EDUCATIONAL FOR ALL

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In passato, il bambino con disabilità era confinato all’ultimo banco con l’etichetta di handicappato, e relegato nella classe differenziale. Nel 1979 il cambiamento arriva dal Regno Unito, mediante l’emanazione di un documento, il Warnock Report, dove gli alunni con difficoltà di apprendimento sono definiti “sen” (children with special educational needs, bambini con esigenze educative specifiche). In questo rapporto viene puntualizzata la necessità di un maggiore sostegno da parte della scuola nei loro confronti. Subito dopo, il documento viene accolto negli Stati Uniti, e solo nel 2012 è riconosciuto e introdotto in Italia. A questo punto, la scuola intraprende una nuova progettualità, che volge lo sguardo verso soluzioni educative e opportunità più ampie rispetto al passato.

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Il disturbo dei bambini con bes (bisogni educativi speciali) può scaturire da fattori che influiscono negativamente sullo sviluppo psichico, come isolamento sociale, deprivazione affettiva, tensione ed ansia, scarsa autostima, assenza di motivazione e disadattamento. I bes sono, in definitiva, tutti gli svantaggi fisici e comportamentali (intellettivi ed emotivi, sociali, economici e linguistici).

Tra i più frequenti problemi presenti nei bambini in età scolare, un fenomeno alquanto diffuso è la disgrafia. Questo bes può derivare da ritardi nell’apprendimento del linguaggio, con difficoltà nella comunicazione. Similmente, la dislessia, che deriva da un deficit di coordinazione motoria e da un’incompleta lateralizzazione. La disgrafia, che può diventare evolutiva, spesso si presenta contestualmente con la disortografia. In questo caso, i bambini hanno difficoltà a tradurre correttamente i suoni che compongono le parole e a trasferirli in simboli grafici.

I bambini affetti da disagi necessitano di risorse pubbliche e private a supporto della loro educazione, con interventi educativi e didattici potenziati, capaci di garantire percorsi formativi appropriati, sotto il segno delle pari opportunità. In virtù di questo presupposto, non è prevista un’educazione marginale, classificata e individuale, ma un progetto educativo rivolto a tutti i bambini. L’Unesco avvalla questo concetto, attraverso la coniazione di una nuova espressione, entrata in vigore quest’anno: Educazione per Tutti.

Malgrado tutte le buone intenzioni e le riforme, il diritto allo studio dei bambini diversamente speciali, spesso, non è garantito pienamente a causa delle scarse risorse di molti comuni, ed è risaputo come questi servizi siano fra i primi a subire “tagli”.

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Ci chiediamo se un’educazione uguale per tutti sia coerente con le difficoltà attualmente riscontrate dai giovani e con i disagi che emergono durante e dopo il percorso scolastico. Il “diploma per tutti” è un bene assoluto? Per una corretta organizzazione, è necessario intraprendere precise decisioni, puntando su obiettivi minimi piuttosto che su programmi differenziati. Nel primo caso, il diploma conduce alla possibilità di accedere agli studi universitari. Nel secondo caso, questi giovani conseguono la maturità ottenendo un semplice attestato di frequenza.

Il diritto al titolo si basa sul principio secondo cui “se non si può dimostrare l’incapacità di superare il traguardo, deve essere dato per superato”. Il diploma a tutti i costi favorisce l’inclusione sociale. E’ giusto fornire ai giovani con disabilità opportunità basate sulle loro reali competenze. Sappiamo anche come il riconoscimento di un’invalidità produca l’inabilità al lavoro. Ma è sempre il merito di ciascuno a fare la differenza.

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La nuova visione dell’istruzione si esplica attraverso una politica etica della scuola, accogliente verso tutti i soggetti in divenire. La pedagogia olistica, abbracciando tutti, si dispone favorevolmente alle minoranze etniche, religiose e a tutti qui ragazzi con problematiche sociali, culturali e psico-fisiche. Il miglior risultato si ottiene mediante la didattica, i laboratori e la sperimentazione di nuovi progetti, lavorando su tutta la classe e coinvolgendo indistintamente ogni allievo. Per ottimizzare i risultati, è indispensabile creare una rete con i genitori e gli insegnanti, il territorio e i servizi di cui esso dispone, beneficiando delle risorse locali individuate dalla scuola e connettendo tutti indistintamente affinché ognuno diventi risorsa per l’altro.

Susy Tolomeo

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