DOPO NOVE ANNI IL RAIS HA VINTO E L’ITALIA PERDE LA LIBIA

IN FONDO ANCHE POST MORTEM LA VENDETTA HA IL SUO FASCINO

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Sono passati nove anni dalla defenestrazione e conseguente uccisione del colonnello Mu’ammar Gheddafi che hanno messo fine a quarantadue anni di storia della Libia; oggi che gli animi si sono placati e l’euforia dall’aver abbattuto il dittatore si è dissolta come neve al sole è l’occasione giusta per mettere nero su bianco quello che ho sempre pensato, le domande e i dubbi che mi sono posta subito dopo aver letto la notizia dell’uccisione di Gheddafi. Il colonnello Mu’ammar Gheddafi era certamente un dittatore, ma anche un uomo di forte carisma che aveva compreso benissimo che per “prendersi” la Libia non serviva la diplomazia, come superficialmente ha creduto di fare i paesi della Nato dopo aver decretato la sua morte, ma l’esercito. E’ stato un uomo che ha saputo sedare, con il terrore diranno i critici, le mire facinorose delle oltre centoquaranta tribù presenti sul territorio libico e stabilizzando l’intera regione per quarantadue anni. E’ stato un uomo che ha avuto un debole per lo stile di vita europeo, un amore per il calcio e un rapporto privilegiato con l’Italia anche se, diranno sempre i critici, ci aveva rifilato due missili alle porte di Lampedusa nel 1986 segnando il punto più basso dei rapporti diplomatici Italia-Libia, ci appellava come colonizzatori e pretendeva di allestire la sua tenda beduina quando era ospite nel nostro paese. Tutto vero, ma è altrettanto vero che dopo il “trattato d’amicizia” ratificato a Bengasi nel 2008 ha portato l’ENI ad essere l’azienda leader per l’estrazione di petrolio e gas e molte sono state le aziende italiane che hanno contribuito allo sviluppo dell’economia libica con grandi profitti di ritorno.

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Nel 2011 con la morte umana e politica di Gheddafi l’Italia è fuori dai giochi, fatta fuori da chi ha deciso l’uccisione del rais e abbagliata dalla sua grandeur (vedi alla voce Francia) pensava di avere un ruolo strategico nell’area, ma che oggi è lungi dall’avere. Oggi con gli ultimi avvenimenti è palese che la grandeur si è sgretolata come un castello di carta e che la Libia non sarà più un affare europeo è fatto assodato, ma un affare tutto Turco, Russo e forse Egiziano. E se la Libia sarà di chi se la prenderà con gli eserciti, come aveva predetto e fatto il dittatore Gheddafi, gli effetti indesiderati saranno tutti sulle spalle dell’Italia che colpevolmente diede l’avallo alla defenestrazione del rais facendosi così soffiare lo scettro di paese determinante nella questione libica da una grandeur che col senno di poi si è rivelata davvero piccola piccola. Quando si decide, a voi dire se sia giusto o meno, di abbattere un qualsivoglia dittatore di un qualsivoglia paese per esportare la democrazia (vedi alla voce petrolio e ipocrisia) si deve avere almeno la decenza di sapere se sul posto ci siano uomini e una classe politica preparata e carismatica da poter reggere un’onda d’urto di tale portata. A mio modesto parere né Haftar, né Al Serraj hanno il carisma e la forza per stabilizzare un paese così complicato e fazioso come la Libia, oggi hanno capito che non saranno mai i nuovi Gheddafi e che hanno bisogno di appoggi, palesi o meno, di peso per la vittoria finale (vedi alla voce Turchia e Russia).

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Parafrasando un vecchio detto: “si stava meglio quando si stava peggio in Libia?”, lascio a voi decidere, ma oggi sono in molti a rimpiangere il dittatore Gheddafi soprattutto chi in modo dilettantesco pensava di prendersi e gestire la Libia, scalzando i partner europei, con la diplomazia senza sporcarsi le mani e tutti quelli che ieri hanno festeggiato alla morte del dittatore oggi hanno davvero pochi motivi per festeggiare. L’Italia ha da sempre uno strano rapporto con la politica estera, siamo amici di tutti, ma nei momenti topici ci tiriamo indietro (vedi alla voce avallo all’uccisione di Gheddafi), non vogliamo sporcarci le mani, ma la democrazia ha un costo, aspettiamo che qualcuno venga a salvarci e ci tolga le castagne dal fuoco (vedi alla voce U.S.A.), l’opinione pubblica italiana è storicamente disinteressata alla politica estera anche di quell’estero tanto vicino a noi. Difatti l’Italia oggi ha perso la Libia perché ha cercato in un Europa assente il salvatore che non è stata, la decisione che non ha preso, le promesse che non ha mantenuto; oggi dopo nove anni dall’uccisione del dittatore mi immagino il colonnello Mu’ammar Gheddafi che ride sornione e che dopo nove anni ci serve una raffinata vendetta…in fondo anche post mortem la vendetta ha il suo maledetto fascino!

Teresa Zagaria

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