati nell’accordo transattivo: misure compensative ad esclusivo carico di Aspi per il complessivo importo salito a 3,4 miliardi di euro; riscrittura delle clausole della convenzione al fine di adeguarle all’articolo 35 del decreto-legge “Milleproroghe” ; rafforzamento del sistema dei controlli a carico del concessionario; aumento delle sanzioni anche in caso di lievi violazioni da parte del concessionario; rinuncia a tutti i giudizi promossi in relazione alle attività di ricostruzione del ponte Morandi, al sistema tariffario, compresi i giudizi promossi avverso le delibere dell’Autorità di regolazione dei trasporti e i ricorsi per contestare la legittimità dell’art. 35 del decreto-legge “Milleproroghe”; accettazione della disciplina tariffaria introdotta dall’Art con una significativa moderazione della dinamica tariffaria".

La decisione del Consiglio dei ministri chiude anche una pagina di storia, aperta nel 1999 con la privatizzazione di Autostrade, aggiudicate dalla cordata guidata da Schemaventotto (Edizione Partecipations di Gilberto Benetton al 60%, Fondazione Crt con il 13,33%, Acesa Italia con il 12,83%, Assicurazioni Generali e Unicredito Italiano entrambe al 6,67% e Brisa International con lo 0.50%). Al Gruppo Iri, che era l’azionista di riferimento (86% del capitale sociale, con il restante 14% quotato in borsa) subentra quindi, con il 30% del capitale, Schemaventotto il restante 56% del pacchetto azionario allora posseduto dall’Iri viene destinato al mercato borsistico attraverso un’offerta pubblica di vendita.

Una storia senza lieto fine: "è una vicenda antica, una privatizzazione che non è andata bene", sottolinea oggi il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, per il quale è "giusto aprire una nuova pagina". E così, per una singolare coincidenza, a proposito di privatizzazioni non finite bene, come per Alitalia, lo Stato allarga ora la sua ala, dagli aerei alle autostrade.

Osservatorio SumUp, turismo riparte da cashless e italiani

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Il turismo italiano riparte dal cashless: la rivoluzione digitale sta, infatti, rappresentando un valore aggiunto per tutti gli operatori del settore, dagli hotel alle guide turistiche, consentendo pagamenti cashless sicuri e fruibili ovunque. Lo raccontano i dati dell’Osservatorio di SumUp, la fintech specializzata in lettori di carte portatili e soluzioni di pagamento per Pmi e piccoli commercianti. Secondo SumUp, i commercianti che operano nei settori “Hotel & Accommodation” - come hotel, b&b, agriturismi - e “Tourism” - come guide, agenzie di viaggio, organizzatori di tour - hanno registrato a partire dal 18 maggio un costante aumento delle transazioni digitali settimana su settimana.

In particolare, il comparto “Tourism” ha segnato una crescita di transazioni del +212% nella settimana 18-24 maggio: con l’inizio della cosiddetta “Fase 2 bis”, c’è stato da subito interesse nella ripartenza con nuove prenotazioni e pagamenti sicuri. Il trend è rimasto solido, toccando un +132% di transazioni settimana su settimana nel periodo 1-7 giugno ed un +76% nel periodo 15-21 giugno. Per quanto riguarda il settore “Hotel & Accommodation”, il trend settimana su settimana si mostra più contenuto, ma comunque costantemente positivo: oltre al 62% di transazioni registrato nella settimana del 18 maggio, SumUp rivela un +59% nella settimana del 1 giugno e un +40% in quella del 22 giugno.

“In questa fase così delicata, i pagamenti digitali stanno offrendo una sicurezza in più ai turisti intenzionati a godere della bellezza del nostro Paese, poiché anche i pagamenti di piccole cifre possono avvenire senza contatto e senza scambio di contanti”, spiega Umberto Zola, Country Growth Lead Italia di SumUp. “Senza dubbio il settore sta pagando le ripercussioni economiche dovute alla crisi associata al Covid-19, che da marzo ha azzerato totalmente i flussi turistici proprio nel periodo di apertura della stagione. Analizzando il valore del transato, da marzo 2020 ad oggi si registra un fatturato pari al -45% rispetto a quello del 2019 nello stesso periodo”.

Tuttavia, sottolineano gli analisti dell’Osservatorio di SumUp, l’intero comparto si sta rialzando con tenacia e speranza, anche grazie agli italiani che stanno scegliendo di rilanciare il turismo locale e i piccoli imprenditori del settore: se nel 2019 lo split dei pagamenti nel settore turistico in Italia vedeva un 69% di carte italiane contro un 23% di carte straniere, oggi -, confrontando lo stesso periodo di riferimento - si osserva il dominante 96% di carte italiane, contro il 4% di carte straniere.

