ELEZIONI IN SPAGNA

VINCE IL PSOE, MA DOVRÀ CONTRATTARE

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Il Partito Socialista di Pedro Sànchez ha ottenuto 123 seggi, con il 28,7% dei voti. Il calo di Podemos, però, impedisce alla sinistra di raggiungere da sola i 176 seggi di maggioranza assoluta

La Spagna ha votato per la difesa dei diritti e delle libertà, dell’uguaglianza e della giustizia sociale, per un Paese che guarda al futuro e vuole continuare a progredire. Grazie agli oltre 7.300.000 spagnoli e spagnole che hanno fatto affidamento sul Psoe”, così in un tweet, il leader del partito socialista, Pedro Sànchez, dopo gli scrutini delle elezioni di domenica scorsa in Spagna. Questo è il dato di fatto che è che il PSOE ha ottenuto il 28,7% dei suffragi, e, di conseguenza, con 123 seggi al Congresso, non avrà bisogno immediato del supporto degli indipendentisti. Le consultazioni elettorali hanno registrato una partecipazione record, che sfiora il 76%, tanto che si era paventata la possibilità di un boom degli estremisti di Vox, dovuto ad un’enorme affluenza alle urne dei nostalgici del franchismo. Così, però, non è stato, e il partito di Santiago Abascal si è dovuto “accontentare” di 24 seggi, risultato comunque straordinario per un movimento che, rispetto a due anni fa, ha guadagnato 2 milioni e mezzo di voti. La maggior parte delle preferenze ottenute da Vox, tra l’altro, sono state sottratte ad un suo potenziale alleato: il Partito Popolare, che paga gli scandali che coinvolsero l’ex-Presidente Rajoy, oltre alle politiche di Pablo Casado, che ha decisamente portato il PP in una posizione molto meno moderata rispetto a quanto fosse in precedenza. Il risultato è che quest’ultimo ha ottenuto il peggior risultato di sempre, perdendo ben 71 seggi. Sempre guardando a destra, si registra inoltre un buon risultato di Ciudadanos, che guadagna 25 seggi pur non riuscendo nel sorpasso sui popolari, tanto sperato da Albert Rivera. La destra unita ha ottenuto in totale il 42,7% (147 seggi), ma, non avendo altri possibili appoggi parlamentari, è destinata ad una legislatura all’opposizione.

cms_12655/2.jpgSe il primo obiettivo del Partito Socialista era quello di sconfiggere il diretto avversario politico, il secondo obiettivo era sicuramente quello di scongiurare la necessità di ricorrere all’appoggio dei partiti indipendentisti per poter governare. Proprio questi ultimi, infatti, avevano causato la caduta del precedente governo, votando contro la legge di bilancio. Per fortuna di Sànchez, l’ERC di Oriol Junqueras, che è in carcere da un anno e mezzo per i fatti relativi al referendum per l’indipendenza catalana, e il PDeCAT guidato dall’esiliato Puigdemont, che hanno ottenuto rispettivamente 15 e 7 seggi, non dovrebbero essere determinanti. Infatti, nonostante il pessimo risultato di Unidas Podemos, che ha ottenuto solo il 14,3%, perdendo 29 seggi e passando quindi dai 71 della precedente legislatura ai 42 attuali, se i due maggiori partiti di sinistra dovessero ri-allearsi, a Sànchez basterebbero alcune astensioni per ottenere la maggioranza relativa alla seconda votazione ed essere nominato Presidente. Questo sostegno indiretto potrebbe, con tutta probabilità, giungere dai vari partiti nazionalisti. Una seconda opzione numericamente possibile, e che, anzi, garantirebbe alla Spagna una governabilità stabile, sarebbe un accordo tra il PSOE e Ciudadanos, partito pro-Europeo e facente parte dell’ALDE in Europa. Questa possibilità, però, è attualmente da escludere, considerando che tra i leader dei due partiti non scorre buon sangue. Tra l’altro, nel gruppo ALDE, Ciudadanos è forse il partito più sbilanciato verso posizioni di destra. Da segnalare, infine, il dato riguardante la percentuale di donne elette: dei 350 parlamentari del Congresso spagnolo, il 41,1% saranno ora donne. Per la Spagna, e anche per l’unione Europea, si tratta di un record.

(Foto da AdnKronos- si ringrazia)

Giulio Negri

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