Elezioni in Slovacchia
La sovranità torna al popolo contro oligarchia e corruzione

Le ultime elezioni politiche in Slovacchia, al dire di analisti politici del calibro del professor Grigorij Maseznikov, hanno costituito un punto di svolta all’interno dello scenario politico di un paese che da 13 anni si ritrovava costretto all’interno delle risicate e retrograde linee di principio stabilite dall’arrogante politica dei sovranisti dello Smer; partito che tra l’altro contraddittoriamente si ritrova a prendere parte del PS europeo. Le urne si sono chiuse alle 23 dello scorso sabato, rivelando la vittoria del movimento conservatore anticorruzione OLANO, guidato dall’ambizioso politico Igor Matovic, che avendo raggiunto un buon 25% dei voti, può godere di una comoda maggioranza, disponendo di 78 seggi sul totale di 150 seggi in Parlamento, sommando ai suoi 53, i 13 di Libertà e solidarietà, populista, i 12 di Za Ludi (per la gente) dell’ex presidente Kiska.
D’altra parte un accenno positivo nell’ambito della lotta alla proliferazione di forze filonaziste nell’area dell’Europa centrale deriva dal risultato ottenuto nella corsa elettorale dal partito dichiaratamente nazista LSNS dell’aspirante duce locale Márian Kotleba, che non si era fatto mancare affermazioni antisemite nella parentesi di un programma marcatamente discriminatorio e lesivo dello stato di diritto. LSNS al contrario delle aspettative ha subito un crollo, limitandosi ad un 7, 97%. Deludenti anche i voti attribuiti alla forza liberal progressista della presidente anti-corrotti Zuzana Caputova, anche se Matovic starebbe valutando l’opzione di un governo di coalizione, dichiarando di aver già contattato la Caputova per preparare delle consultazioni.
Sicuramente il detonatore di tale cambio di rotta radicale è da riportare all’assassinio di due anni fa del giornalista slovacco del gruppo investigazione anticorruzione e antioligarchiJán Kuciak e della sua compagna Martina Kusnirová, assassinio dal mandato meramente politico, che in effetti sembra essere stato tollerato dai poteri forti, i quali a distanza di due anni hanno avvertito le conseguenze del modus operandi assunto, che li ha svuotati di legittimità e di riconoscimento.
Lo stesso Prof. Maseznikov ha illustrato questa rivoluzione come portatrice di un cambiamento profondo nel rapporto tra potere e società civile, mentre Matovic si esprime a riguardo affermando: "L’assassinio di Ján e Martina ha svegliato un gigante addormentato, la società slovacca, da un incubo. Ma ora resta molto da fare, per una necessaria pulizia nelle istituzioni da funzionari di polizia e giudici compromessi con certi interessi di potenti gruppi". A Bruxelles si respira aria di ottimismo e si tira un generale respiro di sollievo per la vittoria di una forza europeista, nonostante il perfetto allineamento dei paesi del cosiddetto gruppo Visegrad riguardo alle politiche migratorie e monetarie dell’Unione Europea.
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