ELEZIONI POLITICHE 2022...
Letta ’sfida’ Meloni a confronto tv - Conte: "Alleanza con Pd dopo il voto? Improbabile" - Letta alle prese con puzzle alleanze - Meloni: "Squadra di governo si fa su base risultato voto" - Renzi carica i suoi

Letta ’sfida’ Meloni a confronto tv
Enrico Letta, segretario del Pd, ’sfida’ Giorgia Meloni ad un confronto tv prima delle elezioni politiche 2022 in programma il 25 settembre.
"Sarei disponibile? Se la convincete...", dice Letta ospite di La corsa del voto, su La7.
"Io sono qui, anche il 15 agosto".
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Conte: "Alleanza con Pd dopo il voto? Improbabile"
"Alleanza con il Pd dopo il voto? Mi sembra improbabile" quel partito "si è messo in un calderone, e non so cosa potrà uscirne". Così Giuseppe Conte, ospite di Metropolis, su Repubblica.it, dove, tornando sul tema della caduta del governo Draghi, ha rivendicato "quanto abbiamo fatto, poi Lega e Forza Italia si sono fiondati a sfasciare tutto".
Riferendosi poi alle percentuali del M5S al prossimo voto, se dovesse essere sotto al 10%, Conte sottolinea: "La leadership è un mestiere usurante, non mi preoccupano le percentuali, si può far tutto se avremo compattezza". "Io federatore a sinistra? Loro stanno discutendo sui seggi, da noi ci sono principi chiari. Fratoianni è un interlocutore serio, io ci ho parlato varie volte. Noi siamo in grado di soddisfare l’elettore di sinistra, possiamo contrastare l’agenda della destra". "Non ci sono ruggini antiche con Bonelli," assicura poi.
"Mai previsto da nessuna parte che bisognava essere iscritti da sei mesi per essere candidati, una cosa detta dai giornalisti". "Di Battista? Ci confronteremo e poi mi dirà cosa vuol fare", aggiunge. "Non è giusto dare per scontato nulla, vedremo se se la sente di dare un contributo", aggiunge l’ex premier.
"Calenda dice ’io voglio distruggere’, questo dimostra che ci sono pulsioni anti-democratiche anche in quel campo". E su Meloni: "Penso che sia un problema, ma non siamo una democrazia a sovranità limitata, le persone votano". Quanto a Di Maio, "c’è fortissima delusione, anche umana, adesso sta cercando un posto vicino a Bibbiano".
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Letta alle prese con puzzle alleanze
Prosegue a zig zag tra le mille variabili del gioco delle alleanze il lavoro per comporre le liste dei Democratici e progressisti, in vista della Direzione Pd della prossima settimana. Enrico Letta, che continua a tenere contatti con tutti, ha messo in pausa per un attimo i fondatori della lista aperta: gli incontri con Demos, Psi e Articolo 1 di questa settimana si terranno nei prossimi giorni. Un modo, per il segretario del Pd, per concentrarsi sulle ’pratiche’ SI-Verdi e Di Maio-Tabacci.
Nel faticoso lavoro di composizione dell’alleanza elettorale tutto si tiene. E dopo la chiusura dell’intesa con Carlo Calenda gli alleati (anche potenziali) del Pd restano tutti alla finestra rivolgendo al Nazareno la medesima domanda: "Quanto spazio avremo?". Una domanda cui Letta potrà rispondere con precisione solo dopo aver chiuso tutte le intese.
Intanto sempre la questione alleanze continua a creare scompiglio nei territori per il Partito democratico. Le varie federazioni hanno trasmesso al Nazareno le liste dei nomi da candidare, passando la palla alla sede nazionale. Ma dai partiti locali traspare insofferenza di fronte alla possibilità di dover cedere posti a Azione, SI-Verdi e Di Maio-Tabacci.
In Puglia, per esempio, il partito locale non è riuscito a rispettare la scadenza fissata a martedì scorso e la ’griglia’ pugliese arriverà nei prossimi giorni, a ridosso della Direzione nazionale che Letta ha chiarito si terrà il 10. L’intenzione del Pd pugliese resta quella di chiedere la riconferma di tutti i big locali, a partire da Francesco Boccia e dal segretario regionale Marco Lacarra.
Acque agitate anche in Toscana, che registra un caso Lotti-bis. Anche per Rosa Maria Di Giorgi i territori (Empoli e Firenze) hanno smentito una designazione della parlamentare uscente nelle liste locali. Sarà il nazionale a decidere. A tenere sulle corde il partito locale c’è soprattutto la preoccupazione di dover fare spazio ad Azione in zone che i dem toscani ritengono assegnate. Come Livorno, dove il partito ha chiesto a gran voce la riconferma di Andrea Romano, e il Mugello (all’assessora Bendetta Squittieri). Agitazione anche per l’ipotesi circolata di una candidatura toscana di Susanna Camusso.
