ENNESIMO ATTO RAZZISTA: ROM IN GABBIA A FOLLONICA
Sul web in tanti si schierano con i dipendenti Lidl, autori del gesto. Infuria la polemica

Continua la polemica sui dipendenti della catena di supermercati Lidl che, giovedì 23 febbraio, hanno chiuso per alcuni minuti nel gabbiotto dei rifiuti due donne nomadi sorprese a prendere i cartoni in un’area riservata.
Passiamo ai fatti: tre uomini italiani, dipendenti della catena tedesca di supermercati Lidl, sono indagati dalla procura di Grosseto per sequestro di persona, per aver rinchiuso due donne rom nel gabbiotto per i rifiuti del supermercato per cui lavorano a Follonica, dopo averle sorprese a rovistare. I tre uomini hanno filmato la scena con un telefonino, riprendendo sia loro che le due donne rinchiuse nel gabbiotto dei rifiuti e poi hanno pubblicato il video sui social network, causando la denuncia. Nel video, i tre uomini prendono in giro le due donne, una delle quali urla molto forte e si lamenta, dicendo che non avrebbero dovuto entrare in quella zona e dicono loro che “ora sono in gabbia”. Il gabbiotto è una piccola area all’esterno del supermercato, recintata e chiusa anche sopra con delle griglie, in cui ci sono i cassonetti per l’immondizia. Le due donne probabilmente erano entrate per recuperare qualcosa dai bidoni; i tre uomini, come si vede nel video, hanno poi bloccato la porta del gabbiotto con un muletto impedendo loro di uscire.
Chiudere qualcuno in gabbia è l’ennesimo gesto che rivela, nella sua pienezza, i tempi che viviamo: tempi in cui prevale il disprezzo, piuttosto che la solidarietà; tempi in cui la diversità è vissuta come pericolo, piuttosto che come risorsa. E’ aumentato, come è aumentato nella nostra società, il disprezzo per i diversi, siano poveri o immigrati. E sicuramente l’operazione censimento, con il rilevamento delle impronte, ha trasmesso un’immagine molto negativa. Ma è solo la coda di un dina che si stava preparando da tempo. Tanto tempo. Discriminati, derisi, allontanati, guardati in cagnesco. Su di loro, i rom, il disprezzo sale improvviso, i sospetti si concentrano immediati, striscianti e si accumulano inevitabilmente perché il “diverso” conduce alla diffidenza. E il timore, si sa, finisce spesso per tratteggiare contorni deformi.
Le reazioni a queste immagini non sono certo mancate. La Lega Nord – non c’erano dubbi a riguardo - si è schierata a spada tratta dalla parte dei dipendenti, con tanto di intervento del segretario Matteo Salvini, il quale garantisce l’assistenza anche legale, semmai si arriverà ad un processo. Il Pd, invece, ha condannato fermamente l’episodio, dagli amministratori locali fino ai deputati. C’è poi un’Italia spaccata in due a riguardo, tra chi punta il dito contro la questione rom e chi non trova alcuna giustificazione all’accaduto. Il tutto mentre su internet il video incriminato ha raggiunto milioni di visualizzazioni.
Fortunatamente i tre dipendenti non la passeranno liscia: i carabinieri di Follonica hanno avviato un’indagine per sequestro di persona proprio dopo aver visto il video pubblicato su alcuni gruppi Facebook. Hanno così rintracciato una nomade e messo a verbale la sua dichiarazione. Poi hanno individuato i dipendenti che hanno tra i 25 e 35 anni e che, da quanto risulta al momento, sarebbero in procinto di essere sospesi dall’azienda. Aspettiamo, con fiducia che la giustizia faccia il suo corso, dunque. Tuttavia, al di là delle decisioni che nei confronti dei responsabili del gesto saranno prese, sono convinta che serva una reazione della comunità civile. Il più forte e chiara possibile. Perché la leggerezza e l’assoluta indifferenza con cui molti hanno risposto al grave episodio razzista è non solo inaccettabile, ma, soprattutto, è una ferita inferta al cuore dei nostri valori più democratici.
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