E’ ANCORA BUFERA SU ANITA RAJA

Prima le dichiarazioni su Twitter, poi la smentita: “E’ un fake”. Il mistero continua..

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Non si chiude il giallo intorno all’identità di Elena Ferrante. Il colpo di scena è giunto nella notte tra il 4 e il 5 ottobre, quando Anita Raja sembrava aver creato un account Twitter per chiarire la vicenda.

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Sempre in nottata, una serie di cinguettii firmati @AnitaRajaStarn (dal cognome del marito della stessa, Domenico Starnone), in cui la traduttrice avrebbe finalmente confessato la correlazione con il suo alter ego letterario. “Apro questo profilo e presto lo chiuderò. Sarò qui solo per il tempo necessario a spiegare. Lo confermo. Sono Elena Ferrante. Ma questo ritengo non cambi nulla nel rapporto dei lettori con i libri della Ferrante. Quei libri sono e resteranno di Elena, non miei. Non intendo parlare in alcun modo in prima persona o rilasciare interviste e dichiarazioni.” E ancora: “Ritengo volgare e pericoloso il modo in cui si è voluti arrivare a pretendere di svelare un’identità violando privacy e regole. Ma pazienza. Vorrei solo chiedere, ora che la curiosità che durava da anni è stata esaudita, di lasciarmi vivere (e scrivere) in pace.”

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Caso risolto? Pareva proprio di sì, dato che persino l’Ansa aveva immediatamente divulgato la notizia. Invece no: la mattina successiva al coming out, la casa editrice di Elena Ferrante ha smentito l’autenticità dell’account Twitter, che è stato subito sospeso. Queste le dichiarazioni della responsabile Sandra Ozzola, rilasciate a la Repubblica: “E’ evidentemente un falso, Anita in questo momento è in viaggio e non ha aperto alcun account Twitter. Non ha voglia di parlare di questa storia.” A farle eco anche Giulio Passerini, editor delle “Edizioni e/o”: “E’ un fake, non ci sono dubbi. Anita non ha mai scritto una cosa del genere.”

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A chi attribuire allora i tweet “incriminati”? Passerini cita Tommaso Debenedetti, già celebre per la sua attività di “falsario” del web. Nel 2009 aveva infatti pubblicato su Libero un’intervista a Philip Roth che si rivelò poi interamente scritta di suo pugno, come denunciato l’anno dopo dal New Yorker. E non era l’unica: tra le interviste fasulle, anche quelle a Herta Müller, Nadine Gordimer e Gunter Grass. Inoltre, il giornalista avrebbe creato alcuni account fittizi su Twitter per lanciare falsi scoop, come le morti di Papa Benedetto XVI, Pedro Almodóvar e Fidel Castro, e avrebbe vestito i panni di diversi personaggi famosi, tra cui lo scrittore Paco Ignacio Taibo, il presidente afghano Hamid Karzai e quello siriano Bashar al-Assad. In un servizio del The Guardian, lo stesso Tommaso - figlio del noto scrittore Antonio Debenedetti e nipote dell’omonimo Giacomo, affermato intellettuale – ha rivelato: “Twitter funziona bene per le notizie false perché i social media sono la fonte di informazione meno verificabile del mondo, ma i news media ci credono per il loro bisogno di rapidità nelle informazioni. Non ho fatto quello che ho fatto per soldi, visto che ho sempre preso fra i 20 e i 40 euro ad intervista, ma per dimostrare quanto debole fosse l’informazione in Italia”. E’ dunque molto probabile che ci sia il suo zampino, o quello di qualche suo emulatore, anche nel caso del profilo fake di Anita Raja.

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Mentre imperversano le polemiche, c’è anche chi si preoccupa di esprimere la sua solidarietà nei confronti della traduttrice finita nel mirino. Si tratta dello scrittore e attore indiano Salman Rushdie, il quale si è schierato dalla parte della Raja scrivendo su Facebook: “Io sono Elena Ferrante nello spirito di «Io sono Spartaco». Nel day after dell’«expose» da quattro soldi della sua identità sulla New York Review of Books ogni scrittore del mondo dovrebbe fare lo stesso”. Anche i lettori più affezionati prendono le difese della scrittrice, al grido di "lasciate in pace Elena Ferrante". Alcuni di loro si dicono addirittura amareggiati perché preferivano continuare a fantasticare sull’autrice piuttosto che venire a conoscenza della sua (ancora presunta) identità.

Come andrà a finire?

Federica Marocchino

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