ERBALUCE DI CALUSO
Percorsi Di-Vini

Alzi la mano chi, sentendo parlare per la prima volta di questo vino, non lo ha ricondotto a fantasie teatrali o comunque a nomi legati al passato?
E chi, con altrettanto stupore, una volta appurato che si trattava di un vitigno, non ha cercato di immaginarne la provenienza, magari cercando di posizionarlo per qualche strana assonanza mentale nella regione Liguria forse pensando al più conosciuto Pigato oppure al Vermentino ligure?
Purtroppo è tutto falso, non è un nome da ricondurre ad un personaggio teatrale e nemmeno da allocare nella regione Liguria; è in realtà prodotto in Piemonte ed in una zona ben specifica che comprende 37 comuni tra le provincie di Torino, Biella e Vercelli.
E’ un vitigno autoctono, molto antico, esistente già ai tempi dei romani che amavano chiamarlo “Albalux” per la lucentezza degli acini al sole autunnale. Ma il suo nome, come è tradizione dei vitigni autoctoni italiani, è legato anche alla leggenda che lo vuole veder nascere dalle lacrime della ninfa Albaluce, figlia degli dei Sole e Alba.
Solo in epoca recente prende il nome di Erbaluce che deriva, perlopiù, da correzione locale. Caluso è, altresì, la città che, per posizionamento e fortificazione dovuta ai romani che crearono una cinta, appunto l’Oppidum Clausum (città forte-chiusa), consente la iniziale produzione dell’Erbaluce.
Nel 1967 viene riconosciuta la DOC (Denominazione di Origine Controllata) e soltanto nel 2010 ottiene la DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) che lo annovera tra i grandi vitigni italiani donandogli un disciplinare che impone regole ferree alle quali attenersi per produrre vini a bacca bianca, fermi, spumantizzati e passiti. Proprio sulla spumantizzazione ci soffermiamo poiché può essere prodotto soltanto secondo il metodo classico che prevede una seconda rifermentazione in bottiglia per almeno 15 mesi; ciò rende il perlage particolarmente fine ed elegante creando quella sorta di complicità che lo farà diventare un alleato importante per il nostro palato.
Alla vista si presenta con un colore giallo paglierino brillante che dona freschezza al nostro sguardo permettendoci di prepararci ad assaporarne, olfattivamente, il classico bouquet aromatico di buon profilo con l’acacia ed il biancospino a farla da padrone ma senza dimenticare sentori di mandorla e pesca. Al gusto si presenta asciutto, con buona sapidità e con una freschezza adatta ad essere abbinato ad antipasti di mare, primi piatti con crostacei, oppure ideale con fritture; ma attenzione alla temperatura di servizio che deve essere compresa tra gli 8 ed i 10 gradi.
Menzione particolare va dedicata alla versione passito che per disciplinare di produzione non può essere messo in commercio, nella versione classica, prima di un periodo di invecchiamento di almeno 36 mesi, mentre 48 mesi sono il minimo del tempo necessario per la versione passito riserva, il che fa di questi prodotti un esempio di eccellenza pura, da provare in abbinamento con pasticceria secca o formaggi stagionati.
Erbaluce di Caluso… un nome che richiama storia, eleganza, raffinatezza, un nome a volte intrigante, a volte armonioso, a volte caparbio ma pur sempre un nome che racchiude in se un vitigno vigoroso e produttivo, in grado di generare emozioni intense nei nostri calici.
Che dire… buona degustazione!
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