Croazia: lo scandalo Agrokor fa tremare il governo

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Il 1° luglio 2009, il presidente del consiglio croato Ivo Sanader rassegnava le sue dimissioni senz’alcuna apparente ragione. “Godo di buona salute, non escludo un giorno di poter tornare” si limitò a dire in occasione del suo discorso d’addio. In molti rimasero stupiti e interdetti da una decisione così improvvisa da parte di quello che, fino ad allora, sembrava essere un presidente forte non solo del consenso popolare, ma perfino di una serie di ottime relazioni internazionali. Cosa poteva nascondersi dietro a un addio così fulmineo?

cms_9320/2.jpgEbbene, ben presto il mistero è stato svelato: Sanader aveva rassegnato le proprie dimissioni per poter fuggire all’estero ed evitare il carcere. Ben presto infatti, la magistratura croata avrebbe emesso un mandato d’arresto nei suoi confronti per i reati di corruzione e abuso di potere. Occorsero tre anni e un’estenuante trattativa per ottenere l’estradizione prima che l’ormai ex presidente tornasse nel suo paese natale, dove attualmente sta scontando una condanna di dieci anni di redenzione.

A distanza di qualche anno, la situazione nel Paese non è affatto migliorata, anzi: le acque in cui naviga la nazione balcanica, col passare del tempo, sembrano essersi fatte sempre più agitate. Nel 2015 il Paese si era recato al voto consentendo al partito conservatore di ottenere ancora una volta la maggioranza relativa dei voti, eppure tale esito non è stato sufficiente a garantire alla nazione un governo solido e duraturo. Il risultato? 9 mesi dopo si è tornati alle urne, ottenendo sostanzialmente lo stesso, scontatissimo esito. Questa volta, però, il nuovo leader di centrodestra Andrej Plenkovic è riuscito faticosamente a trovare un compromesso con alcune forze politiche minori, in modo tale da far partire finalmente il proprio esecutivo. Ad oggi, il Paese rischia di tornare al voto per la terza volta in quattro anni; uno scenario che, ovviamente, determinerebbe un’importante crisi non solo sul piano politico ma perfino istituzionale…

Le ragioni di tutto questo? La presunta corruzione di un esponente politico, ancora una volta. Sembra infatti che il ministro dell’economia e dell’imprenditoria Martina Dalic (prima donna nella storia croata a ricoprire quest’incarico) abbia favorito in maniera illecita l’approvazione di una legge finalizzata alla salvezza dell’azienda Agrokor. A inchiodarla, alcune email attraverso le quali sono state rivelate una serie di gravi negligenze e irregolarità commesse dal ministro. Quasi subito la Dalic è stata costretta a rassegnare le proprie dimissioni, ma questo gesto sembra non bastare all’opposizione socialdemocratica, la quale ha immediatamente chiesto la caduta del governo e lo scioglimento delle Camere. L’opposizione, dopo essere stata logorata negli ultimi anni da una serie di lotte intestine, sembra recentemente aver trovato una maggiore compattezza che, almeno nelle intenzioni, potrebbe consentire ai socialdemocratici di vincere nuovamente le elezioni e di riportare al governo il presidente del partito Zoran Milanovic.

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Quello che in molti si chiedono, è se ed in che misura l’esecutivo attualmente in carica sia rimasto coinvolto nello “scandalo Agrokor”, com’è già stato rinominato da gran parte della stampa locale.

In verità, l’azienda ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza nell’ambito dell’economia jugoslava prima e croata poi. Fondata nel 1976 a Zagabria, inizialmente la Agrokor doveva essere un’azienda destinata esclusivamente al piccolo e modesto mercato floreale; solo un anno dopo, tuttavia, la proprietà decise di estendere il proprio business a un altro e ben più influente settore: quello dell’esportazione di cereali, frutta e verdure di ogni genere. Ben prima che si diffondessero le odierne mode vegetariane, l’azienda jugoslava aveva già intuito quanto nei decenni a venire sarebbe stata profonda l’esigenza di mangiare in maniera sana e genuina.

Col tempo, la Agrokor ebbe un’altra intuizione di rara perspicacia: acquistare tutte le aziende in grado di ricoprire un ruolo strategicamente importante. In poco tempo, rilevarono dunque aziende croate come la Zvijevzda e la Jamnica, una delle più grandi produttrici di acqua minerali nell’Europa balcanica.

cms_9320/4.jpgNel corso degli anni ‘90, con la caduta della Jugoslavia e del comunismo, la società poté finalmente espandersi in maniera significativa anche al livello mondiale, arrivando a raggiungere un fatturato che, con la valuta moderna, si aggirerebbe all’incirca intorno ai 170 milioni di euro. Ma, com’è risaputo, non è tutt’oro ciò che luccica. Ben presto l’azienda iniziò a indebitarsi in maniera significativa con una serie di banche straniere (in particolare russe) fino a quando, nel 2017, il Cda non ha ricevuto la scioccante richiesta di rientrare immediatamente dai propri debiti. Naturalmente la Agrokor non era nelle condizioni di assecondare una simile richiesta, pertanto la crisi aziendale è stata pressoché inevitabile… nei giorni seguenti, ad aggravare ulteriormente la situazione vi è stata la scelta dell’agenzia di rating Moody’s di declassare l’azienda dal livello B2 al livello B3.

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Sono stati in molti a sostenere che questi problemi siano stati in realtà il frutto di una speculazione dei russi, forse intenzionati a distruggere l’azienda croata per prenderne il posto nel mercato globale. Ad ogni modo, ciò che conta è che il governo di Zagabria, per evitare che una società così importante andasse incontro al fallimento, è immediatamente intervenuto per saldare parte dei debiti della Agrokor. Una faccenda molto delicata, se si considera che il ministero dell’economia, di fatto, ha destinato i soldi dei cittadini croati a un’azienda privata. Non è dunque difficile immaginare il clamore sollevato dalla stampa e dall’opposizione quando si è scoperto che tale operazione non sembra essere avvenuta nel pieno rispetto della Legge.

cms_9320/6.jpgNei prossimi giorni, inoltre, sarà di fondamentale importanza comprendere se e in che misura il premier Plenkovic fosse a conoscenza della condotta della sua ormai ex ministra. È molto probabile, infatti, che il leader conservatore tenterà in tutti i modi di difendersi prendendo le distanze da quest’ultima, anche se forse per lui potrebbe ormai essere troppo tardi…

È sempre doloroso constatare le frammentazioni e i dissidi che dividono una nazione. Al tempo stesso, però, è curioso notare come le problematiche presenti nella politica nostrana, in realtà, non siano poi così dissimili dai problemi presenti all’estero. Così come in Italia, spesso, ci lamentiamo delle ingerenze della finanza occidentale, in Croazia, come abbiamo visto, si lamentano delle ingerenze della finanza orientale. Problemi come la stabilità dei governi e la credibilità degli stessi, in fondo, sembrano essere presenti anche dall’altra parte dell’Adriatico e questo, fondamentalmente, ci spinge a credere che, come asserisce un noto proverbio, “tutto il mondo è Paese”.

Gianmatteo Ercolino

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