DIVORZI BREVI, E’ BOOM TRA GLI OVER 65

Quarantun anni fa il nostro Paese, con tanto di referendum approvato a larga maggioranza dagli italiani, ha scelto di essere un paese divorzista. Il 12 e il 13 maggio del 1974gli italiani dissero “no” all’abrogazione della legge sul divorzio, confermando quindi l’esistenza dell’istituto introdotto in Italia nel 1970 con la legge Fortuna-Baslini, dal nome dei deputati Loris Fortuna, socialista, e Antonio Baslini, liberale, primi firmatari delle proposte poi abbinate nel corso dell’iter parlamentare.
Si trattò del primo referendum abrogativo della storia repubblicana, quello che finora ha raggiunto il quorum maggiore di votanti, l’87,72 per cento. A quarantun anni di distanza, dopo tante traversie e controversie, oggi in Italia è boom di divorzi brevi.
Dopo l’approvazione della Camera, lo scorso 26 maggio, la possibilità di divorziare in 6 mesi con la consensuale e in 12 mesi per una giudiziale, al momento potrebbe riguardare 250 mila coppie di separati. Si tratta di previsioni che stanno preoccupando i tribunali, perché le norme approvate sono retroattive, ovvero riguarderanno tutte le richieste di separazione registrate dal 2011 a sei mesi fa. L’impennata riguarda soprattutto le coppie dai 65 anni in su: una coppia su 5 ha scelto il divorzio breve negli ultimi due mesi.
Insomma per le coppie al capolinea da tempo, che magari hanno figli grandi e vite nuove, è arrivata l’ora di sfruttare la possibilità di mettere termine al loro matrimonio civile in poco tempo, molto spesso persino senza legali di mezzo e con appena 16 euro. In parallelo, con la riforma che ha accelerato i tempi con il divorzio breve, è entrata in vigore un’altra riforma importante, detta del “divorzio facile”. Si può cioè divorziare senza passare da un tribunale, ma con la cosiddetta negoziazione assistita di un avvocato o addirittura senza avvocati e davanti al sindaco, ma solo qualora non ci siano figli né trasferimenti immobiliari. Quest’ultima procedura ha il grande vantaggio di essere molto economica: con 16 euro di bolli è tutto fatto. La parcella degli avvocati è ovviamente salatissima.
Certo, servono requisiti particolari per fare le carte “lampo” del divorzio, a partire dalla separazione da più di 3 anni, dall’assenza di figli minori o con handicap e dall’inesistenza di pendenze economiche aperte tra i coniugi (la casa, le proprietà, il mutuo). E per promuovere una maggiore riflessione sulle decisioni in questione, la legge ha previsto pure un doppio passaggio davanti all’ufficiale di Stato Civile a distanza di non meno di 30 giorni. E i risultati, nonché i numeri, parlano. I numeri sui divorzi brevi e facili, riportati dall’Associazione matrimonialisti italiani (Ami), sono in continuo aumento, al punto che si ipotizza che nei prossimi mesi, sino a Natale, si potrebbero contare almeno altri 50 mila.
A quarantun anni dall’anniversario della vittoria del referendum sul divorzio, la legge appena approvata è il frutto di una mediazione non sempre semplice tra le forze politiche e recepisce le osservazioni di magistrati, esperti e associazioni. Una legge attesa da almeno due legislature e finalizzata a rendere più snelle le procedure legali e a ridurre i contenziosi, ma soprattutto una legge che ha un importante significato culturale, perchè accoglie l’esigenza di una maggiore vicinanza tra giurisprudenza e società reale.
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