DEFICIT, IL GOVERNO ITALIANO VERSO L’ACCORDO CON BRUXELLES

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Alla fine si è tornati a quello che diceva il ministro Tria ad ottobre, ovvero scrivere una manovra con un deficit al 2%. Non sappiamo ancora se sarà 2.04 o 2.0 o 1.9 il deficit concordato dal presidente Conte con la Commissione europea. Quello che sappiamo è che il Governo gialloverde ha riconosciuto che una procedura di infrazione sarebbe stata troppo onerosa per il suo interesse elettorale, nonché una ulteriore punizione, immeritata, per il Paese e per gli italiani. Solo che, tutto questo, ha provocato, secondo uno studio della Fondazione Hume, diverse perdite di azioni quotate e miliardi persi in Btp e Bot .Certo, come conseguenza, lo spread è sceso di qualche punto, ma ha oramai compiuto un salto in avanti rispetto ai livelli di sei mesi fa.

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Ma andiamo con ordine: mercoledì il premier Conte è andato a giocarsi le ultime carte per scongiurare la procedura d’infrazione e il risultato è stato una rivisitazione delle spese. Il premier ha assicurato che le due misure-chiave (reddito di cittadinanza e quota 100) non verranno toccate perché dopo le relazioni tecniche si è scoperto che hanno bisogno di meno risorse rispetto a quelle previste inizialmente. Sarà, ma quei 3,6 miliardi di cui parlano tutte le indiscrezioni forse cambieranno il disegno iniziale dei due provvedimenti. Forse si andrà ad uno slittamento dell’entrata in vigore delle due “riforme”. Altre risorse verranno, ha detto sempre Conte, dal piano delle dismissioni. Si parla di 3 miliardi.

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Anche se per Jean-Claude Juncker, serve ancora uno sforzo, l’accordo tra Italia e Commissione Europea sembra essere vicino. Tanto che, per percorrere l’”ultimo miglio” il ministro dell’Economia Giovanni Tria non si muove da Bruxelles. “Avrò altri incontri - ha detto - resterò finché non arriviamo a un accordo”. Anche fino a domenica, limite massimo perché lunedì arrivi in Parlamento a Roma l’emendamento alla manovra che racchiuda il senso dell’intesa. Emendamento indispensabile perché alla riunione del 19 dicembre la Commissione stoppi la procedura per il debito. In realtà Bruxelles qualche sforzo in più lo chiede, soprattutto per la riduzione del deficit strutturale (al netto di fattori una tantum e ciclici), chiedendo un miglioramento dello 0,1% del Pil, mentre l’Italia aveva previsto un peggioramento dello 0,9%. Sarebbe in teoria l’1% del Pil, oltre 17 miliardi di euro, 7-8 di più dell’offerta di Conte.

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Si parla dunque di buoni progressi, ma il negoziato è tutt’altro che concluso, come ha già detto Moscovici. La Commissione dovrà valutare le tabelle con i nuovi numeri prima di dare un ok definitivo. Il vero problema ora potrebbe spostarsi sulle stime di crescita: nessuno crede che il Pil salirà dell’1,5%, visto che tutte le istituzioni parlano dell’1%. Per cui ci ritroveremo magari a maggio a combattere contro una nuova procedura d’infrazione perché verrà fuori che il Pil sarà molto più basso delle previsioni del governo.

Dure le critiche. Sui social i militanti si scatenano, ricordando le “dichiarazioni di guerra” all’Ue dei giallo-verdi di qualche settimana fa. Critiche alle quali, sul blog, replica Di Maio: “cambiano i decimali, non la sostanza”.

Mary Divella

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