ERNESTO MORALES: L’UOMO TRA LE NUVOLE

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Originario di Montevideo, in Uruguay, Ernesto Morales inizia la sua carriera artistica a Buenos Aires fino al 2006, quando si trasferisce in Europa. Durante il periodo argentino, oltre al titolo di professore di Belle Arti, consegue il Dottorato in Arti Visive presso l’Università di Belle Arti della Capitale. Per quasi un decennio insegna Pittura e Storia dell’Arte presso l’Università di Buenos Aires e ricopre l’incarico di Direttore dell’Accademia di Belle Arti.

Nel 2006, con il trasferimento in Europa, inizia una nuova fase della sua vita.

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Ernesto Morales

“Nel 2006 ero direttore dell’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires e facevo l’artista - racconta. Dopo aver realizzato una serie di opere sul tema dell’emigrazione italiana in Argentina, fui invitato a partecipare ad una tournée di mostre e conferenze in Europa, della durata di un anno. L’ultima tappa era l’Italia, Paese nel quale non mi ero mai recato, nonostante fossi appassionato di arte italiana antica, medievale e rinascimentale. Raggiungo l’Italia alla fine del 2006: faccio queste mostre e conferenze e poi arrivo a Roma, dove inizio un dialogo stimolante con la comunità artistica locale. Sentendo accendersi in me un rinnovato fuoco creativo, capii che dovevo assolutamente assecondarlo. Così, una settimana prima di rientrare a Buenos Aires, rinuncio a tutti gli incarichi che avevo in Argentina per aprire uno studio a Roma. Lì mi dedicai esclusivamente alla pittura e alla ricerca della pittura, approfondendone i concetti.”

Una volta stabilitosi a Roma, il “fuoco” che si portava dentro iniziò a divampare ben oltre i confini nazionali: la sua opera fu richiesta dai più prestigiosi spazi espositivi di Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna, Ungheria, Cina, Singapore, Malesia, Tailandia, Argentina, Brasile, Messico e Uruguay.

Nel 2010 si sposta ancora più a nord, lasciando Roma per Torino, dove risiede tutt’oggi.

Ma il sole e il calore della sua terra se li è portati dietro.

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“Clouds XLI” - oil on canvas, 80x120 cm, 2021 by Ernesto Morales

Se dovessi dare un titolo ad Ernesto Morales, lo chiamerei “l’uomo tra le nuvole”.

L’artista italo-argentino ha un concetto molto particolare della pittura: essa è lo strumento che gli permette di approfondire il senso metafisico, simbolico e impermanente dell’esistenza, nonché della distanza e della memoria. Tutti temi che gli stanno particolarmente a cuore in quanto frutto della sua esperienza personale.

“Nato a Montevideo in Uruguay e poi trasferito a Buenos Aires dove sono cresciuto - entrambe città di immigranti europei - ho vissuto sulla mia pelle il distacco e la relativa ricerca delle origini - spiega. Mi sono interrogato molto sull’identità - ammesso che esista - ma la mia ricerca artistica si concentra maggiormente sul filone metafisico e simbolico. L’aspetto interiore diventa, così, rappresentativo di altre realtà.”

L’arte di Ernesto Morales non è scontata, non rivela tutto al primo sguardo ma si svela poco a poco, nella misura in cui lo spettatore si lascia andare ad una visione più “contemplativa”.

La serie delle NUBI, approfondisce il concetto di impermanenza tanto caro all’artista, gettando uno sguardo sia sul mondo materiale che su quello spirituale. A partire dai nostri pensieri - che si trasformano ed evolvono in continuazione - le nuvole diventano la metafora di un mondo in costante cambiamento. Oltre ad essere il “luogo metafisico” su cui poter osservare, con un certo distacco, ciò che accade nel mondo.

Tutti abbiamo guardato il cielo cercando di scorgere nelle nubi le più disparate figure. Cosa c’è di più effimero e impermanente di questi fiocchi di vapore? Basta un soffio e cambiano identità.

Come sono, quindi, le nuvole di Ernesto Morales? Come le dipinge? Si ispira a immagini reali oppure sono frutto della sua fantasia?

“Tutte queste cose insieme! - esclama. Il progetto delle Nubi è nato oltre 20 anni fa, quando ero ancora a Buenos Aires. All’epoca viaggiavo molto e avevo preso l’abitudine di fotografare le nuvole, non tanto per uno scopo artistico quanto per un’indagine personale. Volevo realizzare un atlante del mondo attraverso le nuvole. Ogni singola nuvola doveva parlare di una cultura, di un popolo, di una geografia, di una storia. Solo qualche anno più tardi iniziai a dipingerle, esponendole per la prima volta nel 2012.”

Le nuvole che realizza oggi sono un’evoluzione delle precedenti. Pur prendendo spunto dalle sue fotografie, non ne sono la copia esatta. Una volta sulla tela, infatti, la pittura prende il sopravvento, restituendo al soggetto la sua naturale libertà.

