FALSI MODIGLIANI, CI RISIAMO

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Di recente si è svolta la seconda udienza di un processo iniziato nel 2017, che accusa 6 persone di aver fatto passare dei falsi quadri di Modigliani per veri.

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L’accusa di falso, truffa e contraffazione coinvolge il presidente e alcuni collaboratori di Skira, una casa editrice di libri d’arte che organizza anche mostre e gestisce molti bookshop di eventi e musei, e il proprietario delle opere.

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I quadri furono sequestrati e la mostra di Genova, per questo, chiuse in anticipo.

Non è la prima volta per Modì.

Il nome di Modigliani non è nuovo a vicende clamorose di questo tipo. Nel 1984 tre studenti livornesi realizzarono delle sculture in stile Modigliani per fare uno scherzo.

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Con la sola eccezione del critico Federico Zeri e dello studioso Carlo Pepi, tutta l’élite artistica da Pietro Cascella al celebre storico Giulio Carlo Argan si giocò e perse la faccia, affermando che senza ombra di dubbio le sculture erano autentiche.

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Furono smentiti in diretta tivù dagli stessi ragazzi autori dello scherzo.

Mezzo miliardo di euro

In questo caso la vicenda non è uno scherzo, ma ha enormi risvolti economici. L’ipotesi è che, esponendo queste opere in una mostra di rilievo, si avvalla l’autenticità dei quadri così da ottenere valutazioni di milioni e milioni di euro.

Il capitano dei RIS Livia Lombardi, esperta del settore, afferma che nei quadri è presente il “bianco di titanio” in composizione chimica che al tempo di Modigliani non c’era.

Il bianco di titanio, un tipo di bianco molto coprente, è stato brevettato nel 1898 quando Modigliani era in attività, ma nel dopo guerra si aggiunsero alla mescola degli elementi chimici diversi che non lascerebbero dubbi: queste opere sono false perché dipinte dopo il 1945.

Per la difesa degli imputati e per la storica dell’arte Maria Letizia Paoletti, invece, le opere sono autentiche.

Vedremo come finirà il processo.

Di sicuro la nota frase “…ma questo lo so fare anch’io” nel caso delle opere di Modigliani ha un fondo di comprovata verità.

Andrea Giuseppe Fadini

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