DIPENDENZA DA GAS RUSSO: SOSPETTI SU GRUPPI AMBIENTALISTI
Sarebbero stati finanziati dal colosso Gazprom per opporsi all’adozione del nucleare: operazioni sospette già dal 2014
È ormai tristemente chiaro quanto, seppur involontariamente, l’Europa stia “finanziando” l’attacco russo all’Ucraina tramite l’acquisto di gas, per una spesa pari a milioni di euro ogni giorno. Proprio per questo, il tema della dipendenza energetica dalla Russia è improvvisamente tornato in auge, dando vita ad una vera e propria corsa contro il tempo per ottenere l’indipendenza. Recentemente, tuttavia, in Francia è stato sollevato il sospetto che qualcuno non solo non stia offrendo il proprio impegno per raggiungere l’agognato traguardo, ma che vi stia addirittura remando contro.
Nello specifico, si tratterebbe di gruppi di ecologisti apparentemente contrari all’energia nucleare per ragioni legate alla tutela ambientale, che in realtà venivano finanziati nientemeno che dal colosso Gazprom per difendere strenuamente la propria posizione e favorire così l’acquisto del gas russo. Tali gruppi sarebbero stati attivi non solo in Europa (in modo particolare in Germania e Belgio) ma anche oltreoceano, negli Stati Uniti.
A rendere pubbliche queste scottanti rivelazioni è stato il direttore di Fondalpol (Fondazione per l’innovazione politica), Dominique Reynié, che in una intervista televisiva ha dichiarato: “Abbiamo trovato finanziamenti di Gazprom in particolare ad alcune Ong ambientaliste che hanno fornito ministri ad alcuni Paesi europei i quali si sono quindi imbarcati in una sorta di restituzione del favore difendendo l’uscita dal nucleare”. Le illazioni paiono essere fondate, visto che già nel 2014 l’allora segretario della Nato, Anders Fogh Rasmussen aveva rilevato operazioni sospette, sostenendo di aver “incontrato alleati che possono riferire che la Russia, nell’ambito delle sue sofisticate operazioni di informazione e disinformazione, si è attivamente impegnata con le cosiddette organizzazioni non governative – organizzazioni ambientaliste che lavorano contro il gas di scisto – per mantenere la dipendenza europea dal gas russo importato”.
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