Coronavirus, 1809 morti in Italia

Silvio Brusaferro: "Non ci sarà esplosione al Sud se cittadini saranno rigorosi". Garattini: "Picco settimana prossima con 30-40mila casi"

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Altre 368 persone sono decedute per coronavirus. Sono i dati diffusi da Angelo Borrelli, commissario straordinario per l’emergenza. È il numero più alto di vittime dall’inizio della crisi. Il totale dei deceduti dall’inizio dell’emergenza è di 1809.

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cms_16585/5.jpg"Ci sono 369 nuovi guariti, il totale è 2335. Ci sono 2853 nuovi casi di pazienti positivi, il totale è 20603. Di questi, 9268 sono in isolamento domiciliare, 1672 in terapia intensiva. Purtroppo abbiamo registrato altri 368 decessi", le parole di Borrelli.

"Sono molto felice che Bertolaso possa dare una mano alla Regione Lombardia e che possa essere di questa partita", ha detto rispondendo sulla nomina di Guido Bertolaso a consulente personale del governatore Lombardo Attilio Fontana per seguire il progetto di un ospedale temporaneo che dovrebbe nascere negli spazi di Fiera Milano.

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"Non ci esprimiamo rispetto allo stato della curva epidemica, la stiamo misurando, stiamo vedendo crescite diversificate per Regione", ha detto il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Silvio Brusaferro, nel corso della conferenza stampa alla Protezione civile con gli aggiornamenti quotidiani sul Covid-19 in Italia. "Stiamo raccogliendo i dati in maniera sistematica per presentare al meglio la situazione reale e interpretare le tendenze", ha aggiunto. "Il problema che stanno affrontando alcune aree del paese, alcune aree eroiche, è una realtà che tocca tutto il paese e nessuna parte e nessun cittadino può sentirsi esonerato e non coinvolto in questa sfida", ha affermato ancora. "Per questo ribadisco l’appello ad adottare tutte le misure raccomandate, anche laddove sembra che oggi i casi siano molto limitati. Se non le adottiamo non riusciamo a modellare la curva e creiamo scenari particolarmente critici".

"La situazione reale nelle regioni del Sud è che il virus circola, ma c’è ancora un numero contenuto di casi. La grande opportunità rispetto a quanto successo al Nord è che si riesca a evitare l’esplosione di contagi grazie ai comportamenti di distanziamento sociale: se i cittadini riescono a essere rigorosissimi si riuscirà a garantire l’assistenza a tutti coloro che ne avranno bisogno". "Molto dipende dai comportamenti – aggiunge -, abbiamo dei parametri che ci dicono quanto si diffonde il virus: tanto più velocemente si diffonde, tanto più velocemente c’è il rischio che nello stesso momento ci sia un fabbisogno elevato. Le curve epidemiche si possono modificare in funzione dei comportamenti per tutelare se stessi, ma anche le persone più fragili".

"Non abbiamo dati certi di quanti siano rientrati" da Nord a Sud, "però certamente in tanti possono potenzialmente portare il virus. Per questo è essenziale che chi ha certezza di essere stato a contatto con persone positive, segnali la situazione alle autorità sanitarie e adotti le misure di quarantena anche in casa, per evitare di mettere a rischio i familiari. A maggior ragione se si presentano dei sintomi. Ma le regole valgono per tutti e vanno seguite rigidamente, serve responsabilità. Non è una scelta opzionale, altrimenti il sistema sanitario non ce la fa ad assistere tutti. Credo che i cittadini lo abbiano capito e invito tutti a consultare le indicazioni e le istruzioni che abbiamo pubblicato sul sito dell’Iss", ha aggiunto.

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"Per la settimana prossima ci aspettiamo il picco, realistico pensare a 30-40mila casi". Lo ha affermato Silvio Garattini, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri intervistato a Radio Capital sull’emergenza coronavirus.

"Tutto dipenderà da noi, dalla nostra capacità di evitare il contagio. Atteniamoci alle disposizioni - ha evidenziato Garattini - Se tutti avessero stili di vita adeguati e ci fosse un’adeguata prevenzione, forse saremmo più resistenti. La diffusione di virus e batteri continuerà a esserci, dobbiamo ripensare il mondo della salute".

"Bisognerebbe fare tamponi più mirati, in particolare agli operatori sanitari e a quelli più a rischio", aggiunge, evidenziando che "si sta studiando anche un farmaco che fu usato per ebola, in Cina è in fase avanzata. Poi c’è l’anticorpo che stanno studiando in Olanda. Ma c’è bisogno di tempo, anche per la sperimentazione".

"A breve bisogna vedere qual è l’efficacia del farmaco che stanno studiando a Napoli - prosegue- Sarebbe bene che, siccome ci sono già un po’ di pazienti, i risultati venissero resi noti. Siamo un Paese poco preparato a questo tipo di attività, abbiamo reso la ricerca quasi inesistente, la finanziamo molto meno di qualsiasi altro paese europeo. Dobbiamo pensare anche a questo".

(foto dal web)

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