Egitto, ritrovate otto mummie di 2.500 anni fa

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Durante i suoi quasi trent’anni di regno, il Faraone Snefru ebbe modo d’influenzare pesantemente la storia del proprio Paese. Combatté e vinse numerose guerre, di cui le più importanti contro alcune tribù libiche ed il regno di Nubia (attuale Sudan settentrionale). Eppure, quando egli fu stanco delle fatiche della guerra sembrò non poter far a meno che rivolgere le proprie energie al pari delle proprie attenzioni non più a distruggere altri popoli, ma a costruire qualcosa di maestoso, di bello e al tempo stesso di mai visto prima.

Come tutti noi sappiamo, l’ossessione della maggior parte dei faraoni è sempre stata quella di far erigere enormi piramidi in grado di ospitarli una volta in viaggio verso l’Aaru (il paradiso degli antichi egizi). Ma Snefru voleva fare qualcosa di più: voleva costruire dei prodigi architettonici mai visti prima; voleva, in altre parole, che la sua fosse la prima Piramide a gradoni della storia. Per riuscirci, scelse un luogo deserto sulla riva destra del Nilo distante appena 50 chilometri da Gaza: la necropoli di Dahshur.

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Il suo desiderio era tanto semplice dal punto di vista teorico quanto difficile da quello realizzativo: il primo tentativo si rivelò un fiasco, sia per il fatto che il terreno risultava eccessivamente argilloso che per alcuni errori di calcolo legati alla distribuzione del peso dei blocchi. Il Faraone, tuttavia, non si perse d’animo e imparando dai propri errori ordinò la progettazione di una seconda Piramide, questa volta utilizzando del calcare rosso (ragion per cui tutt’ora tale edificio è noto col nome di “piramide rossa”). L’esperimento fu un successo: in poco tempo si riuscì a realizzare un complesso mai visto prima, ed anzi, gli storici concordano nell’asserire che senza le novità ingegneristiche introdotte da questo monumento non sarebbe stato possibile realizzare neppure la Piramide di Giza, ben più famosa ma non per questo più grande o più vistosa.

Ad ogni modo, col tempo la Necropoli iniziò a espandersi. La regina Nefrusobek e Amenemhat IV, successori di Snefru, fecero erigere nuove piramidi accanto alle quali, a sua volta, venne realizzata la cosiddetta necropoli nobiliare, un insieme di cimiteri dove l’aristocrazia dell’epoca e gli alti funzionari più influenti potevano riposare poco distante dal sovrano che avevano servito. Inoltre, caso raro nella storia, venne fatta edificare perfino una “città degli operai” riservata per l’appunto a chiunque avesse contribuito ai lavori; purtroppo, però, i mattoni crudi con i quali quest’ultima città era stata originariamente costruita sono stati quasi integralmente rubati o distrutti.

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Del resto il tempo non è stato risparmiato nel concedere alla Necropoli di Dahshur eventi e disgrazie. Nel ’67, durante la guerra con Israele, il sito venne chiuso ai turisti e dichiarato zona militare, condizione in cui permase fino a metà anni ‘90. Nel 2012, poi, il luogo divenne teatro di un brutale, insolito e quantomai non necessario scontro religioso. Un cittadino egiziano di fede islamica indossò una maglietta ironica in cui irrideva il cristianesimo ed un fedele di quest’ultima religione, sentendosi provocato, ebbe la sciagurata idea di assassinarlo. Ne seguirono degli scontri armati che provocarono la morte di sedici civili prima che la situazione si stabilizzasse.

Ad ogni modo, nella giornata di ieri finalmente l’antico luogo ha potuto tornare a far parlare di sé per ragioni artistiche e culturali. Gli archeologi hanno infatti ritrovato otto preziosi sarcofagi di pietra calcarea contenenti delle mummie, ciascuna delle quali ricoperta da un cartonato di gesso e papiro con dei grandi occhi scuri dipinti all’altezza dei bulbi oculari. Lo stato di conservazione dei preziosi reperti si è rivelato eccellente, nonostante le loro origini siano ascrivibili addirittura ai tempi della IV dinastia egizia (XXVI secolo A.C.) e malgrado la zona sia stata in passato costante oggetto di razzie. Nei prossimi giorni gli studiosi potrebbero aprire il contenuto delle inconsuete e lussureggianti tombe, così da svolgere analisi più approfondite alla ricerca di importanti dettagli in merito alla natura delle salme. Fin da ora, tuttavia, sono stati in grado di stabilire che con ogni probabilità si tratta di persone un tempo appartenenti a classi sociali quantomai benestanti e agiate, a giudicare dalle ricche decorazioni dei sarcofagi.

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Di certo, ritrovamenti di questo genere arrecano un significativo giovamento non solo al mondo dell’archeologia in generale ma soprattutto all’Egitto, una nazione che negli ultimi tempi a causa delle rivolte interne e della forte instabilità politica sembra aver smarrito il fascino che un tempo esercitava sui turisti di tutto il mondo e che adesso, progressivamente e con l’aiuto di reperti finora mai visti prima, potrebbe riguadagnare l’antico incanto.

Gianmatteo Ercolino

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