DANTE “INTERNATIONAL”
Povero assai dimorando sotto il sussidio dei Signori…Il Sommo a Ravenna
Scrive uno dei suoi primi biografi, Leonardo Bruni, che Dante, divenuto, povero assai, trapassò il resto della vita dimorando in vari luoghi per Lombardia e Toscana e per Romagna sotto il sussidio di vari Signori.
È quasi certo che il primo di questi Signori fu Cangrande della Scala a Verona, non si sa poi con certezza perché accolse l’invito di Guido Novello da Polenta di stabilirsi a Ravenna.
La pineta di dante- Classe- Ravenna
La quiete, il silenzio, di Ravenna, la stima e la cordialità con cui si vide accolto da Guido e le lunghe passeggiate nella pineta, forse resero Dante un po’ meno arrabbiato. Ogni tanto Guido lo incaricava di qualche missione, riservandogli solo quelle più delicate per non distrarlo dalle sue carte. Fu così che una volta lo mandò a Venezia per risolvere una spinosa diatriba che minacciava di sfociare in una guerra tra le due città.
S’ignora come Dante se la cavasse. Si narra che i veneziani avessero impedito a Dante di pronunziare parola, nel timore di essere persuasi; avrebbero poi negato a Dante di ritornare per la via di mare. Probabilmente non fece in tempo a svolgere il suo compito perché cadde ammalato e, sentendo approssimarsi la fine, affrettò il ritorno. Doveva trattarsi di una forma acuta di malaria perché aveva la febbre altissima e delirava. Quando arrivò a Ravenna era già allo stremo. Non si sa nemmeno se riconoscesse i volti dei figli e degli amici che si avvicendavano al suo capezzale. Spirò nella notte fra il 13 e il 14 settembre del 1321. Il feretro su cui era adagiato il Poeta vestito con un saio francescano fu portato sulle spalle degli uomini più illustri di Ravenna, alla Chiesa di San Francesco dove oggi accanto, vi è il suo sacello. I contemporanei non si accorsero molto di quella scomparsa: Dante era molto meno conosciuto e ammirato di certi mediocri latinisti come Giovanni del Virgilio; e anche tra i poeti lo si considerava inferiore a un Guinizelli che Bologna aveva laureato ad honorem.
La sua grandezza fu scoperta molto più tardi. Il primo a farsene un’idea abbastanza esatta, bisogna riconoscerlo, fu Boccaccio.
Figurine Liebig anni Sessanta
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