DIETROFRONT DELL’UE

C’è ancora spazio per il caro vecchio "Buon Natale"

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Siamo nell’era del politically correct, ad anche il Natale non è sfuggito a questa ideologia e cultura di estremo rispetto verso tutti e tutto.

Notizia che è rimbalzata in ogni dove è stata la scelta della Commissione dell’Unione Europea di diramare delle linee guida sulla comunicazione, dal titolo “Union of Equality”, al cui interno vi sono 32 pagine di suggerimenti ed insegnamenti per i funzionari UE.

Fine ultimo di questo dossier era appunto trasmettere inclusività dialettica e comunicativa, cancellando con un colpo di spugna le discriminazioni.

All’interno del documento, che doveva inizialmente essere riservato, si trovano svariate specificazioni. Iniziamo con "cittadino immigrato", da abolire in quanto ferisce chi non ha cittadinanza. Poi "vecchi", offensivo per gli anziani, "malati di Aids" non corretto perché il termine "malato" è discriminatorio.

Ancora, si prosegue con meglio un "cari colleghi" piuttosto che "signore e signori". Al posto dei soliti "Mr", "Mrs" o "Miss" è preferibile un "Mx", anche se non è specificato cosa significhi. E ci sarebbero moltissimi altri esempi all’interno del documento.

A scatenare però gran parte delle polemiche, condite talvolta da una buona dose di ilarità, è stata la specificazione sull’uso di un augurio di "Buone Feste", piuttosto che "Buon Natale". Infatti, stando al politicamente corretto, augurare "Buon Natale" può essere discriminatorio per chi il Natale non lo festeggia, o il presepe non si cura di farlo.

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La commissaria maltese per l’Uguaglianza e Parità, Helena Dalli, fautrice del dossier, ha inizialmente difeso il suo lavoro – che, ricordiamo, doveva essere indirizzato ai soli funzionari dell’Unione Europea-, scatenando però reazioni irridenti ed arrabbiate, dalla Polonia all’Ungheria, alla Spagna, passando per i nostrani Salvini e Meloni.

Queste le parole di qualche giorno fa della commissaria Dalli: "Dobbiamo sempre offrire una comunicazione inclusiva, garantendo così che tutti siano apprezzati e riconosciuti indipendentemente dal sesso, dalla religione o dall’origine etnica".

Bruxelles ha poi precisato che tutto ciò era solo un invito verso chi lavora per conto dell’UE ad adottare un linguaggio più consapevole. Ma la bufera ormai era già scoppiata. A calmare le acque, alla fine, è stata proprio la stessa Helena Dalli, che ieri ha ritirato le linee guida sulla comunicazione inclusiva.

"La mia iniziativa di elaborare linee guida come documento interno per la comunicazione da parte del personale della Commissione nelle sue funzioni aveva lo scopo di raggiungere un obiettivo importante: illustrare la diversità della cultura europea e mostrare la natura inclusiva della Commissione europea verso tutti i ceti sociali e le credenze dei cittadini europei", ha così spiegato la commissaria.

Ha poi proseguito dicendo: "Tuttavia, la versione delle linee guida pubblicata non serve adeguatamente questo scopo. Non è un documento maturo e non soddisfa tutti gli standard di qualità della Commissione. Le linee guida richiedono chiaramente più lavoro. Ritiro quindi le linee guida, lavorerò ulteriormente su questo documento”.

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Un’interessante chiave di lettura sull’intera faccenda, e sulla più ampia scala di pensiero del politicamente corretto, l’ha poi data il presidente della comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e dell’Unione medica euro mediterranea (Umem), Foad Aodi che è intervenuto così: "Nessuno, compreso i musulmani, ha chiesto di cambiare parole, usanze, e identità religiosa e culturale a nessuno e non lo faremo mai. Serve e bisogna lavorare sul rispetto reciproco vero, su politiche a favore dell’integrazione, una legge d’immigrazione europea e non cambiare parole, usanze o identità di nessuno per mascherare il fallimento totale della Commissione Europea nelle politiche dell’immigrazione, l’integrazione e l’accoglienza”.

Infine, ha così concluso: "Noi continuiamo ad augurare Buon Natale e festeggiare il Natale tutti insieme come facciamo da anni in Italia, in Europa e da secoli in Palestina tra musulmani, cristiani, ortodossi e ebrei. La politica deve fare di più il suo dovere e il popolo altrettanto, ho l’impressione e la certezza che la gente è molto avanti rispetto alla politica”.

Riccardo Seghizzi

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