FRANCIA, LO SCIOPERO CONTRO LA RIFORMA PENSIONISTICA BLOCCA IL PAESE

Uno sciopero generale di proporzioni enormi: così si può definire la manifestazione contro la riforma delle pensioni del Presidente Emmanuel Macron.
Nella giornata di ieri,martedì 7 marzo, stando ai numeri forniti dalla polizia, oltre 1,4 milioni di manifestanti, di cui 60-90mila a Parigi, in tutta la Francia hanno scioperato per evidenziare il proprio dissenso con la riforma pensionistica.
Nello specifico le sigle sindacali Cgt, Fo, Cfdt, Fsu, Unsa, Cftc, Solidaires e molte altre hanno organizzato in tutto il Paese oltre 250 manifestazioni. Numericamente queste proteste, con annessi scioperi, sono la sesta occasione in cui il popolo francese si fa sentire contro la riforma. La mobilitazione odierna e dei prossimi giorni si accoda alle cinque giornate di sciopero tra la fine di gennaio e febbraio, ma si stima che quella di oggi possa essere la più partecipata e che causerà più disagi.
Come accennato, secondo le fonti della polizia il numero di persone scese in piazza e per le strade è di circa 1,4 milioni; secondo i sindacati, invece, sarebbero tra i 2 e 2,5 milioni. L’obiettivo dichiarato dei sindacati è quello di fare meglio rispetto al 31 gennaio in termini partecipativi.
Il primo settore a risentire fortemente dello sciopero è quello dei trasporti, con tutti i sindacati che hanno indetto uno sciopero rinnovabile alla RATP e alla SNCF a partire da ieri. Per quanto riguarda la SNCF, da lunedì è attivo circa un treno su cinque, mentre quelli della categoria intercity sono di fatto inesistenti. Nel settore aereo non va meglio, con la Direzione generale dell’aviazione civile (Dgac) che ha chiesto alle varie compagnie l’annullamento tra il 20 ed il 30% dei volti tra ieri e oggi.
Anche l’istruzione si ferma, con la richiesta dei sindacati di chiudere le scuole di ogni ordine e grado. In totale saranno circa il 60% degli insegnanti di primo grado ad aderire secondo lo Snuipp-Fsu. Per quanto riguarda gli studenti, sono previsti alcuni blocchi anche se la mobilitazione stenta a prendere piede tra i giovani.
Altre azioni legate allo sciopero sono il blocco delle spedizioni di carburante all’uscita da tutte le raffinerie di Francia (TotalEnergies, Esso-ExxonMobil e Petroineos) con ovvi disagi nella sua reperibilità, mobilitazione dei camionisti, cantieri fermi, negozi chiusi, pedaggi autostradali aperti. Svariate strade bloccate in tutta la Francia e tagli alla produzione in diverse centrali nucleari.
La riforma che ha portato a questa mobilitazione generale è quella che mira a rivoluzionare il sistema pensionistico francese. La legge è sotto esame parlamentare, mentre il voto del Senato è previsto per domenica 12 marzo. Ciò che più di ogni altra misura all’interno della riforma ha fatto scattare le ripetute manifestazioni sono: l’innalzamento dell’età pensionabile da 62 a 64 anni entro il 2030; incremento dell’età contributiva da 42 a 43 anni per poter ricevere una pensione completa a partire dal 2027; l’aumento a 1.200 euro mensili delle pensioni minime; l’estinzione dei regimi speciali (ai quali appartiene il 25% dei pensionati). La riforma pensionistica proposta da Macron punterebbe ad abbassare i costi di tutto il sistema, che nel 2020 sono stati pari al 13,6% del PIL, una delle percentuali più alte in Europa. Oltre a ciò il sistema attuale francese, secondo molte previsioni, potrebbe non essere più sostenibile nel lungo periodo, portando il Paese in deficit, come già successo tre anni fa. Infine, alcune misure previste servirebbero ad omologare maggiormente tutta la struttura pensionistica, visto che attualmente in Francia ne esistono 42 regimi diversi, con notevoli differenze nelle agevolazioni e nei trattamenti delle singole categorie.
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