Civita di Bagnoregio: la città che muore

Di July Aranel (Social media manager)

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Durante un week end fuori porta, ho avuto modo di visitare Civita di Bagnoregio, un borgo di cui avevo tanto sentito parlare, senza mai aver avuto l’occasione di vederlo dal vivo.

La storia di questa cittadina è famosa in tutta Italia. Sorge nella Valle dei Calachi ed è stata costruita sul tufo, una roccia particolarmente friabile che, a causa dell’erosione provocata dai due torrenti che circondano la valle, ha iniziato a franare sempre di più.

Per questo, Civita di Bagnoregio adesso è collegata al resto del mondo da un ponte, percorribile unicamente a piedi.

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E’ una città fantasma, destinata a scomparire. E’ conosciuta come la città che muore.

Pensate che si contano, ad oggi, 8 residenti che per lo più sono i titolari dei ristoranti e dei negozi di souvenir che si trovano all’ interno.

Sono rimasta particolarmente affascinata da questo luogo, oltre che per la bellezza del borgo in sé, per le sensazioni che un posto come questo può generare.

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Immaginate di arrivare in macchina e iniziare a scorgere da lontano, arroccato su un’altura, un piccolo borgo che sembra un’isola rocciosa, sospesa nel vuoto.

Immaginate di percorrere il lungo ponte che lo collega al mondo e di lasciarvi catapultare in una realtà in cui sembra che il tempo si sia fermato. Le case medievali, la chiesa di San Donato, le strade con i loro archi: tutto è rimasto com’era una volta.

La gran parte delle abitazioni sono abbandonate. Quelle che non lo sono, però, sono curatissime nei minimi dettagli, con tanto di balconi sommersi da fioriere piene di piante di ogni genere.

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Camminare per quelle strade è strano. Sembra di essere all’interno di un set cinematografico: potrebbe spuntare una dama vestita con abiti medievali e sembrerebbe del tutto normale.

Visitare Civita di Bagnoregio vuol dire immergersi in una dimensione in cui realtà e fantasia, storia e attualità, sono destinati a confondersi continuamente; vuol dire concedersi il lusso di fare un salto in un passato che non potremmo mai conoscere, se non grazie a città-gioiello come questa.

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Tuttavia, una volta imboccato di nuovo il ponte, lasciandosi alle spalle questo paesino, è impossibile non porsi una domanda: cosa ne sarà di questo posto? Gli esperti dicono che non avrà scampo e prima o poi franerà del tutto, scomparendo nella valle che lo ospita.

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Io, che di geologia non sono esperta, ma di sogni sì, spero che si possa far qualcosa per salvare questa piccola meraviglia, conosciuta in tutto il mondo come uno dei borghi più belli d’Italia, magari anche grazie al piccolo contributo che viene richiesto ad ogni visitatore per l’ingresso nella città.

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