Desirée Digeronimo: “La politica che vorrei “

Dinanzi ai seggi polizia per scongiurare brogli e vendita dei voti

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Desirée Digeronimo, candidata alle elezioni per il Consiglio Regionale pugliese, capolista della civica a sostegno di Michele Emiliano “La Puglia con Emiliano” nasce in provincia di Catania 50 anni fa. Da quando aveva 16 anni vive a Bari. Ama la Sicilia “della mia giovinezza e amo profondamente la Puglia, che considero la mia casa”.

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Entrata in magistratura nel 1991 presso il tribunale di Matera. Dal 1998 viene traferita a Bari. Dal 2003 lavora nella Direzione Distrettuale Antimafia. Si occupa di famosi processi contro i clan mafiosi che in quegli anni insanguinano Bari, riceve minacce. Per sei lunghi anni vive, con la famiglia, sotto scorta. Dal 2013 lavora presso la Procura di Roma “ma attualmente sono in aspettativa”.

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C’è qualcosa che non rifarebbe della sua vita professionale?

No: è un percorso che rifarei tutto, passo dopo passo.

Un aspetto di questa campagna elettorale che non le piace?

Temo ciò che sta accadendo in questi giorni: un mercato. Senza che questo venga visto e affrontato dalla politica nella maniera più adeguata per evitare che accada ancora. Lo trovo inaccettabile e vorrei che la classe politica tutta, a prescindere dagli schieramenti e dai partiti, riflettesse. Ma, per ciò che sta accadendo in questa competizione elettorale e per ciò che potrebbe accadere dinanzi ai seggi, si dovrebbe agire ancora più concretamente. Lo dico da magistrata, oltreché da candidata.

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Cioè?

Le forze dell’ordine devono procedere all’identificazione di tutti coloro che stazioneranno fuori dai seggi durante lo scrutinio per “registrare” i voti dei singoli candidati. Verificando che non ricevano alcun compenso garantendo a nessun candidato un certo numero di voti. L’attenzione, dato ciò che sta accadendo, deve essere al massimo: i controlli devono essere preventivi. Chiederò alle forze dell’ordine di effettuarli. Naturalmente saremo pronti a denunciare, come invita a fare Michele Emiliano.

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C’è una battuta che circola, in queste settimane: ci sono più candidati alle elezioni per il consiglio regionale, che programmi..

Battuta vera, ma non mi riguarda, ho un programma di lavoro concreto e pronto per i pugliesi. (mi porge un pieghevole, non il solito santino elettorale, titolo “ I nostri obiettivi”).

Bene, il programma c’è: provi a sintetizzarlo in cinque parole.

Mi accusano di essere logorroica (sorride), quando parlo della politica che vorrei ma, ci provo: onestà, dignità, lavoro, ambiente, salute. Con una precisazione, se posso aggiungerla…

Prego.

Vorrei che la persona, il cittadino con i suoi bisogni, tornasse al centro del pensiero e , conseguentemente, dell’azione politica. Il mio programma concorda con quello di Emiliano, per una ragione chiara: è l’unico che ha provato a fare un programma, appunto, partecipato, guardando il cittadino negli occhi.

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E i programmi degli altri, quei pochi presentati ai futuri elettori, non c’è nulla che salverebbe?

Quali programmi? Non riesco a percepirli. (ci pensa qualche minuto). Forse qualche punto di ciò che promette di fare il Movimento5Stelle può essere condivisibile, forse…

Ma…

Ma l’arte del governare è difficile. E loro non vogliono confrontarsi mai con nessuno.

La malagiustizia: quanto nuoce alla buona politica?

Tantissimo, soprattutto nuoce ai cittadini. Temo di più i tempi lunghi, della giustizia: la verità giudiziaria, che non sempre corrisponde a quella storica, deve essere veloce. I tempi lunghi rischiano di trasformare il processo in una gogna mediatica. Questo è intollerabile.

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Di lei , nonostante una lunga carriera che l’ha vista pubblico ministero in processi che hanno ripulito Bari da clan sanguinari, si conosce soprattutto la vicenda giudiziaria legata a Vendola. Dopo la quale è stata trasferita alla Procura di Roma. Quanto le ha nuociuto questa vicenda?

Guardi: mi è servita moltissimo per comprendere che questo Sistema/Paese va cambiato perché, a prescindere dalla vicenda processuale sfociata in una assoluzione, rimane in piedi il sistema di un Paese che delega al favore, alla conoscenza ciò che dovrebbe essere delegato alla regolamentazione, alla capacità, al merito. Le faccio un esempio: la scuola. Hanno ragione gli insegnanti a protestare affinché questa riforma venga rivista e corretta. Trovo a dir poco sconcertante che un preside abbia tanto potere.

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(Ci alziamo salutandoci con una stretta di mano e, con molta semplicità, mi arriva un amichevole bacio su entrambe le guance. Accade raramente, anzi mai, che un’intervista si concluda così. Desirée Digeronimo è graziosa, sorridente, di modi semplici ed educati. Come la politica che vorrebbe).

Attilio miani

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