A Bologna da giorni i dem sono alle prese con una insofferenza strisciante per la voce che vuole Matteo Richetti candidato, nell’ambito dell’intesa con Azione. Il partito cittadino ha indicato i suoi ’alfieri’ (De Maria, Merola, Zampa e Manca) e faticherebbe ad accettare il sacrificio di uno di loro. In campo ci saranno anche Elly Schlein e Valentina Cuppi e si continua a parlare della possibile candidatura di Filippo Andreatta. Restando in Emilia Romagna, a Parma si dovrebbe fare posto all’ex sindaco Federico Pizzarotti e a Ravenna potrebbe candidarsi l’ex governatore Vasco Errani, ma in quota per i ’fondatori’ di Articolo1.
Anche a Torino le possibili ricadute dell’accordo con Calenda non fanno dormire sonni tranquilli al Pd locale. Lo stesso segretario regionale Paolo Furia, tra i possibili candidati, ha suggerito di evitare "operazioni che i territori non ritengono sostenibili". In città, però, a creare malumori sarebbe la candidatura della viceministra Laura Castelli per Di Maio-Tabacci, ipotesi che scatenato le proteste del partito torinese.
Stessa questione in Calabria, dove in particolare la federazione di Cosenza è in agitazione, temendo di non ritrovare il 26 settembre suoi rappresentanti in Parlamento: sarebbe la prima volta nella storia. "Spero che si lavori per scongiurare la candidatura di non calabresi nelle nostre liste. Vogliamo candidati che siano il riflesso del lavoro che il Pd fa in tutte le province calabresi", ha detto il segretario provinciale del Pd di Cosenza Vittorio Pecoraro al ’Corriere della Calabria’. Nel partito locale c’è agitazione per le voci sulla candidatura di Nico Stumpo (Articolo 1) o di nomi ’paracadutati’ da Roma (era circolato il nome di Cecilia D’Elia).
In Campania l’attenzione del partito locale è alta per l’eventualità che l’intesa con DiMaio e Tabacci si traduca in una candidatura del ministro degli Esteri (che è di Pomigliano) nella sua regione. In particolare, sui social non mancano i commenti critici alla possibilità (circolata nelle ultime ore) di lasciare a Di Maio uno dei collegi plurinominali di Napoli. Altra piazza in fermento è Salerno, dove è arrivato a circa 600 firme il documento degli amministratori locali per la ricandidatura di Piero De Luca, che potrebbe guidare il listino plurinominale.
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Meloni: "Squadra di governo si fa su base risultato voto"
Le squadre di governo "da che mondo è mondo si fanno sulla base del risultato elettorale, significa rispettare i cittadini. Questo non vuol dire che non possiamo indicare uno o due ministri, qualche personalità, ma non la squadra". Lo ha detto Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, a Controcorrente, in vista delle elezioni politiche 2022 in programma il 25 settembre.
Matteo Salvini al Viminale come ministro dell’Interno in caso di vittoria del centrodestra? "Salvini è stato ministro, è persona capace in quel ruolo ma non sono cose da definire prima ma da discutere con la coalizione sulla base di quello che ci dicono gli italiani", ha affermato la leader Fdi.
Quanto all’alleanza tra Enrico Letta e Carlo Calenda "la considero una buona notizia, per merito e per metodo. Nel merito, mi pare che Letta abbia qualche difficoltà a mettere insieme i suo curiosi alleati. Se guardi il programma di Calenda e Fratoianni c’è da mettersi le mani nei capelli".
Invece "tra di noi ci sono differenziazioni sulle sfumature ma siamo d’accordo sul fatto che vogliamo abbassare le tasse. A sinistra Calenda vuole il nucleare e Fratoianni nemmeno il gas".
Poi l’affondo: "Non ho capito in virtù di cosa Calenda assegna patenti non solo a me, ma a tutti in Italia. Se poi ci spiega cosa ha fatto nella vita, io me lo ricordo nominato ministro senza consenso dei cittadini gestire crisi industriali che basta chiedere ai dipendenti di Mercatone o Embraco, lasciati in mezzo alla strada".
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Renzi carica i suoi: "Saremo noi la sorpresa"
"Saremo noi la sorpresa delle elezioni". Matteo Renzi continua a galvanizzare i suoi. I leader di Iv si è buttato a capofitto nell’avventura elettorale in vista delle elezioni politiche del 25 settembre. L’obiettivo? Superare la soglia del Rosatellum e portare nel nuovo Parlamento una agguerrita pattuglia riformista. "Continuano a proporci alleanze, accordi, seggi: non concepiscono che si possa fare una battaglia seria, di libertà e di coraggio. Faremo loro vedere quanto è bello rischiare per un ideale, sognare un progetto comune, sfidare chi vive di paura", ha scritto su Twitter.
Per l’ex premier il dado è tratto, Italia Viva da sola può dire la sua. Servono, snocciolano i numeri gli esperti di Iv, un milione di voti per eleggere da 8 a 10 deputati e da 3 a 5 senatori. "Si può fare", assicurano. Come? Puntando soprattutto sulla Toscana, dove grazie all’impegno dei big locali (la vice governatrice Stefania Saccardi, l’eurodeputato Nicola Danti, il recordman delle preferenze Stefano Scaramelli, l’ex sindaco di Livorno Alessandro Cosimi) Iv può andare in doppia cifra, il 10%. E poi con un impegno a tappeto dello stesso Renzi, pronto a candidarsi in tutte le grandi città: Roma, Milano, Napoli, Torino oltre che naturalmente Firenze.
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