Coronavirus, 800 mila imprese restano aperte(Altre News)

Coronavirus, Palazzo Chigi: "In prossimo dl più risorse a famiglie e imprese" - Coronavirus, Fca converte sito per produrre mascherine - Su dossier Aspi nessuna risposta da Governo, resta incertezza

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Coronavirus, 800 mila imprese restano aperte

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Sommando le indicazioni previste dai due Dpcm approvati dal governo, quello dell’11 marzo e quello ancora di ieri, sono complessivamente oltre 800 mila, il 39,9%, le imprese rimaste aperte, sul totale delle imprese monitorate a livello nazionale. In Lombardia sono oltre 155 mila quelle considerate essenziali e dunque rimaste aperte, ovvero circa il 38,8%. A Bergamo e Brescia la percentuale di quelle chiuse raggiunge invece il 65% delle imprese osservate, un valore leggermente più alto della media regionale e nazionale. In Emilia-Romagna, sono oltre 58 mila le imprese aperte, ovvero il 38% del totale. A cimentarsi nel complesso calcolo relativo all’elenco dei codici Ateco delle attività ritenute essenziali disegnato con l’ultimo intervendo del governo che si aggiunge allo stop già imposto ai settori del commercio al dettaglio e dei servizi alla persona, è uno studio congiunto Ires ed OpenCorporation.

La mappa dell’Italia, si legge ancora, mostra come la quota di imprese aperte sul totale vari dal 25,7% (punto minimo) al 50% (punto massimo del totale) con percentuali più alte nelle regioni del Sud Italia, riflettendo differenti strutture del sistema produttivo. Più difficile stimare quanti lavoratori siano potenzialmente ancora al lavoro. I dati utilizzati nello studio sui dipendenti sono quelli presenti nei bilanci delle aziende e quindi sono dati quantitativi ma, spiega il Report , "nulla dicono se i lavoratori sono già in smartwork, in cassa integrazione o assenti per altri motivi. Ciò detto ammontano a circa 7,5 milioni, il 57,6%, i lavoratori dipendenti conteggiati nei bilanci delle imprese considerate essenziali mentre sono circa 5,5 milioni , il 42,4% i lavoratori nelle imprese ritenute non essenziali secondo la catalogazione seguita con i due Dpcm considerati. In Lombardia sono oltre 2,1 milioni di lavoratori potenzialmente al lavoro nelle imprese essenziali, ovvero il 58% dei lavoratori totali osservati in regione. A Bergamo e Brescia, prosegue lo studio Ires-Cgil, i lavoratori rilevati in bilanci delle imprese aperte perché non essenziali, sono rispettivamente il 56,4% e il 43,4%.

In Emilia-Romagna i lavoratori dipendenti delle imprese essenziali sono circa 650 mila il 53,2% del totale osservato. L’osservazione della mappa nazionale mostra comunque come la quota di dipendenti al lavoro vari dal 29,7% all’89,4% mostrando le percentuali più alte sempre nelle regioni del Sud, sebbene in forma meno marcata

Coronavirus, Palazzo Chigi: "In prossimo dl più risorse a famiglie e imprese"

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"A chiarimento dell’incontro avvenuto con le opposizioni, si fa presente che il Presidente Conte e il Ministro Gualtieri hanno precisato che non ci sono altre risorse per il decreto ’Cura Italia’, approvato a marzo e ora in Parlamento per la conversione, anche perché per quel decreto è stato chiesto al Parlamento in via preventiva uno scostamento dal deficit che è stato già utilizzato. Ma questo non significa affatto che il Governo ritiene che le risorse e le misure già stanziate siano sufficienti per mitigare gli effetti negativi dell’emergenza che stiamo affrontando. Con il prossimo decreto il Governo stanzierà cospicue risorse per sostenere le imprese, i lavoratori e le famiglie in difficoltà". Lo precisano fonti di Palazzo Chigi.

Coronavirus, Fca converte sito per produrre mascherine

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Fca avvierà da oggi le attività per convertire uno dei suoi stabilimenti nella produzione di mascherine con l’obiettivo di arrivare a produrne un milione al mese da donare a soccorritori e operatori sanitari. Lo ha annunciato l’ad del Gruppo, Mike Manley, in una lettera ai dipendenti resa nota da fonti sindacali.

"In questi tempi eccezionali stiamo valutando come poter sfruttare l’ingegno e le competenze di Fca per aiutare la comunità", sottolinea Manley ricordando che in Italia "i nostri team di engineering e del manufacturing insieme ai colleghi della Ferrari stanno collaborando con Siare Engineering, una delle poche aziende che producono respiratori, per aiutarli a raddoppiare la loro produttività".

"A partire da lunedì - precisa Manley - avvieremo tutte le attività necessarie per convertire uno dei nostri stabilimenti alla produzione di mascherine facciali. L’obiettivo è di iniziare la produzione nelle prossime settimane e arrivare a produrre oltre un milione di mascherine al mese che saranno donate ai primi soccorritori e agli operatori sanitari. Poter reindirizzare le nostre risorse a sostegno di chi ne ha più bisogno mi rende orgoglioso di far parte di questa azienda".

"A livello globale il nostro settore rappresenta quasi il 6% della produzione economica e l’8% del commercio, e crea milioni di posti di lavoro. Siamo uno dei più importanti motori dell’economia mondiale. Voglio assicurarvi che, oltre a gestire le incombenze più pressanti, sono altrettanto impegnato ad assicurare che Fca emerga da questo momento più forte che mai, proponendosi come un punto cardine nel processo di ripresa e rinnovamento del settore" conclude Manley nella lettera.

Su dossier Aspi nessuna risposta da Governo, resta incertezza

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Non c’è stata ancora alcuna risposta da parte del Governo alle proposte inviate formalmente da Aspi attraverso alcune lettere, la cui finalità era definire in via negoziale la procedura di contestazione avviata dal Mit nei confronti della società. Era stato lo stesso esecutivo, l’ultima volta lo scorso 20 febbraio, a esplicitare che nel caso in cui Aspi avesse avanzato delle proposte “il governo avrebbe avuto il dovere di valutarle”. Secondo quanto è in grado di ricostruire l’Adnkronos, le ultime lettere sarebbero state inviate tra febbraio e marzo al ministero delle Infrastrutture e Trasporti, al ministero dell’Economia e allo stesso Presidente del Consiglio.

A tutt’oggi le proposte di Aspi non avrebbero ancora avuto alcun formale riscontro, che invece sarebbe atteso con urgenza, visto anche l’aggravarsi della situazione finanziaria complessiva del Paese e della società per gli effetti del Coronavirus, che sta generando un drastico impatto sulla riduzione del traffico autostradale e, quindi, sui ricavi di Aspi. La situazione della società è inoltre aggravata dall’impossibilità di finanziarsi sul mercato da quando l’art. 35 del Milleproroghe ha causato il downgrade del rating a “spazzatura”.

Le proposte formulate dalla società presentavano un progetto complessivo per investimenti e maggiori manutenzioni per l’ammodernamento dell’intera rete per un importo di oltre 6 miliardi nel quadriennio 2020-2023, indicando anche i presupposti indispensabili per la finanziabilità di tale progetto. Permane dunque una situazione di forte incertezza, che ha indotto la società a rinviare a fine aprile l’approvazione del progetto di bilancio, che non potrà che essere formalizzato a valle delle risposte da parte dell’esecutivo rispetto alle proposte formulate.

Redazione

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