Donne in prima linea

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Il cammino delle donne è stato caratterizzato da momenti di conquista davvero importanti. Andando indietro nel tempo, possiamo riferirci alla cosiddetta “Autorizzazione maritale”, già in vigore nel Codice Civile del 1865, che vincolava le donne alla figura maschile del padre o del marito nel sistema giuridico ponendole in netto svantaggio rispetto ad essi. La Legge del 17 luglio 1919, di fatto, offriva invece alle donne la possibilità di accedere a tutte le professioni anche se bisognerà aspettare tempi più recenti affinché esse possano esercitare il proprio potere giurisdizionale e politico, così come quello della difesa dello Stato. Una tappa fondamentale, inoltre, ha segnato profondamente l’immaginario collettivo degli anni ‘40, precisamente il 1946, grazie al diritto di voto, come appare dalle foto dell’epoca che ritraggono donne con volti sorridenti e soddisfatti nel compiere questo significativo gesto. Le donne, da questo momento, divengono le protagoniste della propria vita e consapevoli cittadine, inserite nella società perché parte contribuente di essa. Si affermano sempre con più certezze nei vari settori lavorativi che le vedono professioniste, impiegate ed operaie. A pieno titolo si inseriscono con successo nelle comunità cittadine, spinte dalla necessità di sperimentare occasioni per migliorare ed aprire i propri orizzonti. Adesso sono fermamente convinte di poter contare sulle proprie forze in piena autonomia!

cms_12098/2.jpgElsa Conci ebbe modo di esprimere, in qualità di delegata nazionale del Movimento femminile della DC (Democrazia Cristiana), il suo giudizio in merito al diritto di voto da parte delle donne visto come possibilità di salvezza in un mondo in cui gli uomini finalmente potevano ascoltarle, in quanto le LEGGI erano in grado di difenderle, perché pensate e scritte da persone “con principi sani, saldi e puri”. Finalmente la donna era tutelata dalla MORALE ed anche la dignità era SALVA.

É doveroso, inoltre, un cenno ad ognuna delle 21 MADRI COSTITUENTI elette per scrivere la COSTITUZIONE ITALIANA nel 1946, se non altro per conoscerne i nomi. Ognuna di esse era impegnata su più fronti: insegnanti per la maggior parte, ma anche sindacaliste, giornaliste, ispettrici del lavoro, artigiane, crocerossine, dirigenti, ricercatrici a rappresentanza delle varie aree ideologiche PC, PSI, DC.

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Queste donne hanno difeso la libertà di espressione ed hanno appoggiato, a volte, la pubblicazione da parte dei giornale delle rettifiche di notizie su persone di cui è stata lesa la dignità. É bene menzionarle tutte: Teresa Noce, Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Bianca Bianchi, Maria De Unterracheter Jervolino, Filomena Delli Castelli, Maria Federici Agamben, Nadia GallicoSpano, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Nilde Iotti, Teresa Mattei, Angelina Merlin, Angiola Minelli Molinari, Rita Montagnana, Maria Nicotra Verzotto, Ottavia Penna Buscemi, Elettra Pollastrini, Adele Bei, Maria Maddalena Rossi, Vittoria Titomanlio. Capaci degnamente di svolgere il proprio dovere e di rappresentare ogni persona grazie al proprio contributo hanno dimostrato come senza essere assistite ed autorizzate anch’esse potevano spingersi a compiere ciò che precedentemente è stato appannaggio maschile. La Costituzione, appellandosi a quel principio fondamentale per cui ha lottato strenuamente Tersa Noce, la prima in elenco, sostiene che “Tutti i cittadini sono UGUALI davanti alla LEGGE e senza distinzione di sesso”.

C’è parità ai nostri giorni grazie a queste donne, perché siamo tutti dell’avviso che il limite all’affermazione delle donne non fosse determinato dal genere, bensì da un’errata convinzione maschilista. Le donne oggi sono in prima linea e non più dietro le quinte come un tempo relegate a svolgere mansioni unicamente inibenti nell’esercitare la propria intelligenza e ben lontane dallo sperimentare con pienezza la propria libertà, soprattutto intellettuale. Come ebbe modo di affermare Papa Paolo VI, a conclusione del Concilio Vaticano II il giorno 8 dicembre del 1965, nonostante l’imperversare di una mentalità di parte all’interno della Chiesa “le donne hanno il compito di salvare la pace nel mondo”.

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Don Abramo Levi in tempi più recenti, nella sua opera intitolata “La bibbia fuori dal tempio”, dice espressamente che il culmine della creazione non è l’uomo, bensì la donna. Con essa la creazione fa un passo in avanti, quello stesso che costituirà “l’ultimo ed inaudito” passo. Dio di fatto comprende sia il femminile che il maschile, è allo stesso tempo cioè uomo e donna. Chi è in Dio non noterà più la differenza fra i due generi. Ciò che ha determinato il decadimento umano nel corso della storia ed ha prodotto il male è stato quel congenito disordine che ha dato origine ad un rapporto sbagliato con la donna.

Ester Lucchese

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