ERDOGAN NEGA APPOGGIO ALLA SVEZIA PER ADESIONE ALLA NATO
Dopo le proteste in cui è stato bruciato il Corano

Nel fine settimana a Stoccolma, nei pressi dell’ambasciata turca, ci sono state proteste contro la Turchia ed il tentativo della Svezia di aderire all’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO).
Durante queste ribellioni è stata bruciata una copia del Corano, azione che ha suscitato disdegno da parte del presidente Tayyip Erdogan, il quale ha dichiarato: “Coloro che consentono tale blasfemia davanti alla nostra ambasciata non possono più aspettarsi il nostro sostegno per la loro adesione alla NATO”.
Questo gesto, infatti, ha inasprito ulteriormente le tensioni tra Svezia e Turchia. Il governo svedese ha bisogno del sostegno turco per entrare a far parte della alleanza militare.
Il ministro degli Esteri svedese Tobias Billstrom ha rifiutato di commentare immediatamente le osservazioni di Erdogan, dichiarando che voleva capire esattamente cosa fosse successo.
La Svezia e la Finlandia hanno chiesto l’anno scorso l’adesione della Svezia alla NATO, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Tutti e 30 gli stati membri devono approvare le loro proposte.
Tuttavia Ankara ha precedentemente affermato che la Svezia, in particolare, deve prima prendere una posizione più chiara contro coloro che “indica” come terroristi, principalmente militanti curdi.
Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, ha dichiarato che bruciare libri sacri per molti stati è un atto profondamente irrispettoso. Aggiungendo che gli Stati Uniti sono consapevoli che coloro che potrebbero essere dietro a ciò che è accaduto in Svezia potrebbero intenzionalmente cercare di indebolire l’unità attraverso l’Atlantico e tra gli alleati europei di Washington.
Il rogo del Corano è stato compiuto da Rasmus Paludan, leader del partito politico danese di estrema destra Hard Line. Paludan, che ha anche la cittadinanza svedese, già in passato aveva organizzato manifestazioni in cui veniva bruciato il suddetto libro sacro.
Diversi paesi arabi, tra cui Arabia Saudita, Giordania e Kuwait hanno denunciato l’evento. La Turchia aveva già convocato l’ambasciatore svedese e cancellato una visita del ministro della difesa svedese ad Ankara.
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