Crescita, intervento pubblico e consumi in Europa

Esiste una relazione negativa tra prodotto interno lordo pro-capite ed economia pubblica, fatta eccezione per gli investimenti

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Il database dell’Eurostat consente di analizzare una delle relazioni più interessanti nell’interno dell’economia politica ovvero la relazione tra economia privata, sintetizzata dal PIL ed economia pubblica, rappresentata dalle varie forme di spesa pubblica. I paesi analizzati sono: Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Malta, Montenegro, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Sweden, Regno Unito. Il periodo analizzato è compreso tra il 2010 ed il 2018. Le relazioni econometriche sono analizzate attraverso l’analisi del modello panel dinamico performato con il programma open source Gretl. Il modello stimato è indicato di seguito:

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I risultati sono discussi nella parte seguente.

La relazione tra reddito pro capite e la spesa generale del governo. Si tratta di una relazione negativa. Secondo quanto presente nei dati la crescita della spesa pubblica, per i paesi analizzati e per il periodo temporale analizzato non comporta assolutamente una crescita del reddito pro-capite. La proposizione sembra effettivamente sostenere le posizioni politiche dei liberali, dei liberisti, dei libertari, dei minarchisti, degli anarco-capitalisti, ovvero di quel complesso novero di posizioni politiche che sono mercatiste e contrarie a qualunque forma di investimento pubblico nell’interno dell’economia. Anzi, i mercatisti, sostengono che sono proprio gli interventi dello Stato nell’economia a provocare o aggravare le crisi o con regolamentazioni erronee oppure con interventi finanziari che finiscono per rompere la market discipline ovvero il fatto che le aziende fallite non dovrebbero essere salvate in nessun caso, accettando appunto la “disciplina del mercato”. In realtà la relazione negativa può essere proprio trovata nelle crisi. Lo Stato infatti tende ad intervenire nell’economia quando questa va in crisi, ovvero quando il prodotto interno lordo pro-capite si riduce. E’ infatti proprio nelle crisi, che le forze politiche sostenute dalla popolazione chiedono allo Stato di intervenire, per salvare le imprese, per incrementare gli investimenti nell’economia reale, per sostenere gli occupati, i pensionati, le persone in difficoltà, i debitori e così via. Pertanto l’associazione negativa tra prodotto interno lordo pro-capite e spesa pubblica deve essere intesa proprio come il fatto che lo Stato interviene nell’economia quando questa va in crisi. Tuttavia si vuole sottolineare che in questa relazione non si vogliono mettere in evidenza delle relazioni di causa-effetto, che sarebbero impossibili da proporre, quanto piuttosto delle semplici associazioni tra fenomeni, che in questo caso legano in misura negativa, la crescita del prodotto interno lordo alla spesa pubblica.

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Figura 1. Relazione tra il prodotto interno lordo pro-capite e le spese generali del governo. Fonte: Eurostat. 30 stati, 2010-2018.

La relazione tra reddito pro-capite e le imposte sulla produzione e sulle importazioni. Si tratta di una relazione negativa. Il prodotto interno lordo pro-capite cresce in relazione alle riduzione delle imposte sulla produzione e sulle importazioni. E’ necessario considerare che le imposte sulla produzione colpiscono le imprese, mentre le imposte sulle importazioni colpiscono i consumatori, soprattutto nel mondo occidentale. La crescita di imposte sulla produzione e sulle importazioni tende quindi a colpire sia la produzione che il consumo. Inoltre occorre sottolineare che le imposte sulla produzione possono anche colpire il consumo di prossimità, ovvero quelle abitudini di consumo del tipo chilometro zero che siano rivolte a spingere i consumatori ad acquistare prodotti generati in prossimità dei luoghi di residenza. Del resto anche le imposte sulle importazioni possono colpire le imprese come accade per esempio nei confronti delle materie prime, dei semilavorati, dell’energia che vengono importati. Quindi la tassazione della produzione e delle importazioni è associata in modo negativo al prodotto interno lordo pro-capite. Anche questa proposizione come la precedente potrebbe essere intesa come una sorta di affermazione neo-liberista, mercatista, libertaria ed antistatalista. Tuttavia sarebbe un errore cedere all’ermeneutica liberista senza considerare la costruzione tecnica dell’indice: infatti essendo le imposte calcolate in termini percentuali del PIL è chiaro che quando il PIL si riduce il valore relativo delle imposte tende a salire. Esiste quindi una motivazione metrica all’associazione negativa tra prodotto interno lordo pro-capite e livello dell’imposizione fiscale che tuttavia, potrebbe essere certamente strumentalizzata dai sostenitori dei liberi mercati e dagli antistatalisti come una argomentazione vincente in favore della distruzione degli enti pubblici e dell’economia pubblica.

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Figura 2. Relazione tra il prodotto interno lordo pro-capite ed il valore delle imposte sulla produzione e sulle importazioni. Fonte: Eurostat.