“Resta evidente - conclude Zola - che in questo momento i lettori di carte possono fare la differenza, fungendo da driver per il turismo e rappresentando un elemento decisivo nel mettere in sicurezza gli ambienti e rassicurare i turisti. Secondo l’Istat, l’Italia, nonostante si auto-percepisca come fanalino di coda in materia di e-payment, si colloca al primo posto in Europa per quota di esercizi ricettivi sul totale Ue, pari a più del 30% nel 2018".

Zola segnala infine che "in particolar modo, la capacità ricettiva nel nostro Paese è caratterizzata da un ingente numero di piccole strutture extra-alberghiere. Ormai i turisti - sia italiani che stranieri - si aspettano di poter pagare ovunque con la moneta elettronica: soluzioni come i lettori di carte di SumUp stanno, dunque, permettendo a chiunque ed ovunque, dalla guida turistica in città al B&B in campagna di adottare pagamenti elettronici, velocizzando le operazioni di cassa, garantendo il rispetto delle distanze interpersonali ed evitando lo scambio di cartamoneta".

Partnership Multicedi e gruppo Arena, nasce Decò Italia

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Multicedi e Gruppo Arena, aziende di supermercati leader in Campania ed in Sicilia che fanno parte del Gruppo Vegè, danno vita a Decò Italia, Società Consortile con sede a Milano. La nascente Società è partecipata in maniera paritetica dai 2 soci ed ha l’obiettivo di realizzare, sviluppare e gestire tutto il Mondo delle Marche Private per gli oltre 700 punti vendita dei 2 gruppi. La scelta del brand ’Decò Italia’ e della sede della nascente Consortile, si legge in una nota, testimoniano la volontà di perseguire ambiziosi obiettivi di sviluppo nazionale e favorire la crescita delle aziende consorziate, che ad oggi vantano un ruolo di primo piano nel settore della Gdo nel centro-sud Italia. La notorietà dei singoli gruppi contribuisce alla realizzazione di un brand che nasce già forte ma deve posizionarsi su un nuovo mercato.

A capo di Decò Italia Mario Gasbarrino e Gabriele Nicotra, rispettivamente Amministratore Delegato e Direttore Generale, che hanno il compito di guidare la società, impostarne le strategie e realizzarne i prodotti, anche attraverso la creazione di altri Marchi Privati in segmenti dell’offerta oggi non presidiata. Le linee guida per realizzare le politiche commerciali discendono dall’esperienza e dal know-how conseguiti dai due manager sul territorio partendo dal punto di vendita e dall’osservazione del cliente.

La nascita di Decò Italia, commenta Giovanni Arena, direttore generale dell’omonimo gruppo, "rientra in un piano strategico di lungo respiro che, partendo dall’ormai consolidata relazione con Multicedi e dalla comune visione sul posizionamento dell’offerta, trova il naturale sbocco nella Marca Privata che è e diventerà sempre più il fulcro dell’offerta delle catene della Gdo".

L’ottima relazione con il gruppo Arena, sottolinea Claudio Messina, consigliere di Amministrazione di Multicedi, "ci ha spinto a costituire un luogo comune alle due aziende, da dove partire per la costruzione di tutti gli elementi strategici caratterizzanti l’offerta commerciale, in primis le Marche Private. Occorre proseguire in questa direzione e implementare lo sviluppo delle reti sia nel nostro territorio di riferimento sia in nuove piazze, dove siamo convinti di poter offrire soluzioni di successo al mondo dell’imprenditoria distributiva".

Oltre a fissare l’indirizzo strategico di Decò Italia, Mario Gasbarrino lavorerà nelle due aziende a stretto contatto con i due imprenditori e con i loro board, per favorire l‘inserimento della Marca Privata nei rispettivi assortimenti, al fine di garantire ulteriori sinergie tra il team di Milano e quelli sui rispettivi territori e per dare sempre una risposta rapida e concreta ai nascenti bisogni dei propri Clienti.

Nonostante avessi più volte dichiarato di non voler rientrare nel mondo della Grande Distribuzione, sottolinea Mario Gasbarrino, amministratore delegato Decò Italia, "ho accettato di far parte della squadra perché mi sono innamorato del progetto e delle persone e perché mi intriga l‘idea di poter concludere la mia vita lavorativa ripartendo dai luoghi dove sono cresciuto e dove ho iniziato a lavorare: sono cresciuto ed ho studiato a Napoli, da dove sono andato via appena laureato, e professionalmente sono diventato grande in Sicilia dove ho lavorato oltre 30 anni fa in una catena di cui i principali punti vendita sono ritornati oggi nella disponibilità del Gruppo Arena".

La scelta di Milano, quale sede della nuova società, osserva Gabriele Nicotra, direttore generale Decò Italia, "è coerente con lo spirito dei due soci fondatori che, seppur leader nel loro territorio di riferimento, ritengono fondamentale il confronto con le realtà più evolute del mercato distributivo. Inoltre, Milano rappresenta un valido motivo per essere eletta quale baricentro commerciale per una realtà che nasce per sviluppare la Marca del Distributore e prodotti affini".

Redazione

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