“Io cerco questo - incalza l’artista - perché mi interessa che la pittura possa raccontare la trasformazione delle cose, la loro impermanenza.”

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“Forest III” - oil on canvas, 2018, 100x150 cm by Ernesto Morales

Ernesto Morales ama gli archetipi. Da sempre inserisce nelle sue opere questi simboli universali, che vanno al di là delle culture e aiutano l’uomo nel processo di individuazione della coscienza.

Nuvole, uova, alberi, stelle: questi sono alcuni dei suoi simboli ricorrenti.

“Questi archetipi raggiungono il loro scopo nella misura in cui diventano un elemento vivo dentro di noi - afferma, ovvero quando suscitano una riflessione, una domanda e, soprattutto, quando aprono la nostra percezione. È quest’ultimo aspetto quello che mi interessa di più. La mia arte può non colpire al primo sguardo ma arriva lentamente, stabilendo un contatto con chi la osserva. Ciò che mi interessa è proprio creare questo ponte invisibile tra il simbolo e il fruitore.”

Le sue stelle, così come le nuvole, non sono dipinte a caso ma riproducono i cieli sotto i quali ha dipinto le opere.

“La serie delle Nebulose nasce tanti anni fa - racconta: oggi sto riprendendo questa dimensione dei cicli cosmici, delle galassie, del lontano, del vicino, della luce come dimensione sia fisica che temporale. E i miei cieli riproducono le costellazioni degli emisferi celesti a cui appartengono.”

Si tratta di cieli spesso bui, notturni ma esaltati dall’oro delle stelle. Da alcuni anni, infatti, Ernesto Morales utilizza l’oro sia per una questione simbolica, sia come elemento di luce. L’oro, quindi, come simbolo della pietra filosofale ma anche come fonte luminosa anche in assenza di una luce artificiale.

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“Medusas y nebulosas” - oil on canvas, 2014, 50x70 cm by Ernesto Morales

Certamente molti saranno curiosi di sapere com’è la giornata-tipo di un artista affermato che espone in tutto il mondo. A che ora si alza al mattino? Quante ore dipinge? A che ora va a dormire?

“Sinceramente sono un po’ fuori dagli stereotipi perché credo molto in una sorta di disciplina per la pittura- racconta. Vado in studio tutti i giorni, sabato e domenica compresi se sto preparando una mostra. Alle 8:00-8:30 sono già in studio. Lavoro sostanzialmente con la luce solare, perché per me è importante lavorare con quel tipo di energia.

La mia giornata tipo si svolge così: arrivo allo studio in bicicletta, parcheggio la bici, entro nel mio studio e accendo la musica. Lì inizia un percorso graduale per entrare in contatto con la pittura. Questo percorso comprende anche un tempo che dedico alla lettura perché tutto il mio lavoro è incentrato sulla filosofia, la letteratura, la scienza. Tra le undici e mezzogiorno inizio a dipingere, e così fino a sera.”

Un messaggio importante, quello di Ernesto Morales, che ci ricorda quanto sia importante nutrire la propria mente. Le ore di lettura, di studio e di meditazione non tolgo tempo al lavoro ma lo arricchiscono.

“Sono perfettamente d’accordo con te - incalza. Quando arrivo in studio la mattina, per me è fondamentale fare spazio nella mia mente, acquietarla e trovare un modo per entrare veramente in sintonia con il dipinto. Tanto più che ogni mia opera richiede molto tempo di lavorazione (dai tre ai cinque mesi), sia per la tecnica che utilizzo, sia per come si evolve. Ogni mio dipinto, infatti, non parte da bozze ma lo costruisco direttamente sulla tela, una velatura dopo l’altra.”

Insieme ad Ernesto Morales, invito tutti a frequentare di più l’arte (e la cultura in generale) perché è lei la nostra salvezza.

L’arte non è soltanto un dipinto da ammirare o su cui esprimere un giudizio estetico ma è un’esperienza: se non c’è l’esperienza dell’arte, l’arte non esiste. È quindi fondamentale creare i contesti affinché l’esperienza dell’arte possa continuare a vivere, perché quello è il motore di una cultura.

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“L’Aleph, visioni parallele” e “Trentatré haiku” by Ernesto Morales

Ernesto Morales è anche autore di diversi libri d’artista, tra cui “L’Aleph, visioni parallele” edito da Barometz e “Trentatré haiku”, delle edizioni LiNDAU.

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L’intervista che segue è stata realizzata da “Tavoli HeArt” per la Social TV della storica Libreria Bocca di Milano, all’interno della splendida cornice di Galleria Vittorio Emanuele II.

La Libreria Bocca dal 1775 è locale Storico d’Italia con il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali.

L’articolo è pubblicato su “International Web Post” che, nella persona del suo fondatore e direttore Attilio Miani, si fa portavoce della partnership tra un magazine di informazione internazionale e una libreria storica unica nel suo genere.

#socialtvlbocca

Dove trovare Ernesto Morales:

https://www.ernestomorales.it/

https://www.instagram.com/ernestomorales_art/

Simona HeArt

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