Corea, Park Geun-hye condannata a 24 anni di carcere

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Il 19 dicembre 2012, l’intera Corea del Sud viveva uno dei momenti più emblematici ed importanti della propria storia: per la prima volta, il compito di guidare il Paese sarebbe toccato a una donna. Non si trattava di una donna qualsiasi, ma di Park Geun-hye, figlia di Chung-hee, già alla guida del Paese per ben diciotto anni prima di essere drammaticamente assassinato nel ‘79 per ragioni mai definitivamente chiarite.

Tutti si aspettavano grandi cose da Park: aveva studiato in Europa, era intelligente, ambiziosa e, soprattutto, sembrava essere la persona giusta non solo per difendere la ricchezza e la dignità del suo popolo, ma perfino per garantire ai coreani quelle riforme strutturali da così tanto tempo anelate. Ben presto, tuttavia, l’intera nazione si rese conto che la stella del partito Saenuri (la principale formazione liberale della Corea del Sud) non solo non era in grado di difendere la dignità del suo popolo, ma avrebbe avuto delle difficoltà perfino nel difendere la propria.

cms_8878/2v.jpgFin dall’inizio, a far maggiormente discutere circa la presidenza di Park non sono state le sue riforme o la sua linea politica, ma la natura dei suoi consiglieri. Solitamente, un Presidente gode di uno staff di consulenti qualificati e non accetta consigli da nessuno che non abbia la dovuta esperienza e le appropriate capacità. Viceversa, fin dal primo giorno Park ha scelto una consigliera quanto mai curiosa: Choi-Son-sil, la figlia d’un onesto pastore del distretto di Mapo. I meriti di questa donna? Nessuno all’apparenza, se non quello d’essere la migliore amica di Park fin dall’infanzia. Eppure, sarebbe riduttivo paragonare il ruolo di Choi a quello di un semplice braccio destro: lei era la donna più importante della Corea, era colei che, da un certo punto di vista, esercitava le reali funzioni politiche che tipicamente spettano a un capo di governo. Era, per usare le parole di un documento della diplomazia americana, “colei che esercitava il controllo sul corpo e sull’anima di Park”.

cms_8878/3v.jpgForse è stata proprio questa fuorviante amicizia a condurre la presidentessa sulla cattiva strada; o almeno, questo è quanto sostengono gli avvocati di Park. Dal loro punto di vista, qualunque cosa possa essere successa e qualunque errore abbia commesso l’esecutivo coreano negli anni in cui la loro assistita era al governo è direttamente imputabile alla figura di Choi-Son-sil. È anzi curioso che, a distanza di anni, Park non si sia scusata per le tangenti che avrebbe intascato o per i segreti di Stato che avrebbe venduto, ma per la sua amicizia con Choi e per essersi lasciata plagiare da quest’ultima.

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Il 10 marzo 2017, la prima donna a guidare un governo nella storia sudcoreana è stata costretta ad abbandonare definitivamente il suo incarico. Da allora, il Paese è stato vittima di scandali, di divisioni e, soprattutto, di un susseguirsi incalzante degli eventi. Le strade delle principali città sono state invase decine di migliaia di cittadini, taluni intenzionati a protestare contro i presunti reati dell’esecutivo, altri determinati a difendere una leader politica democraticamente eletta. Mentre tutto ciò accadeva, sono emerse nuove rivelazioni riguardanti lo scandalo legato alle tangenti, fino al punto da lasciarci intuire che a Seul era presente un’autentica rete di mazzette. E’ stato arrestato, oltre ovviamente a Park, anche il suo predecessore Lee Myung-bak. Ma, soprattutto, tra i principali attori di questa vicenda è emerso un uomo che tutti giudicavano insospettabile: Jay Y, l’erede designato del colosso tecnologico Samsung, destinato a diventare uno dei più ricchi ereditieri al mondo e che da un giorno all’altro, invece, si è ritrovato in manette.

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Secondo la tesi dei procuratori, gli accordi fra Park e Jay Y erano estremamente semplici: la prima approvava una serie di leggi e di decreti favorevoli alla multinazionale e Jay, in cambio, le garantiva una serie di donazioni e di versamenti il cui valore complessivo arrivava a superare addirittura i venti milioni di dollari.

Uno degli aspetti più interessanti della vicenda riguarda proprio il modo in cui la premier conservatrice utilizzava quei fondi: la maggior parte di essi, infatti, non veniva investita da Park per il proprio benessere o per i propri desideri personali, bensì era destinata, ancora una volta, alle attività direttamente gestite da Choi-Son sil …

Nella mattinata di venerdì, Park è stata condannata a una detenzione di 24 anni, una pena inferiore a quella chiesta dall’accusa (30 anni) ma ugualmente molto elevata rispetto alle aspettative della maggior parte degli analisti. È probabile che i suoi avvocati facciano ricorso in appello; è anzi doveroso sottolineare che, fino a quando non si giungerà a una sentenza definitiva, non sarà corretto dare per scontata la colpevolezza dell’ormai ex presidentessa.

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Ciò che è certo, è che il partito Saenuri si trova ad oggi a vivere la più grande crisi della propria storia. Ben due dei suoi ex Presidenti sono infatti stati accusati di aver commesso dei reati gravissimi, ed è inevitabile pensare che questo scandalo abbia influenzato la recente sconfitta elettorale del centrodestra alle elezioni politiche (la prima sconfitta dopo quindici anni). A questo si aggiunge il fatto che il nuovo Presidente, il riformista Moon Jae-in, forse anche grazie ad una brillante gestione della vicenda nordcoreana, continua a guadagnare consensi fra la popolazione. È dunque evidente che, se i conservatori non ritroveranno un terreno di contatto con la propria base e non lasceranno emergere una classe dirigente onesta e competente, saranno destinati a subire cocenti sconfitte anche negli anni avvenire. Del resto, la Corea del Sud sta attraversando uno dei momenti più delicati della sua storia, specialmente per quanto riguarda la propria politica estera. In circostanze simili, il popolo sudcoreano non merita di dover fronteggiare altri scandali o governi corrotti, bensì di individuare nei propri leader politici personalità credibili e rispettabili, in grado di trainarli verso una concreta risoluzione dei problemi.

Gianmatteo Ercolino

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