EFFE DI FEMMINA
Si dice che dietro un grande uomo ci sia sempre una grande donna. Dunque si mira a dar per scontato che sia la donna a rendere un uomo migliore. Ma il gentil sesso, così come viene definito, vive o sopravvive in un ambiente socioculturale ed economico che tende a metterlo sempre in secondo piano. A parole le donne sono uguali all’uomo, nei fatti no.
Strage degli innocenti, Guido Reni
Oggi come sempre, l’educazione impartita in una famiglia è fondamentale. Non dimenticando che il periodo recente consegna ai genitori, in primis, la chiave della svolta. Il presupposto consiste nell’insegnamento sin da piccoli dell’uguaglianza dei sessi, mediante l’esempio e mai con le sole parole. Oggi che i numeri crescenti delle vittime di femminicidio segnano record storici. La mente corre il rischio dell’assuefazione. I racconti di cronaca ci condannano a fatti raccapriccianti, snocciolati nei vari particolari. Esiste una cultura dell’orrore. Questo respirare morte continua è una condanna a chi farà ancora peggio. E sovvengono alla mente altri nomi e tombe e marmi che rivendicano diritto alla vita. Lo chiamano femminismo da qualche altra parte, questo sentirsi legittimamente di sé stesse, chiedere uniformità in ogni campo e volere la scelta consapevole.
Bernini, Ratto di Proserpina
Il patriarcato impone figure di donne fragili, complessate, limitate, sole, assurte ad eroine nel momento in cui cercano l’indipendenza. Donne che se prendono una decisione poi si condannano a morte. Donne che se osano sottrarsi, vengono additate a vita. Donne che se alzano la testa un pochino più dell’uomo vengono seppellite. Ed è completamente inutile parlare di misoginia se poi si continua con la mistificazione del corpo femminile. Occorre sensibilizzazione certo, come si diceva prima di tutto in famiglia e contemporaneamente nei vari contesti, da quelli scolastici a quelli lavorativi. Inoltre si dovrebbe pretendere un sistema giudiziario che condanni ogni tipo di violenza, a prescindere. Leggi ferree e certezza della pena, evitando lungaggini burocratiche e prescrizioni del caso, davvero imbarazzanti. Cambiare la rotta si può in nome di tutte quelle donne che non sono riuscite a farlo, per quelle martirizzate, massacrate e, peggio ancora, dimenticate. Lasciare ad ognuno la serenità e la libertà di scoprire e magari raggiungere la propria identità nel rispetto reciproco. Una fune può essere utilizzata come cappio ma se viene legata a due estremi si può renderla altalena. Non è mai l’oggetto è l’uso che se ne fa.
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