Dubai: donna inglese viene arrestata per un commento su Facebook

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Molti Paesi arabi, com’è risaputo, non garantiscono una particolare libertà a chiunque desideri esprimere le proprie opinioni, specialmente quando il punto di vista in questione appartiene ad una donna. Non v’è dunque molto di cui stupirsi se perfino un banale commento sui social network rischia di divenire oggetto della persecuzione della polizia e della magistratura araba. Eppure, non era mai accaduto prima d’ora che a finire in carcere per un commento su Facebook fosse addirittura… una donna straniera.

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Per comprendere come ciò sia potuto accadere è necessario risalire ad oltre vent’anni fa, quando una donna di Richmond, Laleh Shahravesh, incontrò un immigrato portoghese di nome Pedro Manuel Dos Santos del quale si sarebbe ben presto innamorata. Dopo essere convolati a nozze, i due avrebbero messo al mondo la propria prima ed unica figlia, Paris. Forse per il desiderio di vivere in un ambiente differente o forse per tentare la fortuna in un Paese ricco ed emergente, la coppia si sarebbe ben presto trasferita negli Emirati Arabi Uniti, a Dubai. Probabilmente, una volta lì le cose non andarono nel migliore dei modi per la coppia, ad ogni modo, le difficoltà legate all’adattamento alla realtà mediorientale spinsero Laleh a tornare in Inghilterra con la figlia, non senza tuttavia aver prima ottenuto dal marito la promessa che, nel giro di pochi mesi, le avrebbe a sua volta raggiunte.

Non deve dunque essere difficile immaginare lo stupore e la rabbia provati dalla donna quando, in quella che doveva essere una giornata come tante altre, ricevette senza alcun preavviso dal marito i documenti per il divorzio. Ancor più grande tuttavia dev’essere stata la sorpresa della donna quando, aprendo i social network, ha scoperto il marito in compagnia di una donna quattordici anni più giovane di lei, Samah Al Ammadi. Immediatamente, la donna ha iniziato a commentare le foto del marito con frasi che lasciano ben poche ambiguità riguardo quello che doveva essere il suo stato emotivo: “Spero che tu finisca sottoterra, maledetto! Mi hai lasciata per questo cavallo!” .

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Per aver augurato la prematura dipartita all’ex consorte non vi furono conseguenze degne di nota, ma per aver paragonato l’evidentemente ben più permalosa Samah Al Ammadi ad un cavallo Laleh venne denunciata alle autorità arabe. In un primo momento apparve che neppure tale decisione fosse destinata a condizionare in maniera significativa il corso degli eventi; semplicemente, la vita delle due rivali amorose proseguì esattamente come prima per tre lunghi anni e per tre lunghi anni, ciascuna delle due ebbe il buon senso d’ignorare l’altra. Eppure, non più tardi di un mese fa Pedro Manuel Dos Santos assecondando suo malgrado il desiderio della propria ex moglie, è stato colto da un malore che, purtroppo, gli sarebbe stato fatale.

Nonostante non provasse più alcun affetto per il marito, Laleh ha voluto che sua figlia assistesse ai funerali del padre, ed essendo quest’ultima minorenne non ha avuto altra scelta che accompagnarla di persona a Dubai. Un viaggio che le sarebbe stato fatale, considerando che la zelante memoria delle autorità dell’Emirato avrebbe spinto quest’ultime a dar seguito alle denunce del 2016 e a processare la donna per gli insulti pubblicati ormai diversi anni prima sui social network. Ciò che stupisce ancor più della storia in sé tuttavia, è l’esito della stessa: la donna è infatti stata condannata nella giornata di lunedì a due anni di carcere e al pagamento di una multa di ben 50 mila sterline che, per sua stessa ammissione, non è in grado di pagare dal momento che avrebbe speso i propri ultimi risparmi proprio per finanziare il celeberrimo viaggio a Dubai; attualmente, al contrario, la nostra protagonista si trova nell’impossibilità di pagare perfino l’affitto dell’appartamento in cui vive (non che ora questo possa essere per lei un problema prioritario).

Sua figlia, dopo essere stata a sua volta trattenuta per dodici ore dalle autorità, è stata finalmente messa su un aereo per Londra che l’ha riportata a casa. In quanto a Laleh, non solo non ha avuto la stessa possibilità ma, coerentemente con la prassi del luogo, si è vista ritirare il proprio passaporto.

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Se da un lato è stata evidente la soddisfazione della querelante (“Non mi dispiace, è giusto che la legge faccia il suo corso”), non altrettanta approvazione sembra essere giunta dalle numerose organizzazioni internazionali che già negli ultimi anni si erano battute per ottenere dagli Emirati una maggiore flessibilità in merito al tema della libertà d’espressione e una più cospicua tolleranza circa i linguaggi formali tipici dell’era digitale. Un portavoce del Foreign Office ha già dichiarato di essersi da poco messo in contatto con le autorità locali per giungere ad una soddisfacente risoluzione del caso, ed in fondo, l’auspicio di tutti noi è che la sua “missione” possa avere successo. Già, perché sebbene è innegabile che taluni insulti sui social network siano sgradevoli e ineleganti, è altrettanto innegabile che non può essere considerato giusto trattenere in carcere una donna che, dopo essere stata improvvisamente lasciata dal marito, ha avuto come unica colpa quella di esternare la propria frustrazione in una maniera un po’ più esplicita del dovuto, in fondo, un attimo di ira non può essere abbastanza grave da giustificare la permanenza di due anni in una prigione straniera.

Gianmatteo Ercolino

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