Conte si è dimesso

E’ la fine del governo Lega-M5S

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Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo la chiusura dei lavori al Senato della Repubblica si è recato al Quirinale ed ha comunicato le sue dimissioni al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Volge così al termine il breve mandato del governo Lega-M5S. “L’azione del governo si arresta qui”, proclama Conte. “Il presidente della Repubblica –aggiunge – è il supremo garante e guiderà il Paese in questo delicato passaggio istituzionale, colgo l’occasione per rinnovargli la mia profonda gratitudine per i consigli e il sostegno di cui mi ha onorato". La tensione è esplosa nel corso delle scorse settimane in seguito alla decisione del Ministro degli Interni Matteo Salvini, di presentare una mozione di sfiducia, controfirmata dai 7 ministri leghisti, nei confronti dell’esecutivo di cui essi stessi facevano parte, e poi bocciata lo scorso 13 agosto in Senato; un atto che ha comportato l’innesco di un’inevitabile crisi di governo, i cui sentori si erano già rivelati nel sistematico protrarsi di vicende il cui dialogo politico risultava talvolta impossibile per la fermezza assunta dalle due forze di maggioranza su posizioni evidentemente inconciliabili; si pensi alla recente vicenda Tav o al Decreto Sicurezza Bis. In realtà, in seguito alla bocciatura, il vicepremier Salvini avrebbe ceduto sul procedere ai lavori sulla riforma del taglio dei parlamentari prima di passare al voto, lasciando uno spiraglio di speranza per i pentastellati che accogliendo con favore l’apertura della Lega, avevano alzato il tiro con la riduzione degli stipendi. I rapporti all’interno dell’esecutivo, ormai corrosi, hanno però spinto il Presidente Conte a sciogliere l’alleanza, riportando la vicenda con tutta franchezza in aula. “L’unica sede in cui il confronto pubblico può svolgersi in modo istituzionale, in modo trasparente, - ricorda infatti Conte - è il Parlamento; dove siedono i rappresentanti di tutti i cittadini”. E continua spiegando le motivazioni che lo spingono a reputare come grave la decisione della Lega di interrompere prematuramente quest’esperienza di governo per sollecitare un ritorno urgente alle urne elettorali, e a farne corrispondere conseguenze altrettanto significative.

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Sottolineando criticità quali la violazione degli impegni vincolanti per ciascuna delle parti, assunti al momento della sottoscrizione del contratto di governo, come ‘il rispetto dei principi di buona fede e di leale cooperazione, e in caso di divergenze l’impegno a discuterne con la massima sollecitudine’, il Presidente Conte esprime preoccupazione per i rischi ai quali il nostro paese sarebbe sottoposto a causa dei tempi imposti da tale provvedimento: il “rischio di ritrovarsi in esercizio finanziario provvisorio”, e nell’ambito di una congiuntura economica internazionale non favorevole nei nostri confronti, “il nuovo governo si ritroverebbe nelle difficoltà di contrastare l’aumento dell’IVA e con un sistema economico esposto agli sbalzi dello Spread”; per non pensare alla difficoltà che incontreremo nell’interlocuzione con le altre istituzioni europee proprio al momento di inizio legislatura . Il “J’accuse” zolaniano continua ricalcando l’irresponsabilità di questa scelta, e avanzando accuse importanti nei confronti del Ministro degli Interni Salvini, che a dire del Presidente del Consiglio Conte avrebbe dimostrato opportunismo politico, scegliendo di alzare un tale polverone forte dei risultati favorevoli ottenuti alle europee, e all’indomani dell’approvazione della fiducia sul dl Sicurezza. “Quando una forza politica si concentra solo sugli interessi di parte e valuta le proprie scelte esclusivamente secondo il metro della convenienza elettorale, - afferma quindi Conte – non tradisce solo la vocazione più nobile della politica, ma finisce per compromettere l’interesse nazionale”. Il presidente poi elogia il sacrosanto principio dei pesi e contrappesi alla base di ogni sistema democratico e garante contro ogni minaccia di deriva autoritaria, riportando la citazione di Federico II di Svevia «nemmeno il potere del sovrano deve stare sopra la legge», in contrasto quindi alla concezione sovranista dimostrata da Salvini e al suo intervento nel quale avrebbe richiesto « pieni poteri ». Infine nel discorso viene ripreso anche uno dei principi fondanti del nostro ordinamento che è il principio di laicità, criticando l’ostentazione del rosario nei comizi salviniani e qualsiasi accostamento di simboli religiosi a slogan politici. Nonostante i toni duri e perentori del Presidente del Consiglio, la Lega avrebbe optato nel corso della discussione ad un intenerimento della propria posizione, ritirando la mozione di sfiducia. Un’apertura in vista della replica di Conte, il quale però afferma che in mancanza di coraggio politico, è disposto ad assumersi questa responsabilità davanti a tutto il paese, decidendo di presentarsi al Quirinale. Si apre così la fase delle consultazioni con il Presidente della Repubblica.

Federica Scippa

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