DA TRIESTE UN RICORDO INDELEBILE E L’ITALICO MEA CULPA PER UNA TARDIVA PRESA DI COSCIENZA

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A distanza di 17 anni dalla istituzione con legge parlamentare n.92 del 30 marzo 2004, al Sacrario della Foiba dell’alto piano di Basovizza che sovrasta Trieste si è svolta la commemorazione 2021 del “Giorno del Ricordo” voluto da Roberto Menia “per non dimenticare mai la tragedia delle Foibe e l’Esodo dalle terre della Dalmazia di Fiume e dell’Istria con il seguito dei Campi Profughi”.

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Sia pure in base alle restrizioni anti Covid 19 con la preclusione al pubblico cui è stata riservata la possibilità di seguire la diretta streaming , le autorità civili militari e religiose Giuliane hanno presieduto alla deposizione delle corone insieme ai Consiglieri Comunali alla presenza del Sindaco Roberto Dipiazza e del suo vice Paolo Polidori oltre al Governatore Massimiliano Fedriga e al Prefetto Valerio Valenti, rappresentante del Governo insieme con la Senatrice Tatjana Rojc e con l’onorevole Sabrina de Carlo del M5 Stelle.

Il tutto all’unisono con l’Unione degli Istriani , organizzatori con gli enti locali , di oltre 350 eventi in funzione del “ricordare è un dovere” con iniziative per far conoscere quei tragici eventi nelle scuole di ogni grado e con la promozione istituzionale di studi convegni incontri e dibattiti per conservare la memoria e per valorizzare il patrimonio storico culturale letterario e artistico degli Italiani dell’Istria di Fiume e delle coste Dalmate; tributando il riconoscimento del loro contributo allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale Adriatica e preservando le tradizioni della Comunità Istriano-Dalmata residente nel territorio nazionale e all’estero.

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Tuttavia, al di là del ringraziamento per tutto quanto finalizzato ad onorare i martiri delle foibe e gli esuli sopravvissuti alla persecuzione dei comunisti Titini; non è potuto mancare il riferimento “per un dovere morale, al vergognoso oblio con vani tentativi e continui baratti e compromessi dei tanti anni di silenzio di Stato con la tardiva giustizia che, contrariamente agli accordi italo- Iugoslavi recepiti da Slovenia e Croazia eredi della Repubblica Federativa di Tito, materialmente ha omesso il risarcimento delle proprietà che i governi Italiani , per propria evidenteresponsabilità, hanno consentito alla Iugoslavia comunista di nazionalizzare , incamerandole illegalmente, in danno degli esuli fuggiti dall’Istria dalla Dalmazia e da Fiume. Con, in più, il paradosso che, proprio per l’Italia, il maresciallo Tito risulterebbe essere un degno Cavaliere di Gran Croce decorato di gran Cordone al merito della Repubblica”.

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A tale responsabilità esclusivamente Italiana si è riferito lo stesso Presidente della Regine FVG Massimiliano Fedriga con l’esortazione a che “ il Paese si metta in discussione sulle azioni colpevoli del passato, condannando con forza il negazionismo che non si può tollerare e, purtroppo , spesso non è sufficientemente condannato ; non potendosi scegliere di dimenticare perché, oltre a non onorare le vittime, significherebbe non impedire che gli errori del passato siano ripetuti ; mentre, di contro, vanno affermati i valori occidentali e rigettati i totalitarismi e i nazionalismi del 900’. Ne consegue che la stessa Regione Friuli Venezia Giulia, a nome delle Associazioni e dei cittadini che anche nei periodi bui si sono battuti per la libertà, si fa portavoce nazionale della richiesta di togliere l’onorificenza data a Tito”.

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Dello stesso tenore l’intervento del Sindaco Roberto Dipiazza che ha messo in rilievo la necessità che “la verità squarci il muro del silenzio con la vicinanza e la partecipazione che aumentano di anno in anno perchè non deve essere perduta la memoria, che è il lamento in ogni pietra , riguardante la tragedia dell’esodo Fiumano- Dalmata di 350000 esuli nel mondo , sottrattisi alla furia cieca dei partigiani titini.

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Altrettanto riecheggiato nell’omelia dell’Arcivescovo Crepaldi : “ Il ricordo va coltivato e custodito con l’affidamento alla materna consolante protezione della Vergine Maria Regina dei popoli e della pace. Mentre , l’essere presenti significa: testimonianza coraggiosa della verità storica di quella tragedia che troppi hanno fatto di tutto per rimuovere e negare; testimonianza convinta di denuncia degli orrori compiuti da uomini imbevuti di ideologie disumane che partorirono sopraffazione distruzione e morte; testimonianza di responsabilità morale verso le nuove generazioni con cui costruire un mondo segnato dai valori della giustizia e della pace; testimonianza di chi riscatta una stagione di odio e violenza con la preghiera in suffragio per le vittime di quella tragedia , con l’espressione di una affettuosa prossimità verso i loro famigliari e amici.

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La tragedia delle foibe e dell’esodo va ricordata perché la coscienza umana diventi sempre più forte di fronte ad ogni volontà di dominio e distruzione, tanto non solo per non commettere di nuovo gli stessi errori e contrastare l’insorgere di schemi illusori del passato, individuando il percorso per le presenti e future scelte di pace. Per questo, il ricordo è un orizzonte di speranza capace di ispirare scelte coraggiose e persino eroiche per rimettere in moto energie nuove nei singoli e nelle comunità. Quindi, il ricordo è impegno a lavorare nel quotidiano in un cantiere di pace, perché il mondo non ha bisogno di riciclati con selettivi vuoti di memoria ma di convinti artigiani di pace disposti ad un paziente lavoro di onore alla memoria delle vittime, ricercando la verità e la giustizia per indicare una speranza comune con ritrovata fiducia e solidarietà”.

cms_20942/foto_7.jpgBenchè non presente a Basovizza, dalle stanze del Governo unito in altrettanta commemorazione, il Presidente Mattarella non ha fatto mancare la sua riflessione su “quell’orrore delle foibe che tardò ad entrare nella coscienza nazionale e colpisce le nostre coscienze , con l’auspicio che dalle sofferenze e da quei lutti nasca un futuro di collaborazione”.

Rosa Cavallo

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