Disabilità: quando i diritti sono strumenti per le pari opportunità

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cms_169/1_Inclusione-ticinoInclusione-ticino.jpgIntegrazione, inclusione scolastica e sociale, pari opportunità: parole che sintetizzano le ragioni profonde di una nuova filosofia dell’integrazione che si esprime nel diritto di ognuno di essere al mondo e di realizzarsi nella propria identità-diversità.

cms_169/2_download.jpgI principi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità che promuovono la persona ad essere se stessa, a mantenere la sua identità nonostante la diversità, ad espandersi e a contemplare la possibilità di un concreto progetto di vita, senza alcuna discriminazione derivante dal deficit fisico, intellettivo o sensoriale, sono ancora teorie sulla carta, lontane da una effettiva possibilità di applicazione nella vita di tutti i giorni.

cms_169/3.jpgL’Italia è annoverata tra i paesi più avanzati nel campo dell’affermazione dei diritti delle persone con disabilità. Il nostro ordinamento, infatti, già con la legge 5 febbraio 1992, n. 104 ha inteso garantire il pieno rispetto della dignità e i diritti di libertà e di autonomia della persona con disabilità. Tuttavia le norme da sole non bastano. Occorrono processi di aggiornamento, revisione e potenziamento degli strumenti di cui si dispone, che accrescano l’inclusione sociale e la diretta partecipazione delle persone con disabilità, nonché politiche e battaglie culturali affinché la cultura dei diritti possa affermarsi. Perché, inutile precisarlo, la vera integrazione dei portatori di handicap, prima di concretizzarsi in un’operazione organizzativa e sociale, deve configurarsi come un’operazione mentale, come un cambiamento nella cultura e nel modo di pensare non caratterizzante e non emotivo, che consenta di far raggiungere una parità reale tra le persone che presentano abilità diverse.

cms_169/4.jpgMa, oltre a tutto questo, occorrono anche risorse. Anzi, occorrono soprattutto risorse. Già, perché il nodo centrale della questione è anche e soprattutto la mancanza delle risorse destinate al sociale. E’ tutt’altro che chiaro, per esempio, in che modo la Legge di Stabilità per il 2014 recepirà le richieste provenienti dal sociale e dal mondo delle persone con disabilità. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio smantellamento del welfare, con la grave conseguenza di un aumento diffuso ed indiscriminato della povertà e del disagio sociale. Eppure, parliamo di quell’Italia che per anni ha rappresentato un modello per l’Occidente con l’abolizione nella scuola delle classi differenziali a metà degli anni ’70.

cms_169/5_.jpgA distanza di quarant’anni, in quella stessa Italia, sembra essere completamente cambiata la sensibilità e la coscienza collettiva. L’osceno azzeramento del fondo della non autosufficienza dell’ultimo governo Berlusconi, modificato appena dal governo Monti, rappresenta un esempio "esemplare" della sensibilità politica dell’ultimo ventennio. Per non parlare, poi, delle oltre 15.000 famiglie di bambini disabili che, negli ultimi tre anni, sono ricorse al TAR in tutte le regioni d’Italia per assicurare un insegnante specializzato ai loro figli, dopo che la sforbiciata di posti di lavoro nella scuola pubblica è ricaduta pesantemente sugli studenti come un attentato al diritto allo studio e all’apprendimento.

cms_169/6.jpgSe a tutto questo, poi, si aggiunge un lista lunghissima di questioni non risolte - la definizione dei criteri per la determinazione del reddito familiare, la definizione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), una seria politica di sostegno all’inserimento lavorativo – si può comprendere come la disabilità, nel suo complesso, non sia, in Italia, da tempo al centro dell’attenzione politica e sociale, se non in casi di emergenza.

cms_169/7.jpgLa vicenda drammatica di Raffaele Pennacchio, malato di Sla, morto, lo scorso 23 ottobre, al termine di un presidio estenuante davanti al ministero dell’Economia, a Roma, ha turbato non poco governo e opinione pubblica. Solo cosi, la stragrande maggioranza degli italiani ha saputo che, tra i malati di Sla, molti si battono da anni, con tenacia e coraggio, facendo scioperi della fame, scioperi dei farmaci, presidi all’addiaccio. Solo cosi è stata urlata all’opinione pubblica la protesta dei tanti che vivono in carrozzine e dei tanti che vivono attaccati a macchinari vari.Tuttavia, il sacrificio personale non può diventare lo strumento della lotta democratica.

cms_169/8.jpgPerché in un Paese con una magnifica carta costituzionale come la nostra, il rispetto e la dignità della persona non sono voci da spending review, non sono numeri, né, tantomeno, voci di bilancio, ma patrimonio immenso da tutelare.

Mary Divella

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