EXPORT ARMI IN TURCHIA: LE ITALIANE COINVOLTE

Vertice Consiglio UE Affari Esteri, condanna unanime della Turchia; intesa di massima per l’embargo

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Mentre si intensifica la nuova fase del conflitto siriano, la comunità internazionale valuta l’embargo sull’export di armi alla Turchia. Secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), come abbiamo più volte evidenziato, la Turchia detiene il 15º esercito del mondo; è il secondo esercito della Nato, può disporre di circa 400mila uomini e solo nel 2018 ha impiegato 19 miliardi in spese militari. L’acquisto dei sistemi missilistici antiaerei S-400 dalla Russia è stato negoziato nel 2017, con un costo di consegna pari a 2,5 miliardi di dollari, ma il grosso dell’importazione di armi proviene ancora dall’occidente. Italia compresa. “Negli ultimi quattro anni l’Italia ha autorizzato forniture militari per 890 milioni di euro e consegnato materiale di armamento per 463 milioni di euro”, ha sottolineato Francesco Vignarca dellaRete Disarmo. Nel 2018 sono state concesse 70 licenze di esportazione definitiva per un controvalore di oltre 360 milioni di euro. Tra i marchi italiani più incisivi in Turchia troviamo il gruppo Leonardo – a partecipazione pubblica, collocato al 9° posto nella classifica dei Top 100 costruttori di armi stilata dal Sipri (con 8,86 miliardi) – Agusta-Westland e Alenia Aermacchi. Leonardo, quando ancora si chiamava Finmeccanica, così scriveva: “Per Finmeccanica la Turchia rappresenta soprattutto un partner industriale anziché un semplice mercato potenziale”. Oggi Finmeccanica opera in Turchia attraverso una propria sede di rappresentanza ad Ankara.

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La seconda, con la produzione degli Elicotteri T129 (61 nel 2010) basati sull’A129 Mangusta, ha visto i suoi introiti ammontare a circa 3 miliardi di euro. Alenia Aermacchi, sempre secondo i dati della Rete Disarmo, ha venduto alla Marina turca gli ATR72-600 Tmua, aerei multiruolo per il pattugliamento che nella versione turca è chiamato Meltem III. La Marina Turca – si legge sul sito di Alenia Aermacchi «ha ordinato un totale di otto esemplari di ATR72, denominati ATR72-600 TMPA». Alenia prevedeva di consegnare il primo TMPA nel febbraio del 2017 e di completare la fornitura entro il 2018. L’azienda Beretta è da anni presente in Turchia dove produce le sue pistole attraverso la controllata Stoeger di Istanbul anche per il ministero della Difesa turco.

l’Italia, però, gioca un ruolo del tutto marginale nell’export di armi in Turchia. Da padroni la fanno gli USA: laLockeed Martin ha diversi piani come gli F16 Flighting Falcons con una joint venture con laTurkish Aircraft Industries, il Fixed Wing Sensor per l’aeronautica turca e l’Hellfire Missile; la Boeing detiene un volume di affari in Turchia di 1,8 miliardi e impiega direttamente o indirettamente circa 5000 persone nel settore dell’aviazione turca. Ben esposta anche l’Europa con Airbus, che considera Ankara “un partner industriale strategico”. 7° costruttore militare al mondo con vendite per 11,3 miliardi, il consorzio vanta per il 2020 un investimento di 2,5 miliardi in Turchia che crescerà entro il 2030 a 5 miliardi. Si tratta di aerei di linea, ma anche di elicotteri come gli AS532 Cougar. La stessa Airbus conferma come nel 2018 la Turchia sia il più grande utilizzatore di Cougar con 46 elicotteri a uso militare.

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Olanda, Norvegia, Finlandia, Germania e Francia già da qualche giorno hanno detto stop alla fornitura di armi alla Turchia. Dopo l’annuncio del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, dal palco di Italia 5 Stelle, è arrivata anche la nota ufficiale di Palazzo Chigi: “Il Governo è al lavoro affinché l’opzione della moratoria nella vendita di armi alla Turchia sia deliberata in sede europea quanto prima possibile”. Il ministro aveva anche aggiunto che “Non dobbiamo ragionare al muro contro muro, l’Ue deve avere autorevolezza per coinvolgere la Turchia in un processo di dialogo diplomatico e riuscire a fermare questa escalation”. “L’unica soluzione che esiste per contrastare il terrorismo è non usare la forza militare, che ha fatto proliferare il terrorismo”. Nel vertice di ieri del Consiglio UE degli Affari Esteri, riuniti in Lussemburgo, i ministri hanno trovato un’intesa di massima sull’embargo. Sebbene tutti abbiano condannato l’offensiva turca, le minacce del presidente Erdoğan di una nuova e deleteria ondata migratoria hanno avuto la meglio su paesi come Ungheria – con Orban che ha subito la prima sconfitta elettorale nelle amministrative di Budapest – e Bulgaria. L’Italia decreterà il provvedimento nelle prossime ore.

Lorenzo Pisicoli

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