EUROPA A RISCHIO IMPATTO ANTROPICO SULLE COSTE

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Il delicato equilibrio fra la salvaguardia dei beni ambientali e l’impatto delle attività umane, è un problema ben evidente nelle aree costiere, in particolare in quelle protette. Se da una parte i beni ambientali e soprattutto quelli costieri, sono un’attrattiva anche per lo sviluppo del turismo, dall’altra un’eccessiva fruizione turistica può generare conseguenze negative che possono compromettere l’ecosistema perché vengono realizzate infrastrutture di accoglienza e opere di sicurezza che possono indurre variazioni sull’ambiente naturale (morfologia e sistemi biologici presenti) e sul paesaggio.

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Uno studio internazionale guidato dalla Queensland University australiana ha tracciato la mappa dell’impatto antropico sulle coste, sia dal lato marino che da quello dell’entroterra. Si salvano solo le aree più remote di Canada, Groenlandia e Siberia russa Fatta eccezione per qualche area nel nord della Norvegia e della Finlandia, l’Europa non ha più zone costiere intatte. Il primo check-up globale dello stato di salute delle zone costiere rivela quanto sono pervasive le attività umane. Lo studio, realizzato da un team internazionale di ricercatori sotto il coordinamento della Queensland University australiana, ha incrociato due serie di fattori. Da un lato l’impronta umana sul primo entroterra, dall’altro lato quelli che indicano la pressione antropica cumulativa, poi sintetizzata in un indice che esprime l’impatto sul settore marino delle zone costiere. Per entrambi, il raggio considerato è di 50 km dalla linea di costa.

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I tratti costieri che si possono ancora definire intatti sono pochissimi e concentrati quasi tutti alle latitudini più estreme di Canada, Russia e Groenlandia. Quasi la metà delle zone costiere (il 47,9%) sono fortemente soggette all’impatto dell’uomo. La situazione è davvero trasversale visto che più di 8 Stati su 10 (l’84,1%) hanno almeno la metà delle sue coste in uno stato di degrado ecosistemico. Non solo: più del 40 per cento delle aree che godono di qualche forma di protezione sono in realtà soggette tutt’ora a forti pressioni antropiche. Le regioni costiere rimaste intatte sono rare e questo determina profonde implicazioni per la biodiversità costiera e per l’umanità. Gli autori della ricerca ribadiscono che dipendiamo da ecosistemi costieri funzionanti per servizi ecosistemici ancora più complessi come la mitigazione del cambiamento climatico, la fornitura di cibo e la protezione dalle tempeste. Invertire la rotta non è semplice ma diventa necessario.

Anna Maria Stanca

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