La relazione tra prodotto interno lordo pro-capite e gli investimenti fissi delle pubbliche amministrazioni in termini di PIL. Si tratta di una relazione positiva. In modo particolare il prodotto interno lordo cresce in connessione con la crescita degli investimenti fissi lordi delle amministrazioni locali. In modo particolare è possibile sottolineare che la possibilità per lo Stato di investire a lungo periodo diventa realistica soltanto in presenza di uno scenario di crescita economica. Infatti, in occasione di una riduzione del prodotto interno lordo pro-capite anche gli investimenti si riducono. Allo stesso modo in caso di crescita economica del prodotto interno lordo anche gli investimenti crescono. Gli investimenti nei beni durevoli da parte dello Stato sono la rappresentazione del fatto che gli operatori hanno delle aspettative positive riguardo al prodotto interno lordo, e che proprio per questo motivo, generano una crescita economica. Al contrario in caso di crisi e di recessione, gli investimenti, per quanto sarebbero necessari in realtà sono più difficili da realizzare, in quanto la finanza pubblica sembra essere centrata sulle questioni connesse al rilancio dell’economia, alla risoluzione delle condizioni di crisi delle imprese, e al sostegno alle fasce deboli della popolazione attraverso dei trasferimenti monetari. Sicché anche gli investimenti retrocedono. La relazione positiva quindi indica una comune variazione del reddito pro-capite rispetto al valore degli investimenti fissi realizzati attraverso la finanza pubblica, sia nelle fasi di boom che nelle fasi di crisi.

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Figura 3. Relazione tra prodotto interno lordo pro-capite e investimenti fissi dello Stato. Fonte: Eurostat. 30 paesi tra il 2010-2018.

La relazione tra prodotto interno lordo pro-capite e la produzione delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di una relazione negativa. Occorre considerare che il valore della produzione della pubblica amministrazione è costituito dai prodotti che sono realizzati dalle pubbliche amministrazioni e che sono produzioni per il mercato, oppure produzioni per il proprio uso finale e produzioni non destinabile alla vendita. In effetti in condizioni di crescita del PIL l’economia pubblica tende a rinunciare alla produzione di beni e servizi e a cedere le produzioni al mercato attraverso le privatizzazioni, le esternalizzazioni ed anche acquistando proprio i beni e i servizi sul mercato. Al contrario in condizioni di riduzione del prodotto interno lordo le pubbliche amministrazioni possono essere indotte ad incrementare la parte della produzione interna per creare efficienza, economie di scala ed anche con finalità di carattere sociale sotto il punto di vista occupazionale. Occorre quindi anche in questo caso sottolineare che Stato e Mercato tendono ad essere in contrapposizione quanto a ciclo economico e il primo lascia spazio al secondo solo quando questo è produttivo di crescita, e al contrario rievoca a sé parte delle produzioni quanto il secondo arranca come nel caso delle crisi.

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Figura 4. Modello econometrico stimato. Fonte: Eurostat. Periodo 2010-2018. Numero di stati: 30.

La relazione tra prodotto interno lordo pro-capite e deficit/eccedenza delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di una relazione negativa. Chiaramente la crescita del Pil riduce il deficit della pubblica amministrazione in quanto migliora la situazione finanzia dello Stato per il tramite della crescita del prelievo fiscale. Al contrario in una condizione di crisi del prodotto interno lordo pro-capite il deficit pubblico tende a crescere come un riflesso del peggioramento complessivo della situazione economico-finanziaria.

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La relazione tra prodotto interno lordo pro-capite e prezzi al consumo delle famiglie comprese le imposte. Si tratta di una relazione positiva. I consumi delle famiglie tendono a crescere con il PIL pro capite. Il Pil pro-capite del resto è composto per un buon 75% da consumi. Pertanto esiste una relazione positiva tra reddito pro-capite e consumi delle famiglie. Al contrario in caso di crisi finanziaria ed economica si manifesta una contrazione del reddito pro-capite che è anche una contrazione del consumo delle famiglie. Reddito pro-capite e consumi sono sempre interconnessi e vario nello stesso senso.

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Conclusioni. In conclusione è possibile sottolineare che le componenti della spesa pubblica tendono ad essere correlati negativamente con la crescita del prodotto interno lordo con eccezione degli investimenti di lungo periodo. Del resto anche i consumi delle famiglie crescono con il prodotto interno lordo pro capite. Ne deriva una sorta di naturale contrapposizione tra Stato e Mercato che purtuttavia non è di carattere ideologico, quanto piuttosto tecnicamente motivata dalla necessità di sopperire ai fallimento del mercato attraverso gli interventi pubblici in caso di crisi e invece, al contrario, lasciare spazio al mercato quando questo sembra performare bene.

Angelo Leogrande

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