FOCUS D-MONDO
Il pentagramma del silenzio
Giulia Mazza, violoncellista di 35 anni sorda dalla nascita, alla domanda “Cosa provi mentre stai suonando nonostante il fatto che tu non senta?”, risponde con forza inaudita, soffermandosi sulla capacità di ascolto che la musica stessa le ha donato.
“Il pentagramma si riempie di note, dove ciascun angolo di mondo trova il suo spazio.”
Questa è la frase che la rivista musicale online MusicaINews.com pone a chiusura di un’ intervista, a mio parere, davvero profonda e rivelatrice.
Giulia, alla domanda “Cosa provi mentre stai suonando, nonostante il fatto che tu non senta?”, risponde con forza inaudita, soffermandosi sulla capacità di ascolto che la musica stessa le ha donato.
E così, che negli anni ha potuto affinare tale abilità, dapprima concentrandosi sul contrasto piano-forte - uno dei primi elementi che le persone sorde riescono a percepire - poi iniziando a riconoscere il timbro proprio di ogni strumento musicale, e infine soffermandosi sulle emozioni che derivano dall’esperienza diretta con il suono.
“In sostanza” – afferma nell’intervista - “Non è vero che chi non sente non può emozionarsi o non provare nulla con la musica, la differenza sta solo nel fatto che io sono stata a contatto con la musica da sempre, perciò ci sono in un certo senso entrata dentro. Non basta forse solo ascoltarla, ma sperimentarla, cantare e suonare insieme agli altri.”
Queste parole, che esprimono l’essenza della giovane violoncellista, e la sua storia personale mi hanno incuriosito a tal punto da volerne sapere di più sulla “relazione” che una persona sorda crea e vive con la musica.
Dunque, su Rai Play mi sono imbattuto nella puntata del programma “Che ci faccio qui” - condotto da Domenico Iannacone, in seconda serata su Rai 3 - nella quale Giulia si rivela in ogni sua sfaccettatura, sia della vita privata che di musicista.
Di questa vicenda sono principalmente due gli aspetti che più mi hanno intrigato: da un lato l’importanza di avere sin dalla tenera età una figura genitoriale che, come direbbero i professori Andrea Canevaro e Dario Ianes, ha la forza di “andare oltre le diagnosi”, scommettendo proprio su quell’abilità che c’è ma non si vede.
Dall’altro, la tenacia di una madre ha spinto sua figlia a prendere contatto con un mondo inaccessibile per tanti bambini nella sua condizione: la potenza della musica ha dato a Giulia la possibilità di fare esperienza con il suono, e di conseguenza con la sua voce, infatti lei stessa afferma: “La musica mi ha aperto alla parola […] questo perché il mio corpo è come se fosse una cassa di risonanza”.
Quindi, come dicevano i Pooh: “Chi fermerà la musica?”. Mi viene da dire niente e nessuno perché essa ha un duplice potere: quello di includere le persone e quello di trasformare il silenzio in comunicazione.
Il grande maestro Ezio Bosso diceva a riguardo: “Se tra una nota e l’altra non c’è silenzio allora non c’è musica!”
E voi, ascoltate il silenzio?
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